Per quanto riguarda Isola, invece, esiste una cartolina di inizio secolo scorso che raffigura un bell'edificio riconosciuto come "Casa Delise", dentro il quale, come scive la didascalia, Dante avrebbe pernottato nell'ottobre del 1308.
La leggenda racconta che il Sommo poeta si sia fermato a Isola durante il suo viaggio dal Friuli a Pola. Volendo giustificare il contenuto della cartolina, potremmo eventualmente anticipare la presenza di Dante a Isola di un paio d'anni, spostandola proprio al periodo della sua presenza a Treviso ed a Padova, nel periodo in cuit stava lavorando al "De Vulgarı Eloquienta" e stesse studiando i dialetti italiani. Tra questi, anche il dialetto istriano dall'accento aspro duro, che oggi definiamo come istro-romanzo che, si dice, udì parlare a Pola e nei paesi vicini.
È più probabile, invece, che il nome di Dante fosse presente a Isola grazie al sistema allora in vigore di diffusione della Divina Commedia, sfruttando la bravura e l'amore per il Sommo poeta di qualche zelante scrivano comunale.
Una precisa testimonianza su quel periodo ci venne offerta nel 1935 e rappresenta la reale testimonianza della presenza dantesca nella città istriana. II 9 gennaio del 1935 la Presidenza del Consiglio Italiano emanò un comunicato stampa, col quale dava notizia dell'acquisto, per la somma di 200.000 lire, di un magnifico codice di fine XIV secolo contenente la Commedia di Dante con il commento di Benvenuto da Imola.
Il codice, composto di 285 fogli di pregiata perhamena, era stato scritto, come risulta dagli explicit dell'autore, negli anni 1398 1399 in Isola d'Istria da un notaro e cancelliere al servizio del podestà di quella cittadina, che rispondeva al nome di Pietro Campenni di Tropea, figio di Giovanni. La sucessiva trascrizione del commento risultava definitivamente completata nel 1400 a Portobuffolė, incantevole borgo medievale della Marca Trevigiana, dove Pietro si era nel frattempo trasferito per motivi di lavoro.
Fu il govemo italiano infatti nel 1934 ad acquistarlo su interessamento del Senatore Francesco Salata, d'orgine istriana. Fu poi lo stesso Dxce ad acquistarlo e a farne dono alla Biblioteca Marciana di Venezia.
Poche le notizie relative a Pietro Campenni. Qualcosa si sa della sua famiglia d'origine, una delle più antiche e nobli di Tropea.
Ai tempi del ritrovamento del manoscritto, agli studiosi di Dante era già noto un altro codice istriano con il commento di Benvenuto da Imola, custodito nella Bibliothèque Nationale de Paris. Erat stato indicato e descitto da autorevoli studiosi, tra cui il rovignese Antonio Ive, che in un articolo apparso sul giornale "La Provincia dell'Istria'", che lo pubblicò il 16 agosto 1879. Da buon istriano, fornì un accurato esame non solo del testo ma anche della consistenza cartacea del manoscritto. Incerto il nome del copista causa una errata lettura del manoscritto. Quando venne scoperto l'altro codice istriano, quello 'veneziano', non vi fu dubbio alcuno che quel Pietro fosse il Campenni di Tropea, notaio e cancelliere del podestà di Isola d'Istria. Ed è qui che Pietro ci appare non più come semplice copista ma come studioso dell'opera dantesca con il disegno ben preciso di diffonderla nel migliore dei modi.
Su iniziativa della Comunità Italiana di Isola, che interessò dei codici il Centro di ricerche scientifiche dell'Università di Capodistria, venne procurata una copia digitale dei due codici con il proposito di pubblicarli, anche per ridare il giusto riconoscimento alla città e al copista che, a nemmeno 50 anni della scomparsa di Dante, lo riportò nella memoria culturale nella cittadina isolana.
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