LA LINGUA DALMATICA COME ULTERIORE TESTIMONIANZA DELL'ITALIANITÀ DELLA DALMAZIA

Voglio mettere e tacere la malafede e l'ignoranza riguardo all'italianità autoctona della Dalmazia:la lingua originaria che vi si parlava non era certo il croato, ma il dalmatico, una lingua classificata non a caso come "italo-dalmata" presente dal periodo immediatamente successivo al dominio romano.

Secondo il linguista istriano Matteo Bartoli, nell'XI secolo circa 50000 persone parlavano la favella dalmata. Quest'ultima iniziò a declinare con la conquista veneziana della Dalmazia, poiché l'idioma locale finì per essere soppiantato dal veneto e dallo slavo. A Zara probabilmente il dalmatico perì prima del Rinascimento, mentre a Ragusa cessò di essere parlato alla fine del XV secolo. Anche nelle altre località della Dalmazia la lingua dalmata si estinse,  fatta eccezione per l'isola di Lissa ed alcune località del Quarnaro, dove il dalmatico venne parlato fino ai tempi di Napoleone. L'ultimo parlante fu il veglioto Tuone Udaina (registrato nell'atto di morte come Antonio Udina fu Francesco), nato nel 1823 e morto nel 1898 a causa dello scoppio di una mina. Prima della sua morte venne intervistato da Matteo Bartoli che nel 1906 pubblicò due volumi in tedesco sul dalmatico (Das Dalmatische). Tuone Udaina rimane infatti la principale fonte di conoscenza del dialetto dalmatico parlato sull'isola di Veglia. Purtroppo, però, non fu quella che si potrebbe definire una fonte ideale: non parlava l'idioma da circa vent'anni (non era la sua prima lingua) e le sue conoscenze risalivano a quanto aveva appreso dalle conversazioni con i suoi genitori. Inoltre Antonio Udina era ormai sordo e aveva perso i suoi denti.

Di seguito il Padre Nostro: "Tuòta nuèster, che te sànte intèl sil, sàit santificuòt el nàum to, vigna el ràigno to, sàit fuòt la voluntuòt tòa, còisa in sil, còisa in tiàra. Duòte cost dài el pun nuèster cotidiùn. E remetiàj le nuèstre debète, còisa nojìltri remetiàime a i nuèstri debetuàr, e nàun ne menùr in tentatiàun, mùi deliberiàjne dal mul. Còisa sàit".