sabato 15 giugno 2024

Facciamo chiarezza sul censimento austriaco in Istria del 1910

I dati finali del censimento del 1910 - che oggi viene spesso preso come pietra di paragone per misurare il fenomeno dell' 'italianizzazione' del periodo del Regno d'Italia, nonché il fenomeno della croatizzazione (e slovenizzazione) dei decenni successivi - devono comunque considerare i confini geografici della regione chiamata "Istria". | numeri sono i seguenti: nel Margraviato dell'Istria nel 1910 vennero registrati 404.309 abitanti: 168116 (41,58%) parlavano serbo-croato, 147416 (36,46%) italiano, 55365 (13,69%) sloveno, 13279 (3,28%) tedesco, 2998 (0,74%) altre lingue. A questi si devono aggiungere 17135 (4,23%) stranieri, cioè persone che non erano suddite dell'impero Austro-Ungarico. 

Ad esempio nell'isola di Veglia che di certo non fa parte dell'Istria, ma che venne compresa nei censimenti - vivevano 19533 croatofoni. E in più, negli anni '20 del 1800 erano state aggregate all'Istria ampie zone a nord e nordest che precedentemente non erano mai state istriane, quali ad esempio i distretti di Castelnuovo, quello di Elsane o ancora quello di Matteria. Senza dimenticare il Capitanato di Castua che non è geograficamente istriano. Quindi la somma di sloveni e croati insieme nel censimento del 1910 è pari a 223481, ma senza queste terre che geograficamente o politicamente non fecero mai parte dell'Istria fino alla dominazione austriaca il numero scenderebbe a 112107, mentre quello degli italiani scenderebbe a 145795. Infine, bisogna anche ricordare che un croato di Zagabria o uno sloveno della Carniola quando si trasferiva in Istria veniva conteggiato nel censimento linguistico, mentre tutti i regnicoli italiani no. Si stima che circa il 90% dei 17135 stranieri fosse composto da italiani. AI che il numero reale degli italofoni in Istria nel 1910 risulta quindi superiore a 160000, a fronte di 112000 croatofoni e slovenofoni. Facendone di granlunga la comunità maggiore entro i limiti dell'Istria propria (esclusa Veglia e la Carsia: Castuano, Castelnovano, ecc.). Ed i censimenti precedenti, in particolare quelli del 1880 e 1900, non fanno che confermare, anzi rafforzare, questi rapporti. Questo per confermare una volta di più (non fa mai male, visto ciò che si sente e legge in giro continuamente) che una maggioranza italofona era presente nell'Istria propria già da prima del 1918. 

Questo significa che lungo tutta la costa occidentale dell'Istria - che è sempre stata l'area più abitata e più sviluppata della regione - la lingua nettamente predominante era l'italiano. E questo spiega anche in parte perché gli italiani che abitavano in quelle zone non sapessero parlare praticamente mai lo sloveno o il serbocroato: era una lingua localmente usata da pochissime persone in pubblico. E gli istriani della costa occidentale non si recavano praticamente mai nell'area di Pisino, l'unica circoscrizione istriana ove il serbocroato era parlato maggiormente.

Per qualsiasi affare importante essi andavano a Trieste, che era l'unica metropoli dell'area e oltre a ciò era facilmente raggiungibile via mare. E a Trieste continuavano a parlare la loro lingua senza problemi, visto che anche il triestino nasce dallo stesso ceppo linguistico da cui nasce l'istroveneto.

Fu e rimase tale quindi ininterrotamente per lungo tempo a maggioranza italiana, fino almeno al 1947, col grande esodo che scompigliò irreversibilmente le carte etnografiche della nostra penisola. 

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