Nato il 18 maggio 1711 a Ragusa, Dalmazia. Astronomo, matematico, fisico, filosofo, diplomatico, poeta, teologo, sacerdote gesuita e poliedrico dalmata. Sua madre Paola Bettera era una nobildonna italiana della Dalmazia, la cui famiglia era originaria di Bergamo, in Italia e si stabilì in Dalmazia nel 1610. Suo padre Nikola Boskovich era un immigrato slavo nato in Bosnia, che cambiò il suo nome nella forma italiana Niccolò Boscovich dopo essere emigrato in Ragusa di Dalmazia. Il suo nome di nascita era Ruggiero, dal nome di suo zio e padrino italiano Ruggiero Bettera. Il suo secondo nome era il nome italiano Giuseppe . Il suo cognome era Boscovich, la forma dalmata-italiana del cognome del padre. Nato e cresciuto in un ambiente culturale italiano a Ragusa. La sua lingua madre era l'italiano e usava l'italiano nella sua corrispondenza privata. Trascorse quasi tutta la sua vita in Italia, autoidentificandosi come dalmata e italiano, e firmò il proprio nome come Ruggiero Giuseppe Boscovich.
Ha insegnato i rudimenti della lettura e della scrittura dal sacerdote italiano Nicola Nicchei presso la Chiesa di San Nicolò a Ragusa. Studiò al Collegium Ragusinum sotto i Gesuiti a Ragusa. Si trasferì a Roma nel 1725 all'età di quattordici anni. Ha studiato matematica e fisica presso la Basilica di Sant'Andrea delle Fratte a Roma. Entrò nel Collegio Romano ( Collegio Romano) a Roma nel 1728. Entrato nell'Ordine dei Gesuiti nel 1731. Professore di Matematica al Collegio Romano nel 1740. Membro dell'Accademia Toscana di Scienze e Lettere ( Accademia toscana di scienze e lettere “La Colombaria”). Ordinato sacerdote nel 1744. Mediatore diplomatico mediatore tra il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca e il Sacro Romano Impero nel 1757. Ambasciatore a Londra nel 1760. Eletto Fellow della Royal Society of London. Visitò Costantinopoli per osservare Venere nel 1761. Dal 1764 al 1768 occupò la Cattedra di Matematica all'Università di Pavia. Fonda l'Osservatorio Astronomico di Brera a Milano nel 1764. Direttore dell'Osservatorio Astronomico di Brera a Milano fino al 1772. La soppressione dell'Ordine dei Gesuiti in Italia nel 1773 lo porta ad accettare l'invito del Re di Francia a venire a Parigi. Nominato direttore dell'ottica per la marina francese. Ritornato in Italia nel 1782. Co-fondatore dell'Accademia Nazionale delle Scienze (Un'accademia scientifica fondata da scienziati patriottici italiani aspiranti all'Unità d'Italia) nel 1782. Visse a Bassano del Grappa per due anni. Trascorse diversi mesi presso l'Abbazia di Vallombrosa a Reggello vicino a Firenze. Riprese i lavori all'Osservatorio Astronomico di Brera a Milano nel 1786.
Ha pubblicato numerosi lavori di matematica, fisica, astronomia, meteorologia, gravitazione, ottica, ingegneria civile e filosofia. Compose anche numerose poesie religiose. Scrisse esclusivamente in latino e italiano fino al 1760. Scrisse quasi esclusivamente in latino e italiano, e occasionalmente in francese, dopo il 1760. Non scrisse mai una sola riga in croato. Ricordato per i suoi contributi all'astronomia. Ricordato anche per aver prodotto un precursore della teoria atomica; per l'introduzione di una procedura statistica per la risoluzione delle misurazioni della lunghezza di un arco di meridiano; per lo sviluppo della prima procedura geometrica per determinare l'equatore di un pianeta rotante da tre osservazioni di una caratteristica di superficie; per calcolare l'orbita di un pianeta da tre osservazioni della sua posizione; e per aver scoperto l'assenza di atmosfera sulla Luna nel 1753. Uno dei primi scienziati nell'Europa continentale ad accettare le teorie gravitazionali di Isaac Newton. La fisica boscovichiana divenne la base di lezioni di fisica in varie città al di fuori dell'Italia, tra cui Lubiana e Vienna. A lui prendono il nome un asteroide e un cratere lunare sulla luna. Morto a Milano il 13 febbraio 1787. Sepolto nella Chiesa di Santa Maria Podone a Milano, Italia.
Antonio Maria Lorgna nel 1782 pubblica il primo numero delle Memorie accademiche nella cui prefazione ribadisce che «lo svantaggio dell'Italia è l'avere ella le sue forze disunite» e che, per unirle, bisognava incominciare ad «associare le cognizioni e l'opera di tanti illustri Italiani separati».
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