lunedì 9 ottobre 2023

LUIGI ALOIS LASCIAC E LA SUA TESTIMONIANZA SULLA SLAVIZZAZIONE



Luigi Alois Lasciac (fratello di Antonio Lasciac) (Gorizia, 19.VII.1858 - Trieste , 21.XII.1939), è stato Vicepresidente della Luogotenenza imperial-regia di Trieste e Presidente della Commissione amministrativa del Margraviato d’Istria. Testimoniò minuziosamente l’opera di slavizzazione forzata dei nomi e cognomi italiani per opera del clero slavo, con la connivenza delle autorità austriache, nel suo libro di memorie "Erinnerungen aus meiner eamtencarrière in Österreich in den Jahren 1881 – 1918".


Durante il suo mandato nell’isola di Lussinpiccolo egli poté testimoniare che il clero locale, tutto croato nonostante la popolazione fosse in maggioranza italiana, falsificava i nomi e cognomi degli abitanti. Dedica un intero capitolo proprio a tale argomento: Verstümmelung der Familiennamen in den Pfarrmatriken (Storpiatura dei cognomi nei registri) segnalando che l’antichissimo uso delle forme latine e venete per designare i nomi e cognomi degli abitanti locali era stato intenzionalmente disatteso dai preti croati nei registri delle nascite, matrimoni e morti, slavizzando l’onomastica degli Italiani di Lussinpiccolo. L'Alois che all’epoca era commissario imperial-regio, impose il ripristino della grafia originaria. I nazionalisti Croati allora fecero ricorso al Governo di Vienna. Vienna concesse tolleranza a questa arbitraria pratica della modifica dei nomi e cognomi. Così negli archivi parrocchiali, che nell’Impero avevano una funzione di anagrafe, i nomi e cognomi furono trasformati in forma slava. Concludendo i cognomi venivano alterati dal clero slavo già prima del 1888, nei registri dei nati, dei matrimoni e dei morti e custoditi dalle parrocchie per conto dello stato austriaco. La pratica era così radicata che il clero ricorse al parlamento quando un funzionario onesto e solerte tentò di ristabilire la legalità nelle registrazioni. Il dott. Lasciac concluse amaramente che dopo un tentativo le stesse autorità statali, cedendo ai Vescovi, lasciarono fare.





Come disse Antonio Bajamonti alla “Dieta provinciale dalmata” alla antagonistica borghesia croata schierata su posizioni nazionaliste: “Noi (dalmati) fino dai primi tempi vi abbiamo accolti nei nostri lidi e voi ce ne discacciate assegnandoci come unica dimora il fondo del mare, noi vi abbiamo dato istruzione e voi ci volete condannare all’ignoranza…noi abbiamo attinto alle comuni tradizioni e voi in omaggio alla passione di partito chiudete il libro della storia…"





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