mercoledì 6 dicembre 2023

Flora Zuzzeri

Flora Zuzzeri (nelle fonti il nome proprio viene reso anche come Fiora o Fiore, il cognome anche Zuzeri, Zuzzori, Zuzori, Zuzzari, Zuzari, Zuzzara o Zuzara) (Ragusa, 1552 – Ancona, 1º dicembre 1648) è stata una poetessa ragusea, nota per esser stata la musa ispiratrice di alcuni poeti suoi contemporanei. È divenuta nel tempo il simbolo della poetica femminile rinascimentale della Dalmazia.

Fin dal XV secolo, molte famiglie si erano trasferite da Ragusa ad Ancona: il Comune infatti aveva deliberato la loro ammissione ad abitare e a partecipare alla vita della città come colonia di nuovi cittadini.

Nell'anno 1562, il cittadino raguseo Francesco Zuzzeri si trasferì quindi con la famiglia ad Ancona, per tentare nuove fortune esercitando il commercio, e in particolare il cambio di valuta e la spedizione di merci in Adriatico. Era già maritato da lungo tempo con la nobile Maria Radagli, dalla quale aveva avuto undici figli: cinque maschi e sei femmine. Flora era la seconda delle femmine, e giunse ad Ancona appena undicenne.

In pochi anni, tutta la prole di Francesco Zuzzeri si sposò: una sola delle sorelle di Flora - Margherita, la minore - si accasò con un raguseo, mentre le altre trovarono marito fra i rampolli della nobiltà anconitana. È probabile che Flora conobbe il suo futuro marito - il fiorentino Bartolomeo Pescioni, figlio di Francesco di Domenico - verso il 1569, quando questi andò ad Ancona per curare i propri affari, in attesa di partire per Ragusa in qualità di console fiorentino. Fu così che dopo il matrimonio - celebrato a Firenze il 14 marzo 1577 - Flora Zuzzeri si trasferì nuovamente a Ragusa come giovane moglie del diplomatico: la precedeva la fama della sua singolare bellezza.

Inserita nel giro della nobiltà ragusea, Flora Zuzzeri iniziò a comporre versi, ospite dei migliori salotti. Decisivo per lei fu l'incontro con Nicolò Vito di Gozze, uno dei più valenti e colti filosofi e letterati ragusei di ogni tempo, che ne apprezzò l'ingegno e la spronò a continuare nell'attività letteraria. Flora Zuzzeri e la moglie di Gozze - Maria Gondola - furono quindi le protagoniste di due dialoghi pubblicati dal filosofo raguseo: il Dialogo della Bellezza detto Anthos secondo la mente di Platone e il Dialogo d'Amore detto Anthos, ma l'interesse e la devozione dei ragusei per Flora, unitamente all'invidia per il suo spirito vivace e la profonda cultura, scatenarono il risentimento delle nobili dame ragusee e di parte della società cittadina. Le dolci parole con le quali Nicolò Vito di Gozze la descrisse nelle sue opere causarono un fortissimo scandalo, che mise addirittura in pericolo le attività commerciali di Bartolomeo: nel 1583 Bartolomeo Pescioni e Flora Zuzzeri tornarono ad Ancona, e da lì non si muoveranno più.

Nella casa del quartiere di San Pietro, Flora organizzò un gruppo di lettura e di scambio letterario, quasi fosse un'accademia vera e propria. Un poeta che frequentava la casa - di nome Giulio Mosti - s'invaghì a tal punto di Flora da chiedere all'amico Torquato Tasso di comporre delle poesie per lei, cosa che il Tasso - che probabilmente non conobbe mai Flora Zuzzeri - fece: alcune sue composizioni vennero infatti dedicate ad una "donna ragusea che vive ad Ancona" di nome "Fiordispina".

Bartolomeo Pescioni morì il 15 giugno 1593, dopo tredici anni di matrimonio senza figli: Flora iniziò quindi un lungo periodo di vedovanza, confortata dalla presenza delle sorelle e del fratello Bernardo.

Flora Zuzzeri morì ad Ancona il 1º dicembre 1648, e venne sepolta nella Chiesa di San Francesco ad Alto.

Scritti a lei dedicati:

In una lettera all'amico Giulio Mosti, Torquato Tasso scrisse: "Comunque sia, mando a voi il madrigale in quel soggetto nel qual me l'ha chiesto, col nome di quella valorosa Signora, della quale chi col proprio nome la noma non può scriverne a mio giudizio pastoralmente e a Voi bacio le mani".

All'interno delle rime del Tasso alcuni sonetti e madrigali sono dedicati a Flora Zuzzeri, presentati come opera in cui il poeta "Ad istanza del signor Giulio Mosti loda Ancona dove vide una gentildonna ragusea chiamata Fiordispina". I seguenti versi alludono espressamente a Flora.

La vicenda dei due Dialoghi che Nicolò Vito di Gozze dedicò a Flora Zuzzeri, e che tanto influirono sulla vita della poetessa, si dipanò in modo complesso: il pensatore raguseo stampò le due opere a Venezia nello stesso anno (1581), e lo scandalo che ne sortì obbligò Flora a lasciare Ragusa due anni più tardi. Nel 1584 il Gozze pubblicò - sempre a Venezia - una prima edizione dei suoi Discorsi sopra le Metheore di Aristotele, con una prefazione - datata 15 luglio 1582 - a cura di Maria Gondola: in questa prefazione, la moglie del Gozze difendeva apertamente Flora Zuzzeri, criticando aspramente le malignità dell'alta società ragusea. Le autorità della Repubblica misero quindi al bando i Discorsi, tanto che quando Nicolò Vito di Gozze pubblicò una seconda edizione dell'opera (1585), nella prefazione di Maria Gondola venne censurato tutto il passaggio di cui sopra.

Fra gli altri che scrissero dei versi in onore di Flora, vi furono il suo caro amico Domenico Slatarich, Michele Bona, Marino Battitorre, Domenico Ragnina e Michele Monaldi, quasi tutti - salvo una poesia dello Slatarich in stocavo - in lingua italiana. Nessuna di queste opere però è considerabile di alto livello, purtuttavia rimangono come testimonianza dell'impatto che la figura di Flora Zuzzeri ebbe nei confronti dei letterati del suo tempo.

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