Alida Valli, pseudonimo di Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg, è stata un'attrice italiana. È stata una delle più note interpreti del cinema italiano, apprezzata e riconosciuta a livello internazionale.
Nata a Pola (31 maggio 1921 - Roma, 22 Aprile 2006) da madre istriana, la pianista Silvia Obrekar, e dal Barone trentino Gino Altenburger von Marckenstein und Frauenberg, appartenente a nobile famiglia di origini tirolesi, Alida lascia con la famiglia nel 1930 l’Istria per trasferirsi a Como, città nella quale inizierà la sua strepitosa carriera in Italia e negli Stati Uniti.
Della sua terra, però, ha conservato sempre molti nitidi ricordi che rese pubblici in diverse interviste qualche anno prima della sua morte.
«Ricordo tutto, avevo solo due anni quando a Pola scoppiò la polveriera, e io per il contraccolpo ebbi un collasso che mi spinse per tre giorni a rifiutare il cibo. E ne avevo appena sei il giorno che vidi, sul Lungomare, la carrozza dell’ammiraglio Vianello che conduceva a spasso suo figlio Raimondo, il bimbo dai riccioli d’oro che subito corteggiai spudoratamente salutandolo con la manina come una seduttrice in piena regola».
Il destino con lei è stato clemente risparmiandole ciò che agli altri suoi conterranei istriani è capitato in guerra e, peggio ancora, alla fine delle ostilità con le foibe, l’allontanamento forzato, la confisca dei beni...
«Si considera una privilegiata?» le chiese un giornalista nel 2006.
«Privilegiata, io? In California, mi sentivo peggio di una profuga o di una perseguitata politica. Le ferite toccate agli altri mi toccavano nel profondo, fin quasi a sentirmene responsabile. Perché faccio questo squallido lavoro nel cinema?, mi dicevo. Perché non sono rimasta nella mia terra ad affrontare gli eventi, a reagire al sopruso?, mi rimproveravo. Avessi almeno fatto la maestra, avessi inculcato fin dall’infanzia ai miei e ai bambini di Pola, l’orgoglio e la dignità di essere italiani invece di perdermi nei filmetti che mi han dato denaro, successo, popolarità a buon mercato, mi ripetevo».
Ricordava così il suo primo ritorno a Pola: «Solo un anno dopo lo scoppio della guerra, mi decisi a rivedere Pola. Carlo Cugnasca, l’uomo che amavo, era morto in un incidente aereo mentre io, sotto la guida di Mario Soldati, recitavo in uno dei film più dolorosi e belli della mia carriera, Piccolo mondo antico. Dove una donna, Luisa, persa la sua unica figlia, smarrisce la ragione e si esilia dal mondo. Piangevo come una vite tagliata durante le riprese, e me la prendevo con me stessa, mi torturavo. Tu non sai più cos’è la finzione e cos’è la realtà, mi dicevo. Sei sicura di piangere la fine di Carlo quando, davanti alla macchina da presa, ti disperi per la fine di Ombretta? mi chiedevo. Ero scissa, divisa, mi pareva di essere un paio di forbici da cui, brutalmente, fosse stata strappata l'altra metà. Per questo, finito il film, tornai a Pola, il luogo dove tutto era cominciato. Trovai una città ostile, estranea, distante. Con gli slavi che rimproveravano agli italiani di non parlar serbo-croato. In una comunità divisa, disperata, presaga di ciò che le sarebbe toccato: l'angoscia che è peggio della morte e la deportazione che è una condanna a vita».
Alida rivede Pola una seconda volta nel 1957, all’epoca della Grande strada azzurra, il film con Yves Montand. Cos’era cambiato, nel frattempo?
«Tutto e niente. Come se la vita, dopo essere emigrata altrove, avesse ceduto il passo al rimpianto che è un segno di morte. Girando sul mare, agli ordini di Pontecorvo, la storia di Squarciò, un misero pescatore destinato a una fine atroce, vedevo ogni giorno, riflesso nella vita del porto, il senso della sconfitta e l’abbandono di ogni speranza».
La sua ultima visita alla città natale fu nel 2004, quando i Croati le fecero la proposta di diventare cittadina onoraria.
«Ci tornai per una fiction con Raf Vallone che è stato il mio addio allo schermo. Tutto era cambiato di nuovo, perché oramai Pola era croata. Fu allora che mi fecero quell’incredibile proposta. I nuovi padroni della mia terra non avevano più nessuno da esibire come eroe nazionale. Così non gli parve vero di offrire ad Alida Altenburger la cittadinanza onoraria di artista croata».
E la Valli cosa rispose?
«Che troppe volte, come la mia città, avevo cambiato pelle, ma ero nata e sarei morta italiana. Scrivetelo sulla mia tomba».
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