mercoledì 8 novembre 2023

Famiglie: De Veranzio

ANTONIO DE' VERANZIO
Nasce nel 1504 a Sebenico che lascia giovanissimo per studiare a Padova, Vienna e Cracovia per poi trasferirsi in Ungheria dove passerà la maggior parte della vita. In qualità di Segretario del re d’Ungheria Giovanni Zápolya, compie varie missioni diplomatiche in tutta Europa ma, dopo uno scontro con i cortigiani, si trasferisce a Vienna e riceve l’investitura di Vescovo di Pecs e la nomina di consigliere dell’Imperatore Ferdinando I d’Asburgo, rivale di Giovanni d’Ungheria. Nel 1553 per quattro anni è ambasciatore a Costantinopoli e lavora per l’accordo di pace con il sultano Selim II. Quale riconoscimento per il successo della sua missione, il re lo consacra nel 1560 Vescovo della diocesi ungherese di Eger e Consigliere della corte reale. Nel 1576 presiede all’incoronazione di Rodolfo II d’Asburgo a Sacro romano Imperatore. Nel corso delle numerose missioni compiute in vari paesi dei Balcani, de’Veranzio trova e trascrive numerose iscrizioni romane e lapidi antiche. Durante il soggiorno quadriennale nell’Impero ottomano rinviene ad Ancara, in collaborazione con il celebre umanista fiammingo B. Busbecqom, lo scritto autografo di ottaviano Augusto, res gestae divi Augusti. Il documento sarà in seguito intitolato Monumentum Ancyranum, monumento di Ancara, conosciuto anche con il titolo di codex Verantianus, in omaggio al De’ Veranzio che è stato il primo a pubblicarlo. Accanto all’attività ecclesiastica e diplomatica, studia storia, geografia, filologia classica e varie lingue moderne. Scrive inoltre poesie e racconti di viaggi, redige trattati ed intrattiene una fitta corrispondenza con i più eminenti intellettuali del tempo, tra i quali Erasmo da Rotterdam. Muore nell'odierna Slovacchia, ma al tempo e per 9 secoli Ungheria, a Preslov, il 15 giugno del 1573 a 69 anni.
Opere
Antonii Wrantii Dalmatae Elegiae, Cracoviae, Apud hieronymum Vietorem, 1537 
De situ Transylvaniae, Moldaviae et Transalpinae (Posizione geografica di Transilvania, Moldavia e Valacchia) 
Vita Petri Berislavi (Vita di Pietro Berislavo) 
De rebus gestis ioannis, regis hungariae (Gesta di Giovanni, re Ungheria)
De itinere et legatione sua constantinopolitana cum fratre Michaele dialogus (discorso con il frate Michele sul viaggio ed ambasceria a Costantinopoli) 
Iter Buda Hadrianopolium (Viaggio da Buda ad Adrianopoli).

FAUSTO DE' VERANZIO
Glottologo, storiografo, politico, ingegnere esperto di fortificazioni, e letterato, Fausto De’ Veranzio è il tipico rappresentante della cultura enciclopedica dalmata degli intellettuali del Seicento. Dotato di un notevole spirito innovativo e pratico, contribuisce al progresso scientifico e tecnico. Grazie allo stile chiaro e preciso dei suoi scritti, è considerato uno dei primi divulgatori del pensiero scientifico. 
Nasce a Sebenico nel 1551 in una famiglia forse originaria dalla Bosnia. Studia e si laurea in giurisprudenza a Padova ed accoglie l’invito dello zio, reggente d’Ungheria, di trasferirsi prima a Buda e poi a Praga. Alla corte di Rodolfo II di Boemia è nominato comandante della fortezza di Veszprém dove apprende le tecniche militari e prende dimestichezza con le macchine belliche. In seguito svolge importanti incarichi a Praga e a Vienna e nel 1591 gli viene assegnato il castello e la signoria di Jablacz nell’Erzegovina. Nel 1594, in seguito alla morte della moglie, si ritira in un monastero. Viene eletto vescovo in partibus di Canadium in Ungheria, ma non potrà mai prendere possesso della diocesi a causa dell’invasione dei Turchi. Si trasferisce a Sagh ed a Lelesz, ricevendo dall’Imperatore importanti nomine ecclesiastiche. 
Spirito irrequieto, dopo un anno lascia il seggio vescovile e si reca in Italia per continuare la vita di libero letterato. Realizza una serie di opere filologiche, storiche e letterarie, ed esegue precisi disegni delle sue invenzioni e tracciati dei viaggi compiuti tra roma e Venezia. A Venezia inventa il paracadute ed attira l’attenzione dei contemporanei lanciandosi da un campanile. Nel 1595 a Venezia esce il suo Dictionarium quiunque nobilissimarum Europae linguarum: Latinae, italicae, Germanicae, Dalmaticae et ungaricae che è uno dei primi lavori filologici del genere. In questo libro, per la prima volta viene descritto il lessico della lingua ciacava parlata in Dalmazia. Nel 1606 pubblica persino un libro in lingua ciacava: Storia di alcune vergini valorose. Il suo capolavoro resta però le Machinae novae, addita declamatione Latina, Italica, Gallica, hispanica et Germanica, nel quale illustra con disegni dettagliati le sue invenzioni. Il libro, uscito a Venezia nel 1616, ha avuto varie edizioni e traduzioni, e le sue invenzioni sono citate e riprese da molti autori del tempo. Si tratta di 68 invenzioni e tra queste: modi di cuocere il pane senza forno e di lessare carne senza pignata, orologi a sole, a fuoco ed acqua, dragaggi, impianti militari, macchine da guerra, ma anche un ponte sospeso (ancora non costruito) e l’homo volans, cioè il paracadute (idea che enne anche a Leonardo). Inoltre, mulini, segherie, ponti, traghetti, setacci per l’agricoltura, telai, torchi per il vino, “mola per li stampatori” utile per alleviare la fatica degli addetti all’attività editoriale. Inventa una serie di oggetti ad uso quotidiano, come la cintura di salvataggio, le turbine ed alcuni mezzi di trasporto allora sconosciuti, migliora una serie di macchine agricole ed utilizza la forza motrice dell’acqua e del vento. Salvo il paracadute, molte delle sue invenzioni non sono state mai realizzate.
Nel 1616 pubblica a Venezia, sotto pseudonimo, l’opera Logica nova suis ipsius instrumentis formata et recognita, nella quale critica il luteranesimo. Il libro gli procura critiche velenose da parte di Marco Antonio De' Dominis e lo porta in contatto con Tommaso Campanella. In quell’anno lascia Roma per stabilirsi a Venezia, dove si ammala e muore nel 1617. Secondo le sue ultime volontà è sepolto in una valle vicino a Sebenico insieme al libro che scrive nell’ultimo periodo della sua vita, Storia della Dalmazia. Rimangono inedite tre opere storiografiche: Storia della Dalmazia, Regulae cancelleriae regni hungariae e Dodici Vergini sante. Il libro storiografico Illyrica historia è andato perduto.
Altre opere
Venetiisapud Ambrosium, & Bartholomeum Dei, Venetiisex typographia Ambrosii dei, 1616.


MICHELE DE' VERANZIO
Fratello di Antonio e padre di Fausto, nasce a Sebenico nel 1507, studia a Padova, Vienna e Cracòvia. Diplomatico, compie numerose missioni ed ambascerie per le corti europee. Tornato a Sebenico, è amministratore dei possedimenti del fratello Antonio e si dedica alla poesia, prosa, storia ed alla trascrizione dei testi letterari, tra i quali ricordiamo una Passione di cristo e la Passione di santa Margherita, un frammento relativo all’anno 1536 della storia d’Ungheria, oggi perduta, ed il suo componimento poetico giovanile Laus Dalmatiae.”
Lascia alcuni componimenti poetici in lingua latina. Muore a Sebenico nel 1571 ed il suo nome viene in seguito croatizzato in Mihovil Vrancic...
Opere
Divi regis hungariae Joannis i epicedion per Michaelem Wrantium Dalmatam, in urbe Cracovia, per hieronymum Vietorem, 1540
Elegia in obitum maximi antistitis ... Petri Tomitii, episc. Cracovien. et regni Pol. cancellarii, Cracoviae, in officina hieronymi Vietoris, 1535
Epithalamion serenissimi Joannis hungariae regis et Isabellae reginae per Michaelem Wrantzium Dalmatam, Cracoviae, Per hieronymum Vietorem, 1539
Poematum recentiorum volumen in quo continentur epigrammata, elegiae et carmina eroica, Viennae Austriae, Typ. Nicolai Pierii, 1591.

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