La sua famiglia apparteneva alla piccola nobiltà isolana, seppure di ridotte possibilità finanziarie. Questo non gli impedì di completare gli studi laurandosi in diritto a Padova. Intraprese poi la carriera diplomatica a Venezia. Fu a Parigi dal 1606 al 1608 come segretario privato dell'ambasciatore veneziano Priuli negli anni in cui la Serenissima, colpita dall'Interdetto, aveva bisogno di assicurarsi l'appoggio francese. A questi anni risalgono la conversione alle dottrine riformate e i primi tentativi di entrare a servizio di Giacomo I d'Inghilterra.
Tornato a Venezia, Biondi si adoperò per la diffusione della Riforma in laguna, portando con sé numerosi testi, che sostenevano la necessità del contenimento delle pretese ecclesiastiche da parte dello Stato, e fungendo da tramite per i rapporti fra Sarpi e Casaubon, Micanzio e von Dohna.
Per conto dell'ambasciatore inglese Henry Wotton, nel 1609 Biondi partì per Londra, con lo scopo di sottoporre a Giacomo I la proposta, formulata da Paolo Sarpi, della costituzione di una lega antipapale e antispagnola, che unisse non solo Paesi protestanti, ma anche Stati cattolici (ivi compresa la Serenissima) insofferenti della preponderanza della Santa Sede e degli Asburgo.
La missione londinese non ebbe effetti sulla prudente politica estera dello Stuart, ma fruttò il finanziamento di un'ulteriore campagna di propaganda della Riforma a Venezia. Nel 1610 Biondi ebbe un incarico diplomatico per conto della Serenissima in Delfinato e in Provenza, al fine di osservare le mire espansionistiche del duca Carlo Emanuele I e i suoi rapporti con la Francia (che con la reggenza di Maria de' Medici si stava riavvicinando alla Spagna), riferendo però sia a Venezia che all'Inghilterra.
Nel 1612 fu di nuovo a Torino, al seguito di Wotton che negoziava il matrimonio tra una figlia del duca e il primogenito di Giacomo I. Nella seconda metà dello stesso anno, Biondi seguì il suo protettore prima in Inghilterra e poi all'Aia. Nel 1615 fu invece inviato in Francia come rappresentante di Giacomo I all'assemblea calvinista di Grenoble, con l'incarico di assicurare l'appoggio dell'Inghilterra ai protestanti francesi. Dal 1616 al 1620 divenne agente di Carlo Emanuele I, continuando però a riferire agli inglesi le mosse del duca.
Nel 1622, Biondi fu creato da Giacomo I prima cavaliere e poi gentiluomo della camera privata e sposò Maria Mayerne, sorella del protomedico del re Théodore de Mayerne. Grazie a questa nuova posizione e alle pensioni che ricevette dalla Corona inglese, Biondi poté dedicarsi all'attività letteraria e storiografica (L'Eromena, Venezia 1624; La donzella desterrada, Venezia 1627, Il Coralbo, Venezia 1632; Istoria delle guerre civili d'Inghilterra tra le due case di Lancastro e Iorc, Venezia 1637-1644).
Quando, nel 1640, le tensioni tra Carlo I e il Parlamento inglese iniziarono divennero sempre più preoccupanti, Biondi preferì lasciare l'Inghilterra e trasferirsi ad Aubonne, in Svizzera, presso il cognato Mayerne, dove morì nel 1644.
Benedetto Cotrugli (in latino Benedictus de Cotrullis; Ragusa, 1416 – L'Aquila, 1469) è stato un diplomatico ed economista italiano.
Nacque a Ragusa da Giacomo e Nicoletta Illich, trascorse 15 anni a Napoli, dove prima svolse l'attività di console della Repubblica marinara dalmata e in seguito fu uditore della Sacra Rota, giudice della cause, commissario e - secondo quanto scrive il Gliubich - ministro di stato alla corte di Alfonso V d'Aragona e del suo successore Ferdinando I di Napoli. In questi anni ebbe la possibilità di entrare in contatto con una serie di dotti umanisti. Fu dapprima avventore della zecca di Napoli e poi maestro di zecca a Napoli e all'Aquila.
La maggior parte della sua vita, caratterizzata da numerosissimi viaggi per nave, quasi sempre legati alla sua attività commerciale, la passò tra Venezia, Napoli e la Dalmazia. Figlio di mercanti e mercante lui stesso di formazione, quantunque integrata da un periodo di studi filosofici presso l'Università di Bologna, osservò ed approfondì le metodiche di gestione, incluse quelle di contabilizzazione, utilizzate fino a quel tempo, componendo la sua opera più nota: il libro de l'arte de la mercatura, da lui scritto nel 1458 a Castel Serpico (Napoli) e stampato per la prima volta (editio princeps) a Venezia da Francesco Patrizi per la casa editrice Elefanta nel 1573 (seconda edizione ivi, 1602), (ben 115 anni dopo la redazione del manoscritto originale, quando Cotrugli era già morto da tempo) con il titolo Della mercatura e del mercante perfetto . Attualmente è ritenuto il primo illustratore della 'partita doppia',sistema contabile che introdusse anche nella zecca di Napoli.
All'inizio del 1998 presso la Libreria Nazionale di Malta venne ritrovato un manoscritto di questo libro (intitolato Libro de l'Arte de la Mercatura), datato 1475 (copista Marino de Raphaeli de Ragusa) e di nove anni più antico del più vecchio precedentemente conosciuto (copista Strozzi, 1484). Il testo di questo manoscritto è seguito da un'appendice della medesima mano, considerata ancor più importante e preceduta da alcune istruzioni: contiene un inventario e 266 annotazioni contabili giornaliere.
Tali annotazioni contabili riguardano questioni manifestamente verificatesi, suddivise per temi: indicazioni di vari tipi di transazioni e commerci, comprensivi di tasse, costi di intermediazione ed altri costi, "Camera d'Imprestedi", lettere di scambio, viaggi commerciali (a Beirut, Alessandria d'Egitto e in Spagna), assicurazioni marittime, produzione di seta, costruzione di case, vendita o affitto di immobili, baratti; il tutto inframmezzato da altre annotazioni ed istruzioni.
La forma e il contenuto delle note giornaliere sono tipicamente veneziane, e tutto può essere datato alla prima metà del XV secolo. Molti nomi contenuti all'interno delle note sono riscontrabili anche in altri noti repertori coevi, come quelli di Giacomo Badoer e di Andrea Barbarigo; c'è anche una nota su un "Banco de Soranzi" che fallì nel 1453.
Questa appendice è la più vecchia raccolta di note contabili giornaliere in un libro di testo per mercanti finora conosciuta (J. Postma - A.J. van der Helm, la Riegola de Libro, vedi nota bibliografica).
Ma gli elementi di novità e di interesse di questo importante testo - a lungo rimasto nell'oblio - ai fini della storia economica, ed in particolare degli studi economico aziendalistici, vanno ben oltre la semplice attribuzione della "paternità" della partita doppia, tanto da portare i proff. Luc Marco e Robert Noumen, del centro di ricerca in gestione e management dell’Università di Parigi 13, nelle conclusioni della ampia e circostanziata prefazione alla loro pubblicazione del 2008 intitolata (non a caso) "Cotrugli: notre fondateur?" (vedi nota bibliografica) ad affermare: «È per la sua freschezza di pensiero e la grande conoscenza dell’anima del commercio e degli affari industriali e finanziari che egli [Cotrugli] può essere legittimamente considerato il primo autore moderno della scienza della gestione».
In anni recenti è stata trascritta un'altra opera manoscritta del Cotrugli: il De Navigatione (1464), in lingua italiana tranne la dedica iniziale al Senato della Repubblica di Venezia, in lingua latina.
Sempre recentemente, un significativo contributo alla riscoperta e divulgazione del pensiero di questo importante autore è stato dato dai lavori di approfondimento e traduzione di alcuni docenti ed esperti facenti capo all'Università Cà Foscari di Venezia che hanno portato ad una serie di importanti pubblicazioni sia a livello nazionale sia, soprattutto, internazionale.
Nel 2017 è stata pubblicata dalla casa editrice Palgrave Mcmillan la prima traduzione in lingua inglese del Libro de l'arte de la mercatura (The Book of the Art of Trade) a cura di Carlo Carraro e Giovanni Favero, dell'Università Cà Foscari di Venezia, con introduzione di Niall Ferguson, professore di Storia ad Harvard, basata sull'edizione critica del testo originale effettuata da Vera Ribaudo, dell'Università Cà Foscari di Venezia, pubblicata nel maggio del 2016, Edizioni Cà Foscari.
Nel 2022 viene pubblicata dalla casa editrice Guerini Next la prima traduzione integrale in italiano contemporaneo del libro dell'arte di mercatura, curata da Vera Ribaudo, già autrice dell'edizione critica pubblicata nel 2016 per le edizioni Cà Foscari, con testo in volgare a fronte e corredata da scritti di Marco Vitale, Carlo Carraro, Tiziana Lippiello e Fabio L. Sattin.
Giorgio Baglivi (Ragusa, 8 settembre 1668 – Roma, 15 giugno 1707), è stato un anatomista italiano.
Nato a Ragusa in Dalmazia dal padre Biagio - detto Armeno, molto probabilmente a motivo dell'ascendenza geografica familiare - e da Anna de Lupis, assieme al fratello Jacopo rimase orfano in tenera età e venne quindi educato prima da uno zio e poi nelle scuole dei Gesuiti.
All'età di 15 anni lasciò Ragusa per raggiungere Lecce dove, assieme al fratello, nel 1684 venne adottato dal medico Piero Angelo Baglivi - assai noto in Puglia e in amicizia con la nobile famiglia dei Pignatelli - del quale assunse il cognome. Iniziò quindi a studiare i classici, mentre si avviava alla pratica medica sotto la guida del padre.
Baglivi si laureò - probabilmente a Salerno - nel 1688, e poi visitò gli ospedali di molte città in Italia e all'estero, fra le quali Padova, Venezia e Firenze. Alla fine decise di stabilirsi a Bologna, ove divenne allievo di Marcello Malpighi, già affermato scienziato di valore. Nel 1691, quest'ultimo venne chiamato a Roma quale archiatra di papa Innocenzo XII (membro proprio della famiglia Pignatelli), e l'anno successivo invitò Baglivi a seguirlo come segretario scientifico. Nel 1694 Malpighi mori, e Baglivi fu incaricato di eseguirne l'autopsia, compilandone in seguito una brillante relazione.
Baglivi divenne secondo medico del papa e - nel 1696 - professore di anatomia all'Università La Sapienza di Roma. Nel 1697 fu eletto membro della Royal Society, nel 1669 dell'Accademia Naturae Curiosorum e dell'Arcadia, nel 1700 dell'Accademia dei Fisiocratici.
Nel 1701 il nuovo papa Clemente XI riconfermò Baglivi nella sua funzione, nominandolo professore di medicina teorica: la sua fama oramai lo rende uno dei medici più famosi d'Europa.
Colpito da una malattia intestinale seguita da ascite, Baglivi morì a soli 39 anni, nel 1707.
Nella chiesa di San Marcello al Corso, nella quale venne sepolto, nel 1995 l'Accademia Croata di Scienze ed Arti ha fatto quindi apporre una lapide bilingue nella quale si afferma che "Giorgio Baglivi" ("Gjuro" nella parte scritta in croato) è "Nato a Dubrovnik/Ragusa" (solo "Dubrovnik", in croato) "in Croazia nel 1668".
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