Non vi sono molte notizie sulla sua gioventù: pare che abbia appreso l'arte del disegno presso il monastero benedettino di Cirquenizza e in seguito abbia studiato a Roma con Giulio Romano.
Nel 1516 lavorò a Venezia ospite dei Contarini, in seguito a Firenze e, dopo una breve parentesi a Buda alla corte di Luigi II d'Ungheria e Boemia, per un lungo periodo a Roma al servizio dei Farnese (dove crea il Lezionario Farnese), dove conobbe e fu protettore del giovane Doménikos Theotokópulos, noto in seguito come "El Greco".
Morì a Roma nel 1578 ed è sepolto nella Basilica di San Pietro in Vincoli.
Le sue opere rappresentano ritratti e scene storiche dipinte con grande precisione e ricchezza di colore. Il suo capolavoro è il Libro d'Ore del cardinale Alessandro Farnese realizzato nel 1546, ma vanno citate anche una Crocefissione, una Pietà, un Autoritratto ed il Commentario alle epistole di San Paolo.
Il Vasari ci dice che i suoi genitori furono d’origine macedone. Con tutta probabilità dunque fu un “morlacco” o “valacco” di quelli fuggiti davanti all’avanzata dei turchi nei Balcani. Novi di Dalmazia era una città con una presenza italiana anche se non appartenne mai alla Serenissima. Tuttavia la predisposizione per le arti fecero sì che l’Italia divenisse la mecca di Clovio. Studiò con Giulio Romano e lavorò per i Contarini e soprattutto per i Farnese. Fu il protettore del pittore El Greco. Considerato uno dei più eminenti minatori della sua epoca, anche se definito “croato” o “illirico” (così per esempio sulla sua tomba) o “macedone”, non c’è dubbio che trascorse tutta la vita nell’ambiente culturale italiano, facendone parte appieno.
La forma slavizzata — Julije Klović — del suo nome è solo una recente creazione, Clovio per tutta la vita ha sempre firmato col suo nome italiano.
Andrea Meldolla, detto Andrea Schiavone o lo Schiavone, (Zara, 1510/1515 – Venezia, 1º dicembre 1563) è stato un pittore e incisore italiano, attivo soprattutto a Venezia. È uno dei protagonisti del Manierismo veneto.
La famiglia era originaria di Meldola, in Emilia-Romagna.
Ebbe una formazione quasi da autodidatta formandosi sulle stampe del Parmigianino, del Tintoretto e di Francesco Salviati. L'influenza che su di lui ebbe l'arte dei contemporanei Tiziano e Tintoretto è stravolta nel suo monumentalismo esasperato, nel suo stile enfatico e quasi espressionista che sarà esemplare per le successive sperimentazioni di Jacopo Bassano e Rembrandt.
Bisognerebbe considerare l'influenza di un altro pittore, Lorenzo o Pietro Luzzo, chiamato "Zarotto" che portò a Venezia gli spunti derivanti dalla pittura romana antica, protoimpressionista, in ambito Giorgionesco. Vedi in particolare il dipinto di Schiavone "Incontro di un uomo e una donna".
Tra le sue opere, l'Adorazione dei Magi (1547) alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, i Filosofi nella Biblioteca nazionale Marciana di Venezia, nella Chiesa dei Carmini a Venezia sono presenti sue tele sulle cantorie attuali, Caino e Abele (circa 1542) nella Galleria Palatina degli Uffizi e le ante dell'organo (circa 1550) per la chiesa di san Pietro a Belluno.
Anche in questo caso il nome “Andrija Medulić” è un’invenzione moderna di metà ottocento.
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