lunedì 1 gennaio 2024

La vergogna del trattato di Osimo e le responsabilità di parte dell'associazionismo dei profughi corrotti

Ben prima del Parlamento di Roma (dove sedevano, tra gli altri, due illustri istriani ed uno dalmata che ricoprivano posti di rappresentanza in seno alla attuale Associazione delle Comunità istriane e nella Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, tutti eletti nelle file della Democrazia Cristiana: Corrado Belci, nato a Dignano, che fu strenuo difensore del Trattato di Osimo e votò per la cessione della Zona B alla Jugoslavia; Giacomo Bologna, nato ad Isola, il quale nonostante le direttive del partito votò contro la ratifica al Trattato, e per questo venne espulso in 24 ore; Paolo Barbi, nato a Lesina, il quale invece di votare contro la ratifica, si assentò prima dall'aula), che ratificò il Trattato nel 1977, già nell'autunno del 1975, cioè prima della firma, il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia e quelli della Provincia e del Comune di Trieste furono chiamati ad esprimersi nel merito della firma del Trattato.

E molti furono gli Istriani, in maggioranza iscritti alla ANVGD, che eletti in questi tre consessi votarono a favore della ratifica del Trattato, oppure si astennero dal farlo, per non perdere la poltrona! In internet si trovano con facilità pure i verbali delle rispettive riunioni. 

Alleghiamo il volantino di denuncia che, dopo gli esiti del voto degli enti locali, l'Unione degli Istriani distribuì per le vie di Trieste: in sostanza una sorta di "albo della vergogna", per informare la cittadinanza di come si comportarono i politici di allora.

Si tratta di una brutta pagina di storia, che è bene però ricordare!



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