Nacque a Pirano, in Istria, il 25 aprile 1866 da Simeone e Caterina Ruzzier. La famiglia, di modeste origini artigiane, si trasferì a Cervignano e Pitacco compì gli studi prima al Ginnasio liceo tedesco (Staatsgymnasium) di Gorizia e in seguito all’Università di Graz, dove, nel 1890, conseguì la laurea in giurisprudenza. Dopo un anno di pratica giudiziaria presso il tribunale di Trieste, alla fine del 1891 entrò in comune come «quarto alunno di concetto» percorrendo la carriera fino al grado di assessore alla presidenza municipale, e in questa veste ebbe modo di conoscere Felice Venezian, capo del Partito liberale nazionale. Nel 1892 venne nominato segretario generale della Lega nazionale, mantenendo l’incarico per due decenni, quando l’Austria soppresse il sodalizio in seguito all’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale, ma nel dopoguerra la Lega venne nuovamente ricostituita e la presidenza fu affidata a Pitacco. Nel 1905, non ancora quarantenne, fu eletto al parlamento di Vienna, dove difese la causa degli italiani con estrema dignità e senza compromessi, occupandosi tenacemente della questione dell’Università italiana di Trieste. P. conservò la carica di parlamentare fino al 1907 e successivamente fu rieletto dal 1909 al 1914. Prima dello scoppio della guerra, tra il 1905 e il 1910 fu anche professore di italiano allo Staatsgymnasium ed ebbe tra i suoi allievi Dolfo Zorzut. Nel corso delle sue lezioni, P. incoraggiava gli studenti italiani a parlare nella loro lingua e a raccogliere le testimonianze della cultura popolare; da questa iniziativa nacque il breve saggio Per una raccolta etnografica friulana (nota di un non friulano), pubblicato su «Forum Iulii», un periodico attivo tra il 1907 e il 1910 che diede voce in particolare alle ricerche degli appassionati di cultura friulana del Goriziano. Sulla medesima rivista P. fece uscire anche un importante contributo sulla figura di Graziadio Isaia Ascoli. Collaborò inoltre con le «Nuove pagine», nate dopo la chiusura delle «Pagine friulane». Durante lo stesso periodo partecipò alla realizzazione dell’importante volume di Luigi Salvatore d’Asburgo Lorena Zärtlichkeits Ausdrücke und koseworte in der friulanischen Sprache, per il quale il piranese svolse il compito di coordinatore redazionale. Nel periodo bellico P. si arruolò volontario e fu nominato tenente nell’81° reggimento fanteria con sede a Roma. In quegli anni svolse un ruolo fondamentale nel rivendicare e portare insistentemente all’attenzione della classe politica italiana la condizione dei giuliani, e diede alle stampe un volume di carattere propagandistico intitolato Il travaglio dell’italianità di Trieste (1917). Furono anni molto intensi vissuti nella totale dedizione alla causa delle terre adriatiche, e i ricordi di quella sua esperienza vennero raccolti nell’opera La passione adriatica nei ricordi di un irredento, pubblicata a Bologna nel 1934. Nel novembre del 1920 il trattato di Rapallo segnò il passaggio definitivo di Trieste all’Italia e il 17 febbraio 1922 P. fu eletto sindaco della città. L’anno seguente fu nominato anche senatore del Regno per meriti eminenti verso la patria, e il suo ingresso in Senato a Roma, il 14 maggio, fu un importante riconoscimento per il capoluogo giuliano e per le terre adriatiche. P. rimase sindaco fino al 1926 e divenne poi podestà tra il 10 maggio 1928 e l’ottobre 1933. Nel 1924 gli venne assegnata ad honorem la tessera del Partito fascista e, con decreto sovrano del 12 dicembre 1938, fu nominato ministro di Stato. P. ottenne così a settantatré anni il titolo di “eccellenza”, anche se senza ufficio e senza prebende. Durante la seconda guerra mondiale guardò con preoccupazione alla sorte delle popolazioni della Venezia Giulia minacciata dalle rivendicazioni jugoslave. Morì a Trieste il 25 agosto 1945.
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