Irredentista, partì volontario per combattere nella prima guerra mondiale assieme al fratello Giani e all'amico Scipio Slataper, arruolandosi nel 1º Reggimento granatieri del Regio Esercito. Il 2 giugno 1915, dopo aver cambiato sui documenti il suo cognome da Stuparich a Sartori, partì con il suo reparto da Roma per raggiungere Monfalcone, in zona d'operazioni.
Nel maggio 1916 i due fratelli Stuparich partirono con il loro reparto per la Val Sillà sul Monte Cengio (Altopiano di Asiago), non lontano da Tonezza del Cimone posta sul crinale opposto, per prendere parte al tentativo di respingere l'attacco lanciato dal Capo di Stato maggiore austro-ungarico, generale Franz Conrad von Hötzendorf contro le linee tenute dai reparti della 1ª Armata italiana. L'offensiva fu lanciata il 15 maggio, raggiungendo l'Altopiano di Asiago il giorno 20. Il 21 maggio, dopo un intensissimo bombardamento d'artiglieria gli austro-ungarici tentarono di scendere nella conca attraverso la Val d'Assa, e in quello stesso giorno il comando italiano emanò l'ordine di ripiegamento generale. Al comando del 3º plotone egli rimase isolato vicino al forte Corbin. Il giorno 29 gli austro-ungarici, superiori per numero e armi, occuparono la vicina Punta Corbin, e la mattina del giorno 30 egli fu tra i soldati che tentarono la sua riconquista ma dopo 4 ore di battaglia il suo plotone venne annientato. Dopo aver perduto tutti i suoi uomini, si tolse la vita per non cadere nelle mani del nemico.
***
Giani Stuparich nasce a Trieste nel 1891 da padre lussignano e madre triestina ebrea. La famiglia lo educa all'italianità e all'irredentismo, ma nel corso della sua vita Stuparich sarà portato a rifiutare la successiva affermazione dell'ideologia fascista e a preferire il dialogo tra le nazioni.
Nei suoi "Ricordi istriani" vengono menzionati molti luoghi istriani e dalmati.
Ad esempio, di Portorose (Istria) sono descritti il brio, la vivacità nelle immagini degli ombrelloni essendo località balneare, paragonati a "fiori spettacolosi e fantastici".
Vi è poi Visinada, località che poi diverrà tristemente nota, in cui il protagonista trascorre un Natale in compagnia della nonna, e Portole, visitata insieme all'amico Ruggero Timeus Fauro.
Seguono San Bartolomeo, dove la famiglia Stuparich trascorre una vacanza incontradovi una singolare coppia formata da un anziano soldato austriaco e una padovana: qui il vecchio austriaco sopporta persino le provocazioni di Giani e Carlo che cantano canzoni patriottiche sotto le sue finestre a squarciagola.
E ancora, Umago, cara all'autore per essere stata la sua meta estiva nel 1914. Umago è sede di una festa di matrimonio tra contadini che Stuparich rievoca nello "Sposalizio a Umago". Il sonno ristoratore in cui Giani si abbandona è simbolo dell'eden infantile nel quale l'abbraccio materno poteva lenire angosce e dolori.
Umago è legata anche a ricordi di giornate in barca a vela.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.