venerdì 29 dicembre 2023

Il plebiscito negato (Unione degli Istriani)

Dai nostri archivi, vi offriamo uno spunto di riflessione rispetto al mancato plebiscito per l'Istria, ceduta alla Jugoslavia nel 1947 senza che la popolazione sia stata interpellata.

Ovviamente nessuno lo voleva un plebiscito, e nemmeno il Presidente del Consiglio dei Ministri di allora, Alcide De Gasperi, temendo che lo stesso venisse chiesto anche per l'Alto Adige.

E difatti, a testimonianza dell'ulteriore beffa a nostro danno, il plebiscito per l'Istria venne richiesto (e respinto anche perché inteso, appunto, come furbata) soltanto quando fu certo che l'Alto Adige non sarebbe stato messo in discussione, ovvero dopo la sottoscrizione degli accordi con Karl Gruber, firmati il 5 settembre 1946.

Il Comitato di Liberazione Nazionale dell'Istria, invece, che sperava nell'agognato referendum, dopo un sondaggio clandestino, aveva inviato con lettera del 25 giugno 1946, al Presidente del Consiglio De Gasperi, questa sua valutazione, con l'interessante documento nella foto elencante gli esiti stimati di come la popolazione avrebbe votato.

Signor Presidente,

i Comitati di Liberazione Nazionale clandestini dei comuni di Capodistria (per sé e per quelli facenti parte del mandamento di Villa Decani, Maresego, Monte di Capodistria), Isola, Pirano, Umago, Cittanova, Parenzo, Orsera, Rovigno (per sé e per Gimino, Valle e Canfanaro), Pinguente (per sé e per Rozzo e Lanischie), Pisino, Montona e Cherso (Ossero inclusa), Lussinpiccolo (Neresine e Lussingrande comprese), che agiscono nelle loro sedi in stretto collegamento con i rispettivi fiduciari distaccati a Trieste, adempiendo alle richieste della S.V. in occasione della recente visita a Roma, presentano i dati di previsione, dopo aver ricordato il loro diritto al plebiscito come unico mezzo di garanzia di rispetto della volontà delle popolazioni dell’Istria, di come verrebbe espressa la volontà degli istriani nell’auspicata autodeterminazione, che dovrebbe essere richiesta dal patrio governo per gli italiani soggetti ad un regime che non consente loro di parlare ove non venisse applicata nei confronti della Venezia Giulia la “Linea Wilson” riformulata dagli Stati Uniti d’America.


I dati di previsione che presentiamo si fondano:

  • 1) sulla composizione etnica dell’Istria come risulta accertata nei censimenti degli anni 1910 (austro-ungarico) e del 1921 (italiano);
  • 2) sulle informazioni che si sono potute raccogliere fra la popolazione italiana, ma anche slava, per mezzo delle persone più in vista delle varie località, riservatamente interpellate da esponenti del C.L.N. clandestino sul posto;
  • 3) sull’esito della petizione delle autorità d’occupazione nello scorso inverno, che dovrebbe essere pronta per essere presentata alla Conferenza della Pace;
  • 4) sulla partecipazione (molto scarsa) e sull’indifferenza della popolazione nelle elezioni amministrative sui generis effettuata nel territorio istriano nel precedente autunno;
  • 5) nella renitenza palese di tutta la popolazione verso le innovazioni del nuovo ordinamento politico di tipo poliziesco;
  • 6) sul carattere della popolazione sia italiana che slava, sui suoi usi e costumi e sulla cultura millenaria.


I dati che vengono resi noti si riferiscono ai comuni che operano in seno al C.L.N. dell’Istria che ha sede a Trieste, attraverso i rispettivi C.L.N. clandestini presenti nelle città sotto occupazione jugoslava.

La percentuale degli elettori pro Italia, a causa dell’intollerabile regime in atto, supererebbe nei comuni considerati il 70%. Tale percentuale è stata ottenuta con attenzione a criteri superprudenziali ed è valutabile di pieno affidamento in caso di plebiscito. Si è tenuto conto che in certi comuni con classe operaia sottoposta a speciale opera di propaganda e ad attenta vigilanza il vero sentimento della popolazione può essere contraddittorio.

Considerazioni sull’epoca in cui si dovrebbe tenere il plebiscito: è ovvio che le operazioni preliminari dovrebbero cominciare dopo una normalizzazione della situazione della regione. Si ritiene però che esse non dovrebbero essere troppo rinviate nel tempo per ragioni psicologiche. Il ricordo del malgoverno iugoslavo si attenuerebbe in modo da far cambiare opinione ai votanti pro Italia, tenuto conto, inoltre, che gli strati della popolazione non potrebbero trovarsi in una fase definibile di soddisfazione.

Fattore essenziale per l’esito del plebiscito potrebbero essere le dichiarazioni solenni ed impegnative di alti rappresentanti del Governo della Repubblica Italiana di voler concedere in queste terre una particolare ampia autonomia, con parità di diritti a tutti i cittadini, allogeni in primo luogo (lingua, scuole, culture…), oltre a particolari agevolazioni tributarie; nonché un vasto programma di lavori pubblici e di valorizzazione economica della regione con particolare riguardo all’agricoltura, con l’approvazione inoltre d’una legge sulla riforma agraria che assicuri agli agricoltori la proprietà dei terreni da essi lavorati”.

IL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE DELL’ISTRIA


N.B Mancano poi Pola e Fiume, Zara e relativi circondari.

Pola è rimasta sotto l'amministrazione anglo-americana fino al 10.2.1947, quando poi è stata ceduta alla Jugoslavia. Fino al 1954 è rimasta solo Trieste sotto il Governo militare alleato.

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