In "La Dalmazia nell'arte italiana" di Alessandro Dudan, politico e storico dell'arte dalmata nato a Verlicca, nell'entroterra di Spalato, sottolinea l'abilità austriaca nei metodi di trasformazione etnica e culturale.
"L'Austria - forte di un millennio di tradizione e di esperienza - agiva sempre con perfezione e con raffinatezza di metodi. Bisognava dar la sensàzione, la convinzione, addirittura una coscienza agli Slavi limitrofi ed a quelli immigrati nei secoli o importati di fresco in Dalmazia, che la Dalmazia non era stata mai altro che terra slava, terra slava con gl'Illiri (eravamo nel periodo dell'illirismo del Gaj), terra slava con i Croati. La storia romana e italiana della Dalmazia doveva esser cancellata, doveva scomparire: con essa sarebbero scomparsi anche i soli elementi veramente indigeni delia Dalmazia, gli elementi romanici, italiani".
"Non bastava storpiare, mutare e falsare i nomi; era un'azione troppo superficiale questa. Bisognava andar più in fondo: bisognava creare una scuola austrotedesco·croata di storia, di arte, di civiltà slava per la Dalmazia, che fosse una fucina continua di falsificazioni scientifiche. Le forze prime a quest'opera dovevan esser fornite dal clero croato".
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