Le stesse autorità militari imperial-regie erano consapevoli che gli Italiani delle terre irredente risultavano mediamente ostili all’impero. Fu per questa ragione che gli arruolati Italiani, in maggioranza, non furono mandati ad affrontare le truppe del Regio Esercito, ma spediti su altri fronti.
Questo accadde per precisa scelta delle autorità militari, che non si fidavano affatto di loro. Esiste infatti un preciso ordine del Quartier Generale imperiale che imponeva di non impiegare reparti italiani a sud-ovest, ossia sul fronte italiano, poiché avevano dato cattiva prova di sé durante gli scontri con i connazionali del Regio Esercito, in altri termini perché si battevano con scarsa volontà contro gli Italiani che marciavano verso il Trentino e Trieste. Inoltre, quest’ordine imponeva di sparpagliare gli Italiani in piccoli reparti fra i vari reggimenti, in modo da fargli perdere la propria coesione etnica, ed in aggiunta di tenerli sotto una disciplina particolarmente severa e sotto stretta sorveglianza, proprio perché non erano ritenuti per nulla affidabili politicamente.
"Comando Supremo Imperiale e Reale
Dalla sede di campo 6 agosto 1915 n. 13725.
Come risulta da un rapporto pervenuto dal Comando della fronte sud-ovest i soldati di nazionalità italiana non hanno corrisposto durante il combattimento alle nostre aspettative.
... Per l'impiego alla fronte sud-ovest le compagnie di marcia dovranno pertanto essere costituite da elementi di pura razza tedesca.
... Gli elementi di nazionalità italiana dovranno essere assegnati a quelle unità che combattono sul teatro di guerra della fronte nord-est [il fronte russo]. Spetterà al Comando Supremo di suddividere in tanti . piccoli gruppi questi elementi fra molti reggimenti. La divisione netta dell'elemento di nazionalità italiana da quello di nazionalità tedesca deve avvenire subito ed oltre a ciò le unità di marcia formate da elementi italiani dovranno essere oggetto di una disciplina più severa e di una costante sorveglianza da parte dei superiori tutti".
L’ordine del Comando Supremo Imperiale e Reale imponeva quindi:
1) di non impiegare le unità italiane sul fronte sud-ovest, ossia su quello italo-austriaco, poiché avevano dato prova di scarsa combattività contro gli Italiani
2) di frammentare i reparti fra i diversi reggimenti, in moda da mescolare e sommergere numericamente gli Italiani fra unità d’altra etnia
3) di tenerli sotto severa disciplina e costante controllo
Era evidente che le autorità militari asburgiche avevano la certezza della scarsa lealtà degli Italiani irredenti, dimostrata dal fatto che si erano battuti fiaccamente contro il Regio Esercito che cercava d’aprirsi la strada verso il Trentino e la Venezia Giulia. Se fossero stati favorevoli all’impero, sarebbe dovuto avvenire l’opposto e si sarebbero dovuti battere con particolare accanimento per difendere le proprie terre da un “invasore”.
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