mercoledì 28 febbraio 2024

Redenzione, non conquista

(Tratto dalla rivista "Italy Today: A Fortnightly Bulletin", Volume 2, Numero 2, 1919.)

Alcuni organi dell'opinione pubblica di questo e di altri paesi hanno più volte accusato l'Italia di una presunta tendenza all'imperialismo e di violazione dei diritti della neonata nazione jugoslava. Essi sostengono che gli italiani sono animati da spirito di conquista e che la nazione italiana, prima di entrare in guerra, avrebbe voluto che le altre grandi potenze europee si impegnassero a donarle, in caso di vittoria, alcune terre appartenute ad altre nazionalità. Ma le terre rivendicate dall'Italia sono, agli occhi di ogni italiano, alla luce di ragioni storico-geografiche, altrettanto italiane quanto la Lombardia e il Veneto, riscattati dalla dominazione austriaca rispettivamente nel 1859 e nel 1866. L'annessione dell'Istria, del Trentino e di parte della Dalmazia è il compimento dell'unità d'Italia, di quell'unità per la quale gli italiani lottarono per quattro lunghi anni, con perfetta fiducia nella giustizia della loro causa.

Se – come sostengono gli avversari e i critici dell'Italia – sono molti gli slavi che abitano la costa orientale dell'Adriatico, non è meno vero che la storia di questa terra costiera è italiana nonostante i censimenti. Non è meno vero che l’elemento italiano è sempre stato preponderante. Non è meno vero che la storia della Dalmazia, i suoi monumenti più importanti e tutta la sua cultura sono prodotti dell'influenza romana o veneziana. Non è meno vero che soprattutto le città restano ancora roccaforti del pensiero italiano. Non è meno vero che nonostante l'inferiorità numerica in alcune parti delle terre redenti, la lingua, i costumi, la civiltà di quelle terre sono prettamente italiane.

Per riscattare, non per conquistare, quelle terre, gli italiani hanno lottato, sanguinato e sofferto. Non annettono nuove terre, ma uniscono alla Madrepatria comune parti che ne erano staccate.

Questo non è imperialismo, non è conquista, è redenzione.

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