Nicolò Cortese nasce a Cherso il 7 marzo 1907. Entra in seminario a Camposampiero dai francescani conventuali nel 1920. Veste l'abito religioso con il nome di fra Placido, e, dopo il noviziato trascorso preso la basilica del Santo a Padova (1923-1924), compie gli studi presso la facoltà Teologica S. Bonaventura a Roma, ottenendo la licenza in teologia.
Dopo l'ordinazione sacerdotale (6 giugno 1930), svolgerà il suo apostolato nella basilica del Santo a Padova e, dal dicembre 1933, nella parrocchia di viale Corsica a Milano. Nel 1937 viene richiamato a Padova come direttore del Messaggero di Sant'Antonio, del quale riesce ad incrementare significativamente gli abbonati, portandoli da 200.000 ai circa 800.000 del 1943.
Ma l'interesse maggiore del padre Placido è costituito dal ministero in Basilica e dalla carità. Questa si estese anche agli internati - per lo più sloveni - nel campo di Chiesanuova (un sobborgo di Padova), deportati a seguito dell'occupazione italiana di una parte della Jugoslavia dopo lo smembramento del paese seguito alla sua invasione, e alla nascita in loco dei movimenti di resistenza.
Dopo l'armistizio di Cassibile si impegna attivamente per aiutare sbandati, ebrei e ricercati dal regime nazifascista. Si organizza una trafila di servizi clandestini. Da Padova la via della fuga in Svizzera passa per Milano, tramite padre Cortese, padre Carlo Varischi e il prof. Ezio Franceschini dell'Università Cattolica. La collaborazione tra Concetto Marchesi all'Università di Padova e Franceschini all'Università Cattolica fa nascere l'organizzazione FRA-MA. Tra le numerose persone che operavano in questa rete di salvataggio, particolare rilievo ebbero Armando Romani, le sorelle Martini (Teresa, Lidia e Liliana), Milena Zambon e Maria Borgato. Placido Cortese è anche in contatto con quel clero padovano che si impegnò attivamente fino a prendere le armi a fianco dei partigiani.
Viene tradito da due infiltrati nell'organizzazione. L'8 ottobre 1944 è arrestato e trasferito nel bunker della Gestapo di piazza Oberdan a Trieste dove viene sottoposto a tortura fino a morire; viene forse cremato nella Risiera di San Sabba.
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