venerdì 17 novembre 2023

Antonio Maria Budinich

Antonio Maria Budinich (Venezia, 1784-1866) è stato un fervido patriota e un intraprendente uomo d'affari: con lui, per la prima volta, da quella discendenza di comandanti e valorosi combattenti al servizio della Serenissima, era emersa la figura di un borghese, uomo d'affari e amministratore che aveva formato la propria condizione sociale mediante lo studio, diplomandosi in scienze agrarie e in diritto presso i Gesuiti a Padova, Antonio Maria scontò in prima persona questo suo allontanamento dalla marineria, la tradizionale specialità per cui si erano segnalati i suoi antenati: gli toccò dedicarsi alle funzioni pubbliche, in particolare esercitando l'ufficio di podestà di Lussingrande, occupandosi della coscrizione della leva obbligatoria per l'esercito napoleonico e della direzione dei lavori per la costruzione della carrozzabile che collegò finalmente Lussingrande a Lussinpiccolo, funzioni scarsamente remunerative che comportavano responsabilità certo non sempre gradite.

Inoltre per ben due volte fu arrestato e imprigionato nelle carceri austriache: la prima volta, quando partecipò alle proteste contro l'abolizione di quel privilegium che garantiva ai lussingrandesi il diritto di nominare il proprio parroco. Per tali motivi dovette affrontare un'odissea giudiziaria a Klagenfurt che durò per ben due anni.

La seconda volta fu recluso, sia pur per pochi mesi, a Rovigno per attività irredentiste: infatti nel marzo 1848, quando era giunta la notizia della proclamazione della Repubblica di Venezia, era sceso in Piazzetta a Lussingrande, a sventolare un gonfalone di San Marco che portava sotto il panciotto. Per sua fortuna, durante la reclusione, gli ampi oliveti dei Budinich sull'isola avevano continuato a fornire abbondanti raccolti da cui si spremeva l'olio che riempiva le apposite vasche delle cantine della casa di famiglia.

Antonio Maria inoltre era anche notaio e, in quanto tale, uomo rispettato e facoltoso. La sua casa era una tra le più in vista dell'isola. Inoltre, durante la sua reclusione, i figli Simone e Antonio continuarono a comandare le loro navi, traendo sufficienti profitti, come buona parte della marineria lussignana, dalla situazione di blocco navale creatasi durante la Guerra di Crimea. Quando però questa situazione vantaggiosa venne meno e anche il rendimento dei noli diminuì, i comandanti Budinich, da tempo divenuti imprenditori autonomi, perché proprietari delle rispettive navi, si trovarono in difficoltà. A questo si aggiunse, nel 1857, una crisi finanziaria internazionale che, partendo dagli Stati Uniti, giunse a investire l'Europa e, non ultima, anche la piccola e remota isola di Lussino.

Come altri esponenti della sua famiglia dopo di lui, anche Antonio Maria doveva essere un entusiasta: aveva incoraggiato e sostenuto il progetto delle figlie Lutgarte e Giuditta di istituire un collegio per l'istruzione delle fanciulle in un'epoca in cui generalmente si riteneva che la sola educazione auspicabile per il genere femminile fosse quella che oggi chiamiamo economia domestica.

Inoltre si era lasciato coinvolgere nel progetto di una società per azioni per fare concorrenza al vapore con le classiche navi a vela.

La conseguenza di tutto questo fu che Antonio Maria lasciò ai suoi eredi un patrimonio gravemente compromesso, anche se agli occupanti dell'antica casa di famiglia venne consentito di continuare ad abitare in quella bella casa dai soffitti ornati da stucchi e decori, arredata con i mobili di famiglia, in cui il tempo era ancora scandito dalla pendola inglese che il capitano Simon Budinich (1744- 1815), padre di Antonio Maria, aveva portato da un suo viaggio in nave a Londra nel 1782.

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