A seguito dell'indipendenza della Croazia del 1991, Pisino venne designata dal presidente Franjo Tuđman come capoluogo della regione istriana per ragioni storiche, in quanto luogo simbolo dell'etnia ”croata”.
L'antica "Castrum Pisinum" mantenne attraverso i secoli il suo carattere latino prima, italiano poi, anche quando dopo il 1100 nel suo agro si stanziavano le prime famiglie slave e quando signori feudali furono i tedeschi.
In tempi più recenti la fiaccola d'italianità fu tenuta alta sopratutto dal Ginnasio-Liceo sorto nel 1898. Ben 31 furono i suoi volontari, che, sfidando il capestro degli Absburgo, combatterono sul carso. A Pisino nacquero Fabio Filzi, Ettore Uicich, Francesco Dobrilla che, volontari si immolarono per la redenzione della loro terra. A Pisino nacque pure lo storico Carlo De Franceschi, il cui busto assieme alle lapidi che ricordano il sacrificio dei caduti nella guerra 1915-18, sono stati infrunti dai progressisti jugoslavi, nell'illusione di poter cancellare il diritto italiano sull Istria italiana da due millenni.
Nella sua lunga storia, mai vide Pisino giorni così oscuri: dall'8 settembre 1943 ad oggi è un susseguirsi di strazianti sofferenze. L'11 settembre 1943 fu occupata da bande slave che infierirono bestialmente contro tutto ciò che era italiano, massacrando e gettando nelle foibe decine di italiani; il 27 dello stesso mese e il 2 ottobre successivo fu bombardata dai tedeschi che distrussero la metà degli edifici, 2 giorni dopo le SS la presero d'assalto uccidendo senza pietà centinaia di innocenti. Al terrore slavo si sostituì quello nazista e, dopo il primo maggio 1945, ancora quello slavo. Altri assassinii, altre deportazioni, altre spogliazioni. Un migliaio di italiani abbandonano la città e i loro averi vengono confiscati; altri rimangono a prezzo di inaudite sofferenze e umiliazioni...
Ora la città è sede di comandi militari, centro di smistamento di truppe cenciose e tra catanti; ha perso il suo carattere di cittadina operosa e prospera e si è trasformata in misero centro balcanico, pieno di macerie, di azzimati gerarchi dell'Ozna e superbi ufficiali, di prigionieri tedeschi...
Questa la Pisino d'oggi, la città maggiormente colpita, assieme a Parenzo, dalla violenza dell'imperialismo slavo.
«Capoluogo della contea feudale, appendice austriaca incuneata nell'Istria veneta, Pisino, pur separata dalla patria, ebbe lingua e civiltà italica, valori questi che riuscì a conservare e dal secolo scorso difendere dagli appetiti stranieri».
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