Si riportano qui le dichiarazioni di Salvatore A. Cotillo, senatore statunitense che il 5 settembre 1919 intervenne davanti al Senato degli Stati Uniti sull'italianità del libero Comune di Fiume e sul fatto che i fiumani votarono per l'unione all'Italia, per poi vedersi negato il diritto all'autodeterminazione:
Ora, in riferimento a Fiume, permettetemi di citare quanto dice un italiano, che ha lottato per 20 anni per la redenzione di Fiume:« Fiume è italiana per il sangue che le scorre nelle vene, per le parole della sua bocca e per il desiderio ardente del suo cuore. »Fiume ha sempre combattuto contro l'oppressione straniera. ... Sento mio dovere protestare in questa eccelsa Casa e davanti al mondo intero contro chiunque abbia intenzione di consegnare Fiume ai Croati. Perché Fiume non solo non è mai stata croata, ma anzi è sempre stata italiana in passato e deve rimanere italiana in futuro...
La città di Fiume ha inviato 70 o più telegrammi alla conferenza di pace, chiedendo l'annessione incondizionata all'Italia, e il comune e il consiglio nazionale hanno inviato il seguente dispaccio, firmato dal presidente Grossich:...il consiglio nazionale di Fiume, appreso l'argomento della conferenza, ha adottato una risoluzione, come segue:« Il Consiglio nazionale, che il 30 ottobre 1918 reclamò solennemente l'unione di Fiume all'Italia e pose il suo plebiscito sotto la protezione dell'America, attende dalla conferenza la rivendicazione del suo diritto, giustizia e libertà, che furono resi inviolabili secondo all'unanime volontà dei fiumani. In queste ore, mentre si decide la sorte di Fiume, il consiglio nazionale si appella al senso di giustizia della conferenza, esprimendo ferma fiducia che il plebiscito, basato sui principi cardinali del presidente Wilson, sarà ratificato dalla conferenza. Fiume, che nel 1720, 1779, 1867 e 1918, decise la propria sorte, riafferma con voto plebiscito il suo diritto indistruttibile all'autodeterminazione e la sua volontà inalterabile di appartenere all'Italia.Presidente Grossich. »« A un consiglio che rifiuta il diritto degli uomini rispondiamo” No. Siamo italiani e non una tribù selvaggia, e, soprattutto, siamo uomini che non riescono a credere che nazioni di un Washington, di un Victor Hugo, di un Gladstone osino sparare i loro cannoni contro un piccolo paese indifendibile, e ora siamo e per sempre più orgoglioso della nostra libertàe della nostra italianità. »... La gente di questo paese, Mr. Presidente, non può passare inosservato l'appello di Fiume del 30 ottobre 1918, proclamando il suo diritto e lungo desiderio di essere annesso all'Italia, perché se lo facessimo tradiremmo le nostre stesse tradizioni di libertà e umanità che tanto bene la Nazione americana caratterizza...
Fiume è italiana per popolazione, per lingua, geograficamente e storicamente, e per tutto ciò che costituisce una nazione. Il suo carattere italiano fu riconosciuto anche dall'impero austro-ungarico. A Fiume tutti i sindaci, tutti i deputati, i membri del consiglio comunale, i membri della camera di commercio e dei tribunali sono sempre stati italiani. Pertanto, è evidente che possono pensare da soli; possono disporre del proprio destino, e chi è corso a negare loro il diritto di unirsi alla madrepatria?
L'Italia non può essere tradita dagli Stati Uniti. Non si può chiedere all'Italia di rinunciare all'italianità dei suoi figli. È stato detto che l'Italia deve rinunciare a tutti i suoi diritti su Fiume se vuole ottenere il carbone da noi. Sarebbe crudele e ingiusto offrirle, in cambio di questo tradimento, cibo e carbone.
—S. A. Cotillo, Hearing Before the Committee on Foreign Relations, United States Senate, Sixty-Sixth Congress, 4 settembre 1919
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