Giovane istriano, volontario nelle forze armate tedesche, impegnatosi a contrastare i partigiani comunisti titini e ucciso proditoriamente.
Odorico Borsatti di Pola, classe 1921, fu uno dei tanti soldati che decisero di continuare a combattere con l’Asse e che vennero uccisi da partigiani in seguito a processi sommari ad opera dei cd. “Tribunali del popolo”, predisposti per eliminare i nemici sconfitti a guerra conclusa. La particolarità è che fu tenente di un gruppo a cavallo delle SS composto da volontari italiani, comandando la caserma “Piave” di Palmanova e dedicandosi con grande energia alla lotta anti-partigiana con metodi duri ed efferati. Prima di essere fucilato il 5 maggio 1945, a guerra finita, l’accusa mossegli fu proprio l’aver colpito partigiani e civili coinvolti in attività di rappresaglia ma cosa avrebbe dovuto fare, porgere l’altra guancia a banditi responsabili di sevizie anche peggiori? Nella sua attività di duro contrasto al banditismo partigiano Borsatti stipulò una sorta di "accordo" con alcuni partigiani della Brigata Osoppo per contrastare i garibaldini comunisti affiliati ai partigiani jugoslavi. Rifiutò di aderire alla RSI ma divenne volontario delle SS, questa sua scelta, seppur suscettibile di critiche, lo rendeva in ogni caso un soldato regolare che sarebbe dovuto essere sottoposto a regolare processo giuridico per valutare suoi crimini di guerra.
Venne invece ucciso sommariamente: questo è il prezzo della giustizia dei vili.
"Borsatti viene processato da un Tribunale del Popolo e quindi condannato a morte. Contro il parere degli inglesi, viene ucciso in cella nel corso di una irruzione di un commando partigiano nel carcere di via Spalato a Udine. Forse una esecuzione non casuale perché, se Borsatti era un violento torturatore, era anche il custode di troppe cose scomode sulla Resistenza."
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