Iniziamo col precisare che, contrariamente ad una diffusa quanto totalmente errata convinzione, non è lo scoppio di Marcinelle la peggiore catastrofe mineraria italiana, ancorché occorsa in Belgio, ma proprio quella dell’Arsia (Albona), in Istria, avvenuta all'alba del 28 febbraio 1940, all’interno di quello che allora era all’epoca territorio nazionale.
Vero è che il terribile incidente - nel quale morirono 185 lavoratori istriani (slavi ed italiani), toscani, sardi e molisani - fu causato dalle scarse condizioni di sicurezza della miniera, abitudine diffusa ovunque in Europa all'epoca, legata anche alla necessità di intensificare la produzione nazionale, a seguito del blocco navale delle carboniere tedesche dopo le sanzioni inflitte alla Germania nazista che aveva scatenato la seconda guerra mondiale. Ma altrettanto vero è che le "colpe" del disastro non possono essere attribuite "sic et simpliciter" al regime fascista reo, secondo le interpretazioni faziose della politica locale e di qualche associazione di Esuli in Italia (che commemorano da qualche anno in chiave "antifascista" la tragedia), di aver addirittura evitato appositamente l'adozione di qualunque precauzione rispetto a a possibili incidenti, poiché gli operai erano in maggioranza di etnia slovena e croata, e di conseguenza considerati “oppositori” del regime.
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