Il Trattato di Pace di Parigi del 1947 stabiliva il diritto degli abitanti delle terre cedute alla Jugoslavia, ivi residenti nel 1940, di esercitare l’opzione per rimanere italiani e non diventare automaticamente cittadini jugoslavi. In tal caso perdevano il posto di lavoro nelle fabbriche o negli uffici ed entro un anno dovevano lasciare la propria terra.
A Fiume si calcola che su una popolazione di 60.000 abitanti, ben 55.000 scelsero la triste strada dell’esodo. Vi rimasero in 5.000 e furono fiumani che accettarono di far parte della Repubblica Federativa jugoslava, fiumani che si videro respinta l’opzione per l’Italia e rinunciarono ad insistere ricorrendo al Consolato Generale di Capodistria, e fiumani che preferirono non lasciare la propria casa per l’ignoto in Italia. Oggi sono parte della minoranza italiana in Croazia.
Per le proprietà abbandonate, espropriate o nazionalizzate, e altri interessi – come previsto dal Trattato di Pace – toccava alla Jugoslavia il totale indennizzo e a questo fine l’Italia emanò la Legge 5 Dicembre 1949 n. 1064 per invitare gli aventi diritto a denunciare i beni abbandonati al Ministero del Tesoro. Per il calcolo dell’indennizzo per le proprietà immobiliari fu stabilito il valore catastale del 1938 moltiplicato per 30 volte.
Per istruire le pratiche a Roma gli esuli si affidarono ad avvocati romani e si dimostrò in seguito molto utile un servizio di assistenza organizzato dall’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, grazie al quale si poterono ridurre le spese. Fu poi nel 1949 che Italia e Jugoslavia si accordarono per costituire una Commissione Mista incaricata di valutare tutti i beni espropriati e stabilire l’importo del pagamento da parte della Jugoslavia dell’indennizzo globale senza alcuna deduzione.
Senonché con un successivo Accordo del 18 Dicembre 1954, Italia e Jugoslavia concordarono il regolamento definitivo dei loro debiti e crediti compensando – contro il disposto dell’Art. 79 del Trattato di Pace che vietava tale compensazione e annullando l’intesa del 1949 – i Beni Abbandonati dagli esuli con i danni di guerra dovuti dall’Italia alla Jugoslavia, che ammontavano a 125 Milioni di Dollari oro.
In tal modo il credito degli esuli, calcolato in 130 Miliardi di Lire 1947, si trasferì dalla debitrice Jugoslavia all’Italia che cominciò a indennizzare gli esuli solamente negli anni ’60 con importi ormai irrisori e svalutati.
In data 30 Giugno 1999 la Commissione Finanze del Senato della Repubblica ha valutato in 5.000 Miliardi di Lire (Euro 2 Miliardi e mezzo) il credito residuo dei Beni Abbandonati da pagare ancora dall’Italia agli esuli.
Purtroppo il credito degli esuli accertato nel 1999 è passato nel dimenticatoio.
Ai titolari originali aventi diritto – cioè la prima generazione degli esuli – sono subentrati gli eredi e si può facilmente prevedere che con la prossima scomparsa di questi ultimi, ormai novantenni, il debito italiano si dissolverà come neve al sole.
Si può pertanto amaramente affermare che il debito italiano dei danni di guerra alla Jugoslavia, che riguardava tutti gli italiani, è stato in gran parte estinto solo grazie alle proprietà degli esuli.
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