Alessandro Lancellotti, di Vicenza, ha informato che: “Nel 1904 a Fiume in una squadra studentesca giocava Fiorello La Guardia, poi sindaco di New York”. La notizia compare anche sul sito web croato “Kvarner Rijeka”. Poi a Fiume, agli inizi del ‘900, vi era anche il “Viktorija” di Sussak, con sede a Sussak, ma giocava dalla parte di Fiume. Poi nel 1919 divenne “Orjent” e andò nella parte del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Infine, nel 1919, vi era la squadra di calcio dei Granatieri di Sardegna Fiume che partecipò a 4 tornei. Giocava allo stadio di Cantrida. L’informatore Lancellotti dice di “avere tutti i tabellini”.
Nell’interessante libro intitolato Sciabbolone! Vita sportiva del fiuman Rodolfo Volk campione indimenticato della A.S. Roma, di Giorgio Di Giuseppe, si possono leggere altri nomi di bravi calciatori di Fiume. Nel 1921, con la squadra della Juventus Enea all’Oratorio salesiano, oltre al già mitico Rodolfo Volk, giocano: Oliviero Serdoz, Mario Stepancich, Raimondo Gherbaz, Carlo Volk, Angelo Paldrugavaz, Giordano Percovich, Avellino Stepancich, Giovanni Giustinich, Lorenzo Pillepich e Mario Bursich (p. 19). Di Giuseppe propone ulteriori nomi di giocatori fiumani di quel periodo, come il portiere Milavetz, il difensore Greiner, il centrocampista Musiol e il goleador Giovanni Spadavecchia (p. 26). Nel 1925 su «La Vedetta d’Italia», citata da Di Giuseppe, vengono menzionati i seguenti calciatori fiumani del Club Gloria: Marietti, Greiner, Milinovich I, II e III, Musiol, Negrich, Dobrievich, Volk, Spadavecchia, Diosi, Serdoz, Percovich, Zenco, Milautz, Stipanovich, Balas, Egidio, Pillepich, Vicich, Host, Rebeuz, Crelis, Covacich, Marghetich e Polak (p. 28). Altri nomi fiumani ancora sono riportati nel documentato testo dedicato a Sciabbolone!, soprannome dato a Rudi Volk dai romanisti per la sua abilità nel tagliare in diagonale (come una sciabolata) l’area di rigore, per presentarsi alle spalle del portiere avversario e segnare gol a raffica.
C’è un insieme di altre squadre minori da menzionare per completare la nascita del calcio fiumano. Esse sono sorte alla fine della Prima guerra mondiale. Così troviamo la “Esperia”, “Juventus Fiume”, “Fiume”, “Libertas” e la “Arx Fiume”. Nel 1926 due società, “Olympia” e “Gloria”, si fondono, dando vita alla “Unione Sportiva Fiumana”; così ha riferito Decleva.
Un giornalista del giornale «Bazar del Guerin Sportivo» nel 1929 tesse le lodi dei calciatori fiumani, forti atleti, volitivi, impulsivi, intelligenti. Sono menzionati Mihalich, della Nazionale, Varglien, della Nazionale universitaria (ed ha un fratello che diventerà un asso) e Gregar ora nella Pro-Patria. Poi ci sono: Sternisa, mezzo destro del Milan, il cannoniere Volk della Roma e Tarlao, passato dal Bari alla Biellese. Fiumani sono inoltre Luigi Ossoinack, l’avanti della Roma, Paulinich, il mediano del Biella, Serdoz, l’ala destra della Cremonese e Giacchetti. Poi il giornalista accenna ad ulteriori gloriosi fiumani come i pugilatori, nuotatori, canottieri, tennisti ed altro.
Nel 1940 si costituisce il Gruppo Sportivo “Magazzini Generali” che si guadagna la promozione in “Serie C” giocando contro la “Fiumana” nella stagione 1942-1943, ha aggiunto Decleva. Squadre minori che partecipavano ai Campionati cittadini della Sezione Propaganda erano: Eneo, ASPM, Rivolta, Compensum, Raffineria olii minerali (ROMSA), Littorio, Torretta, Leonida, Borgomarina, Elettra. Fiumana B e Cantieri. Nel 1944 cessò l’attività italiana e con essa la storia della “Fiumana”. Del calcio fiumano nel secondo dopoguerra, ha concluso Decleva, rimane la squadra dei “Magazzini Generali”, che sotto il nome di “Quarnero” prende parte alla I Lega del calcio iugoslavo; così ha scritto Decleva nel 2020. Si tenga presente che ai primi del Novecento l’industria dei Cantieri contava su 4.387 dipendenti, mentre la ROMSA su 383; dati tratti da Luigi Maria Torcoletti, 1954, p. 207.
Avversari della Fiumana – Verso il 1938, stando a quanto ha scritto Mario Dassovich, i principali avversari della squadra di calcio “U.S. Fiumana” sono: il Grion di Pola, il Ponziana di Trieste, la Monfalconese e l’Ampelea d’Isola d’Istria. Erano incontri di football di “Serie C”. All’inizio degli anni ’40 secondo Dassovich “costituì un avvenimento memorabile una fuggevole promozione in ‘Serie B’ ed altrettanto memorabile fu qualche incontro con squadre di maggior levatura, come la vittoria di stretta misura sul Genoa, in una partita di Coppa Italia” (Dassovich, pag. 14).
Altri storici antagonisti della Fiumana, secondo lo scritto di Costanzo Delfino, della Lega Fiumana di Napoli, sono la Triestina e l’Edera di Trieste. “Com’è nostalgico ricordare la Juventus Enea di Facchini e Parenzan, il Fiume di Zamparo e Calcich; l’Esperia di Jacopich, Sperber. Bayer, Grainer; il Gloria di Moroni-Descovich, Host, Vescia; l’Olimpia di Susmel, Satti, Marchich, Crippa; e poi la Fiumana con Battiala, Capudi, Marassi, Pauletich, Rora, Szemere, Andreanelli; i Magazzini Generali, la creatura di Lauro Pillepich; e infine il CONI, presieduto dal dott. Descovich, che tanto impulso dava alle squadre minori, quali il Leonida, il Savoia, l’Elettra, il Belvedere” (C. Delfino).
Così ha continuato Costanzo Delfino: “Come batte il cuore quando si ritorna al Bar Piva, al Bar Roma, alla Conca d’Oro ed a tutti quegli altri locali che servivano per le sedute direzionali, ed ai veglioni del Deak, della Sala Bianca, del Talia, per ingumar schei. E chi dimentica il sassoso Campo di Cantrida, i progressi con quello vicino alla stazione e infine il grande stadio coi convogli ferroviari ed i vaporini supplementari, perché la linea tramviaria non era in grado di trasportare la massa sportiva?”.
Altri ricordi, scritti nel 1953, dallo stesso autore, coinvolgendo pure gruppi di fratelli, recitano: “E gli allenamenti allo scoglietto, a Plasse, in via Segantini, a Valscurigne, al Dol; il treno speciale di seicento persone per Udine; le festose accoglienze di Monza, Spezia, Brescia, Roma, Bari, ecc.? E quei nostri ragazzi – oggi qualcuno è nonno – da Goacci a Bibi, ai tre Milinovich, a Spadavecchia, ai vari Paulinich, ai Loik, a Ossoinack, a Gregar, a Mihailich, ai Serdoz, ai Burattini, ai Negrich, a Raicovich, a Volk, ai Mussiol, a Lorenzo Pillepich, ai Percovich (Leo vive ora a Montevideo), a Tarlao, ai fratelli Mario e Giovanni Varglien (entrambi allenatori), a Zidarich, ecc., che erano dei veri atleti, dei veri campioni che hanno sempre tenuto vivo ed alto il nome della Città?” (Delfino, p. 138).
Nella stagione sportiva 1942-1943 a Fiume ci sono ben due squadre a militare nella “Serie C”. oltre all’Unione Sportiva Fiumana, reduce da un anno d’incontri con le compagni della “Serie B”, si affianca infatti la nuova squadra dei Magazzini Generali, cresciuta tra le cosiddette squadre locali minori. La doppia presenza di squadre fiumane nella “Serie C”, tuttavia, non comporta brillanti piazzamenti in classifica nazionale di almeno uno dei due organismi (Dassovich, p. 75).
Nel dopoguerra fino all’esodo – Nonostante la città sia distrutta dalla Seconda guerra mondiale, al termine del conflitto, al campo sportivo di via Cellini, una rappresentativa calcistica locale si oppone “brillantemente alla squadra dell’Osijek”. Nel mese di ottobre del 1945 riprendono i vari campionati sportivi italiani. Nella “Serie A” c’è pure la Triestina. Nella “Serie C” si ritrovano i nomi della Ponziana, Ampelea e Monfalconese, rivali storici della Fiumana. Purtroppo c’è una suddivisione tra Nord e Sud sia a livello politico che in altri campi, come nello sport. Non c’è traccia di incontri in Italia della U.S. Fiumana nel 1945-1946. Pare che a Fiume ci si debba accontentare di un campionato calcistico cittadino, che impegna le seguenti squadre: Cantieri, Torpedo, ROMSA, Lignum, Dinamo, Metallurgica, ASPM e Portuale. Il calcio fiumano emigra dopo l’esodo fiumano. Un paio di calciatori fiumani, Lipizer e Bercich, ottengono un ingaggio alla Juventus di Torino. Uno dei fratelli Loik, che continuava a giocare nel Torino, viene convocato ai primi allenamenti della squadra di calcio italiana. È proprio Ezio Loik a segnare la rete alla Svizzera nell’incontro dell’11 novembre 1945, conclusosi con un pareggio tra Italia e Svizzera. Verso il 1947 le autorità iugoslave sciolgono le squadre dei Cantieri, dei Magazzini Generali e della Portuale per dar vita ad una nuova associazione sportiva, denominata “Mornar”, che in croato significa “Marinaio” (Dassovich, pp. 153, 220).
Si aggiunga che l’asso Ezio Loik muore a Superga, nel 1949 col grave incidente aereo dove scompare la squadra campione del Torino. Nei primi anni ’50 è ricordato il calciatore Belcastro della Pro-Patria (Lega Fiumana di Napoli). Nel 1953 a Fiume, ormai iugoslava, ci sono la Locomotiva, la Dinamo, il Siluro, il Magnete, come ha riportato Costantino Delfino. L’esodo da Fiume è già iniziato nel 1945 e si accentua dopo il Trattato di pace del 1947, con le opzioni. Diversi esuli fiumani passano per Udine, al Centro smistamento profughi (con oltre 100mila transiti), per essere sventagliati in oltre 140 Centri raccolta profughi (Crp) sparsi in Italia. Tra di essi primeggia, per capacità di posti, il Crp di Laterina (AR), che accoglie, dal 1946 al 1963, circa 10.343 italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia in fuga dalle violenze titine, assieme ad altri fuoriusciti (Varutti 2020).
Riguardo alla squadra di calcio del Crp di Laterina si sa che, nel 1950, giocano Ireneo Giorgini-Juricich, Dante Marussich, Volk e i fratelli Gherdovich; così si legge in un appunto su una fotografia diffusa nel web, dal 2016, dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” Istoreto, di Torino. Proprio il signor Ireneo Juricich, poi Giorgini, ha raccontato una parte della vita al Crp di Laterina per tornare da scuola. Come facevate? “Si facevano in allegria quei chilometri tagliando per i prati, i boschi e gli argini dell’Arno. – ha detto Ireneo Giorgini – Pranzo alle 15.00. E poi a ‘zogar la bala’, quando c’era il pallone, il più delle volte scalzi su un campo di terra. Lascio immaginare cosa succedeva quando l’alluce incontrava una pietra. Allora di corsa in infermeria a farsi medicare. La signora Virginia, l’infermiera del campo ci rimproverava: ‘Sempre ‘sta bala. Meté le scarpe!’. ‘E con cosa andemo a scola: discalzi?’ – era la mia risposta”.
Nadia Della Bernardina, esule da Pola al Crp di Laterina, ha comunicato alcuni nomi dei calciatori per una partita giocata nel giorno di San Vito nel 1952 tra una rappresentativa degli Esuli, sotto il nome di “CRP” e quella della “PS” (Pubblica Sicurezza?) finita in pareggio per 1-1. Ecco i nomi dei giocatori del ‘CRP’: “Claudio Mersich, Attilio, Alberto Gherbaz, Tonci Gherbaz, Corrado Medeot e Volk”. Gioca a Laterina pure Dante Marussi, nato a Fiume, assieme a Medeot.
Rudi Volk, un fiumano visto da Decleva – “Quando il popolare Rudi Volk [a Fiume] svoltava dalla Via Roma per immettersi in Cittavecchia attraverso l’imboccatura di Calle del Barbacane – ha scritto Rodolfo Decleva nel 2016 – noi mularia [ragazzaglia] di quel rione eravamo subito attorno a lui anche se non lo avevamo mai visto giocare allo Stadio o al Campo di Casa Balilla. La sua fama era immensa. Aveva cominciato all’inizio degli anni ’20 giocando per la mitica ‘Gloria’ e si mise in grande evidenza nel 1927 giocando per la Fiumana in Prima Divisione. Fu ceduto alla Roma dove divenne una leggenda. Si parlava di lui come di uno che faceva i gol a occhi chiusi. Addirittura si era sparsa la voce tra di noi che in una partita avesse rotto la rete con la sua cannonata. Subito pensavamo alla fortuna che aveva avuto quel portiere a non essere stato investito da quella bordata. Quei cinque anni che militò nella Roma – dove segnò 103 reti – rappresentano per lui il periodo migliore della sua carriera. Nella stagione 1931 vinse la classifica dei cannonieri della ‘Serie A’ con 29 reti. Fece anche un Campionato nella Triestina con alterne soddisfazioni e ritornò a vestire la maglia amaranto fiumana nel 1935. Aveva perduto la moglie Nina e si era trasferito in Valscurigne con il primogenito Rodolfo – si chiamava come il padre ma era chiamato con il diminutivo di Rudino – mentre l’altro figlio Giulio – nostro amico di giochi – era rimasto a vivere con i nonni appunto in Calle del Barbacane. Per questo motivo Rudi Volk veniva spesso a trovarlo. Giulio Volk era molto coccolato dai nonni. Il nonno aveva un banco in Pescheria e già a quei tempi dava la paghetta al nipote. Poi c’era la nonna Jeliza e la cugina Ottilia che lo viziavano. E ci aggiungevamo anche noi mularia qualunque che volevamo essere amici del figlio di tanto Campione anche se c’era di mezzo l’interesse di stare nelle sue grazie. Infatti, noi mularia giocavamo nel campetto di Barbacan con le palle di strazza, al massimo con quelle di gomma, mentre lui aveva i palloni veri, quelli da calcio, con la camera d’aria che si pompava con la pompa di bicicletta e con il beccuccio che poi bisognava inzolare. Un giorno il grande Volk gli portò anche un paio di scarpe da calcio nuove fiammanti con i tacchetti e lui quel giorno non se le tolse nemmeno la sera a letto. Rudi Volk fu profugo nel 1948 a Laterina e intraprese la carriera di allenatore nei Campionati minori. Indubbiamente è una Gloria indimenticabile del calcio fiumano insieme a Ezio Loik, Mario Varglien, Marcello Mihalich e tanti altri. Morì a 77 anni a Nemi [Roma]”.
Da altre fonti si sa che Rodolfo Volk gioca con la Roma nel 1928-1929, assieme a Fulvio Bernardini, detto Fuffo e Bursich. “Arrivò a Roma nell’estate del 1928 e nelle file giallorosse rimase cinque stagioni giocando 154 partite e segnando ben 103 reti, record imbattuto. Per cinque volte vestì la maglia della nazionale B”. Di Volk, il suo compagno di squadra Fulvio Bernardini ha scritto, nel 1983, quando muore che, facendo il militare a Firenze “giocava già nella Fiorentina sotto falso nome perché a quel tempo i militari non potevano giocare in campionato: si faceva chiamare Bolteni. Aveva un fisico da gladiatore ed era bello e i tifosi lo chiamavano Sigfrido”. Nato a Fiume nel 1906, Volk inizia la sua carriera calcistica nella Fiumana. Acquistato dalla Roma, diventa l’idolo del Testaccio, il campo sportivo della capitale. È l’autore del gol decisivo nel primo derby Roma-Lazio, giocato nel 1929 e finito per 1-0. Gioca ancora a Pisa, nella Triestina e nella Fiumana nel 1940-1941.
Volk e Mario Varglien con la Nazionale italiana B giocano in Lussemburgo nel 1931. Sempre Volk, nel campionato italiano 1935-1936, gioca nella Triestina assieme a Nereo Rocco e Gino Colaussi.
Alfio Mandich nei ricordi di Decleva – “Se Rudi Volk era una vecchia Gloria della Fiume italiana – ha scritto Rodolfo Decleva – Alfio Mandich apparteneva invece alla generazione dell’esodo che aveva cominciato i primi calci nella Fiume titina. Giovanissimo era già impegnato nell’impresa della costituzione della ‘Portuale’. La guerra era appena terminata e anche se c’era la sofferenza dell’occupazione slava, lo sport voleva riemergere e sia giovani che anziani si sacrificarono per procurarsi magliette, scarpe, calzettoni e fu così che sorse questa squadra cittadina che fu un importante punto di riferimento per le nuove promesse. Alfio aveva statura e velocità, giganteggiava di testa e da centromediano era una sicurezza per la difesa e un tattico per l’attacco. Fu subito adocchiato dal Radnik nel Campionato jugoslavo, ma avendo optato si trovò profugo a Laterina”.
Così continua il ricordo di Decleva: “Alfio mi raccontava che erano arrivati di notte dopo un faticoso viaggio da Trieste-Udine. Il Campo Profughi era un ex Campo di concentramento di prigionieri alleati, appena aperto all’ospitalità dei profughi giuliani, ed era tutto sottosopra. Stanchi del viaggio dovettero trasportare brande e materassi per poter dormire in ambienti senza porte e finestre con servizi igienici maleodoranti”. Insieme al suo fraterno amico Giovanni Morsi, detto ‘Ciusca’, fu chiamato a Merano dove si mise in luce e da lì iniziò la sua seconda carriera che lo portò nella ‘Serie A’ italiana con la Pro-Patria (1949), la squadra di Busto Arsizio (MI). Giocò poi in ‘Serie C’ con il Varese, nel 1951, il Maglie e l’Empoli (1956).
“Ci incontrammo a Genova – ha scritto Decleva – dove aveva trovato impiego presso il Consorzio Autonomo del Porto e fu subito una grande amicizia. Lui era un grande camminatore e tutte le mattine si faceva i suoi 5 chilometri con la sua falcata da centromediano da Quarto a Nervi Sant’Ilario, e al ritorno si fermava a casa mia per il caffè e grandi discussioni. Come tutti i fiumani, anche lui voleva avere l’ultima parola sugli argomenti in discussione che riguardavano soprattutto la storia della nostra Fiume. È stato anche Consigliere del Libero Comune di Fiume in Esilio e collaboratore del mensile «La Voce di Fiume»; frequentava i Raduni dei Muli del Tommaseo ed era Socio del Coro ‘Monte Bianco’ di Genova. Sul piano umano era un generoso verso gli amici e il prossimo” (Rodolfo Decleva, 2016).
Alfio Mandich visto dai suoi familiari – La signora Orietta Compassi, esule al Crp di Laterina, ha visto il Mandich che alloggiava nella baracca dei celibi, poi a Genova si sono conosciuti e sposati. C’è un ricordo di suo marito, signora Orietta Compassi? Era Alfio Mandich, nato a Fiume il 9 ottobre 1928 e deceduto a Genova l’11 gennaio 2006, noto calciatore italiano, di ruolo jolly difensivo. Lo ha conosciuto a Laterina? “L’ho conosciuto successivamente a Genova – ha spiegato la signora Orietta – a Laterina lui stava nella baracca dei celibi assieme ad altri calciatori della Fiumana e siccome lì c’era pure un allenatore esule, cercò di sistemarli nelle squadre di calcio italiane, così Alfio partì poco dopo per Merano, dove trovò Toni Miletich, Giovanni Morsi, i fratelli Ugo e Corrado Ippindo e Alcide Flaibani”.
A questo punto ai ricordi della signora Orietta si aggiunge il racconto di Igor Mandich, suo figlio: “La squadra di calcio di Merano era composta per più della metà da Fiumani; dopo aver girato l’Italia giocando a calcio (Empoli, Varese, Busto Arsizio e Maglie, in Puglia), mio padre trovò lavoro a Genova grazie ad un altro grande Fiumano che si nomina poco, Raoul Greiner, che per papà era come uno zio in quanto aveva sposato Elena (Gina) Kovac che, rimasta orfana in giovane età, era stata adottata dalla famiglia di papà. Mi fa piacere nominare il grande Raoul perché disputò con la Fiumana 24 partite in Serie A nella stagione 1928-1929”.
Quando nasce la prima squadra di calcio, la Olympia, a Fiume, la città è pertinenza ungherese dell’Impero Austro-Ungarico. Alla fine della Grande Guerra “Con la dichiarazione presentata dal Deputato di Fiume Andrea Ossoinack alla Camera di Budapest il 18 ottobre 1918 e il memorabile plebiscito del 30 ottobre 1918, la Città aveva chiaramente ed unanimemente espresso la sua assoluta volontà di annessione all’Italia” (Carlo L. Conighi, Entrata di D’Annunzio a Fiume. Commemorazione del 12.IX.1919, on line dal 2014). A Fiume si tengono elezioni del Consiglio comunale il 26 ottobre 1919. Su 10.444 iscritti, esercitano il loro diritto di voto 7.154 cittadini. Di questi ben 6.688 votano compatti la lista dell’Unione nazionale, con programma d’annessione all’Italia. È il 93 per cento dei votanti; è un secondo plebiscito. (Silvino Gigante, Storia del Comune di Fiume, Firenze, Bemporad, 1928, VII, p. 214). Poi c’è l’Impresa di D’Annunzio (1919), la Carta del Carnaro, la Fiume autonoma e, nel 1924, l’annessione al Regno d’Italia.
La Seconda guerra mondiale sconvolge gli instabili equilibri. Dopo l’8 settembre 1943 Fiume fa parte del Terzo Reich, in quanto Zona d’operazioni del Litorale adriatico o OZAK (acronimo di Operationszone Adriatisches Küstenland). Col 3 maggio 1945 la città è invasa dai titini e, col Trattato di pace del 10 febbraio 1947 passa dall’Italia alla Federativa Repubblica Socialista di Jugoslavia. Il regime di Tito si sfalda nel 1991 e Fiume va a fare parte della Repubblica di Croazia.
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