Sire! Il ministro Aldini mi fa conoscere, come fosse intenzione di V. M. che l'Istria e la Dalmazia più non appartenessero al suo Regno d'Italia.
Ella già comprese la Dalmazia fra le Provincie Illiriche, ma l'Istria, già veneziana, ne era stata eccettuata. Ed in proposito di quest'ultima provincia, mi permetterò di far riflettere alla M. V.: 1° com'essa formi un dipartimento organizzato a modo degli altri dipartimenti del Regno, e che questa organizzazione ebbe luogo in seguito alla riunione al Regno delle provincie già venete; 2° come il Regno tragga dall'Istria la maggior parte del sale di suo consumo; 3° come infine cavi dalle sue foreste tutto il legname di costruzione. Tali foreste furono in ogni tempo conservate ed amministrate con grandissima cura, giacchè, senza i mezzi che forniscono, riuscirebbe impossibile ogni costruzione navale a Venezia. Potrei anzi notare a V. M. che, avendole gli Austriaci trascurate l'ultimo anno che le possedettero, ci trovammo a Venezia nel più grande imbarazzo, e abbisognò severissima vigilanza perché si disponessero e si fornissero all'Arsenale i mezzi d'eseguire i lavori, cui si diè mano ne' tre anni passati.
Prego la M. V. di darmi i suoi ordini per quanto riguarda il messaggio che è a farsi al Senato d'Italia, sia che la Dalmazia soltanto rimanga unita al Regno, o che anche l'Istria continui ad appartenergli.
Dalle Memorie del Regno d'Italia, del Principe Eugenio (Collana di Storie e Memorie contemporanee diretta da Cesare Cantù), Milano, 1865, vol. VI, p. 34-35.
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