TRE CHIARE AFFERMAZIONI SULL'ITALIANITA' DI FIUME
"Si scorge a piena luce la fin ora palliata tendenza di voler in Fiume introdurre a viva forza nelle pubbliche scuole la lingua croata, onde così seminando nei teneri cuori infantili zizzania contro la lingua italiana, che è pur quella, che si parla sin da che Fiume esiste, formar giovanetti nemici alla propria città nativa, per secondare poi incauti le altrui arcane velleità. Maestà Sacratissima, non è questo il momento, e d'altronde ne sarebbe superfluo il dimostrare ciò, che è universalmente noto esser cioè l'idioma italiano da secoli in Fiume la lingua della scuola, del foro, del commercio, di ogni pubblico e privato convegno, insomma essere questa lingua del paese ed uno dei principali veicoli, cui attribuire devesi ed il grado di sua coltura e del suo progresso commerciale ed industriale; quindi gratuita riesce la dimostrazione di quanto pregiudizio sarebbe ogni disposizione, con cui si tentasse di dare il bando od assegnare un'angusta cerchia alla lingua dell'attuale istruzione in queste pubbliche scuole, sostituendovi la croata".
Documento inviato dal Consiglio dei dieci all'imperatore dopo l'occupazione croata di Fiume di Jelacic, in cui per protesta i fiumani non esposero alcuna bandiera croata.
Nelle osterie di Fiume si può "fare la conoscenza con la vita popolare italiana, le usanze italiane e i piatti speciali italiani: i servi di piazza di Fiume parlano l'italiano e solo di rado e male il tedesco e per avere le informazioni più necessarie i migliori risultati si ottengono usando la lingua italiana".
Geza Kenedi, "Fiume und seine Ungenbungen", giornalista e scrittore ungherese
Mentre "la banda militare intonava sotto le nostre finestre la marcia di Rakoczi, io fui costretto a pronunziare, balbettando, un brindisi in italiano, al quale gli altri risposero con versi italiani improvvisati".
Lajos Kossuth
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