giovedì 19 ottobre 2023

MOISÈ LUZZATTO

Moisè Luzzatto nasce a Gorizia nel 1824, esponente dell'agiata borghesia ebraica, era membro d'una illustre famiglia di patrioti. Laureato in Medicina, a Trieste animò iniziative sociali, culturali e benefiche e ricoprì incarichi di prestigio anche in campo politico e amministrativo, in primis servendo da vice podestà per venticinque anni. La moglie Emma Conte pubblicò, con lo pseudonimo di Doris, lavori letterari e traduzioni di Heine. L'unico figlio, Vittorio, morì tragicamente a Vienna nel 1893. Alcuni loro ricordi ci sono giunti dal celebre accademico e fondatore della Doxa Pierpaolo Luzzatto Fegiz, pronipote di Moisè, il cui fratello Girolamo sposò la pittrice triestina Alice Fegiz.

Coniugando alti ideali con un'amministrazione ordinata e concreta, Luzzatto si dedicò con passione alla nascente azienda scolastica del Comune e presiedette la Commissione scolastica. Impegnatosi nella riorganizzazione degli ospedali, fu tra i direttori della Società triestina d'igiene e presidente sia del Curatorio della Scuola superiore di commercio Fondazione Revoltella (nucleo originario dell'Ateneo cittadino) sia del Consiglio Sanitario provinciale. Si distinse inoltre in sodalizi quali il Gabinetto di Minerva, la Società del Progresso e la Società Adriatica di Scienze Naturali.

Positivista e massone, favorì l'educazione laica, l'assimilazione e l'adesione al modello nazionale e culturale italiano, militando tra quegli ebrei che presero le distanze dall'appartenenza religiosa, per riconoscersi piuttosto in una comune tradizione storica e morale.

Ebbe spiccate doti retoriche, al punto che il barone de Rinaldini, luogotenente della provincia, confessò che non v'era "cosa più difficile che il ribattere a sì agguerrito oratore quale Moisè Luzzatto"; tuttavia, i suoi stessi avversari constatavano che, in lui, la fermezza, la tenacia e un aspetto un po' burbero si accompagnavano sempre a signorilità e correttezza. Punto fermo dei liberal-nazionali, morì quasi novantunenne, pochi mesi dopo la moglie, il 20 settembre 1915: i due, di conseguenza, non videro realizzarsi il sogno di redenzione delle terre non ancora unite al Regno d'Italia, in primo luogo della loro Trieste, che nel 1890 aveva conferito a Moisè la cittadinanza onoraria. Nel 1902, al termine della carriera, e nel 1914, per il novantesimo compleanno, la città gli assegnò altri riconoscimenti per i decenni in cui aveva dato "tutta la sua saggia operosità" al Comune e per l'instancabile dedizione a favore tanto "dell'ascensione dell'idea liberale e nazionale", quanto "delle lotte civili per la libertà e per il progresso di Trieste".

Nel 1919 gli fu dedicata una strada (una parte di via Belpoggio, già via Remota). Nondimeno, in epoca fascista, precisamente nel 1940, il "nome non ariano di Moisè Luzzatto" fu espunto e sostituito con quello di Italo Balbo, per rispettare - così sostenne il podestà - l'"unanime sentimento della cittadinanza triestina". Nel 1956, infine, a Luzzatto fu resa giustizia e gli venne intitolato un tratto fra Strada del Friuli e via Bonomea.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.