domenica 22 ottobre 2023

CASTUA CULLA DELLA CROATICITÀ? BASTA CON LE FALSIFICAZIONI!

Castua, cittadina istriana inclusa nella regione quarnerino-liburnica, borgata di origine romane e quindi tra le più antiche e la più importante per la sua storia fra quante sono sparse nell'immediata retroterra collinare di Fiume, è stata sempre considerata una roccaforte della croaticità, quasi un suo simbolo in quest'area. Non a caso, si sottolinea, diede i natali al leader del risorgimento nazionale croato in Istria Matko Laginja (nato a Clana), vi venne fondata la prima "Citaonica" (sala di lettura) croata (nel 1866) e nel 1871 vi si tenne il primo "Tabor" ovvero raduno dei croati dell'Istria. Eppure, la sua posizione geografica, la vicinanza a Fiume e le vicende storiche che l'hanno strettamente legata a questa città per secoli (dai comuni signori Duinati e Walsee fino agli Asburgo ed ai Gesuiti) hanno fatto sì che a Castua si respirasse lo stesso clima di civiltà e di cultura che si è registrato per secoli nella liburnica Fiume. E, nonostante l'una e l'altra non abbiamo mai conosciuto il dominio veneziano, sia nell'una che nell'altra la lingua ufficiale fino al tramonto dell'Ottocento è stata, accanto al tedesco, quella italiana.

Una conferma ci viene dalle pagine di un libricino, autore lo studioso fiumano Darinko Munic, sui cognomi delle famiglie castuane presenti sul territorio del Comune all'inizio del 1723. L'opuscoletto ha per titolo "Prezimena kastavskih obitelji i pojedinaca iz 1723. godine". In quell'epoca il Comune di Castua, insieme con quello di Apriano e di Moschienizze, formava un unico corpo territoriale- amministrativo sotto il nome di Signoria di Castua ovvero Capitanato di Castua, in tedesco Herschafft Khestau, ed era amministrata dal Collegio dei Gesuiti di Fiume (dal 1625 al 1773). L'opuscolo del Munic consta di una breve introduzione, delle spiegazioni sul documento reso noto e del testo originale del documento intitolato Nota delli sudditi della Città di Castua e suo distretto. È il più antico documento del genere, una specie di registro dei contribuenti - capifamiglia e singoli - di quella borgata, il cui originale viene custodito presso l'Archivio di Stato di Zagabria nel fascicolo dei "Conventi dei Gesuiti, Fiume" e consta di 24 pagine. La nota fu compilata esattamente il 9 gennaio del 1723, evidentemente frutto di un censimento eseguito l'anno precedente: cognomi e nomi si susseguono su due colonne, in ordine alfabetico, cominciando con "Affrich Mattio" (colonna sinistra) e "Bachich, Eredi di Gioanni" (colonna destra), concludendosi nella colonna sinistra dell'ultima pagine con "Visko Gioanni" e nella colonna destra con "Xust, Eredi di Bartolo". Complessivamente i censiti sono circa mille; i cognomi sono nella stragrande maggioranza di origine croata, ma non mancano quello di forma e suoni italiani: Benzoni, Signor, Eredi di Vicenzo; Berdarini, Signor, Eredi; i Corsi (eredi del Sign. Andrea, ratione bonarrum); Andrea e Giorgio Fergina; i numerosissimi Ferlan tra i quali il consigliere Antonio e i suoi eredi; Ferlana, i Florianis; Andrea, eredi di Carlo ed eredi di Zuane; i Franzà, i Lettis e Letiss, i Marot e Marotti, i Marculin eredi di Michele, i Massenza, il Signor Baron della Rovere, i Sallè, i Sandri e Sandron, gli Scrobogna, gli Squasa, il Signor Nicolò Zanchi, un Signor Zorzi e suoi eredi. Tutti gli altri cognomi sono i medesimi portati ancora oggi da nostri connazionali di Fiume ed Abbazia, evidentemente discendenti da Castuani scesi dalla collina al mare e qui stabilitisi nei secoli scorsi, italianizzandosi. La forma italiana dei loro cognomi originariamente croati evidentemente non è dovuta ad imposizioni amministrative, ma è esattamente quella che ritroviamo nel registro dell'inizio del Settecento: i Bachich, i Benzhan, i Benas, i Bratogna, i Cettina, i Chinchella, i Cressigna, i Cucurin e Custurin, i Diracha, i Gerbaz, i Giardass, i Giurdina, i Lenaz, i Marceglia, i Mattessa, i Mattuglia, gli Ossoinach, i Pillepich, i Rubessa, i Serdoch, i Sirolla, gli Steffan, i Tibgliass, i Varglien, i Vlach...


La Nota delli sudditi castuani - tutti i capifamiglia ed i pochi adulti celibi e nubili, compresi alcuni preti - si conclude con le firme dei "giudici ordinari" del Comune, Tommaso Tomicich e Andrea Dubrovich, del cancelliere comunale Giorgio Vlach che scrisse da cima a fondo la Nota, e del capitano di città Ioannes Dominicus Peri, i quali siglando "manu propria" e apponendo il sigillo del Comune, confermarono l'esattezza del documento, dichiarando: "Addì 9 Gennaro in Castua. Noi infrascritti Giudici Ordinarij della Città di Castua Tomaso Tomicich ed Andrea Dobrouich confessiamo e manteniamo, che tante Casse sono nel Territorio di Castua quante sono qui notate, e segnate in fede di che habbiamo sottoscritto la presente e sigillato con nostro solito sigillo della Comunità, così." C'è soltanto da dire che le "Casse" indicano le case, i focolari, ovvero le famiglie, che erano esattamente 960. Un numero dal quale si può solo approssimativamente dedurre quello degli abitanti: tra i 3500 e i 4500 prendendo come base quattro oppure cinque membri per famiglia.


I novecentosessanta sudditi censiti nella Nota portano 210 cognomi diversi, dei quali il più ricorrente è Luchich, seguito per frequenza dai cognomi Ferlan, Slavich, Vlach, Gerbaz, Sirolla, Blecich, Mladenich, Serdoch, Tibgliass, Chinchella, Pericich, Pillepich, Pux, Sincich, Dobrovich, Houst (oggi Host), Lenaz, Ossoinach, Sepich, Steffan. Gran parte dei cognomi coincide con i toponimi dei villaggi del Castuano, da Ban (Bani) a Marceglia (Marcelji), da Mattuglia (Matulji) a Rubessa (Rubesi), da Sarson (Sarsoni) a Tuchtan (Tuhtani). Commentando la Nota, Darinko Munic indica come "stranieri" e cioè non croati, "una quarantina di cognomi" ovvero il venti per cento o la quinta parte delle famiglie e della popolazione; quegli "stranieri" erano quasi tutti italiani, insieme a qualche tedesco. Alcuni di essi avevano fondato il villaggio di Ferlani (oggi Frlan) il cui suono ci rimanda ai Friulani. Indubbiamente italiani sono quelli da noi precedentemente citati, mentre di origine tedesca erano gli Hauch, gli Stemberg e gli Oberburg.


Particolare curioso: nell'ultima pagina dell'elenco troviamo una lista speciale indicante personaggi altrettanto speciali: sacerdoti, giudici, seniori, i capi insomma, e 24 membri del Consiglio comunale. Questa lista comincia con "Li Giudici e seniori", signori e nobili, quindi i più abbienti, che venivano esentati dalle tesse, godendo pure speciali privilegi nell'acquisto e vendita di grano, carne, vino e d'altro. A questo seguono, nella stessa rubrica speciale, "Li sacerdoti semplici" (dodici nomi e cognomi) seguiti dai consiglieri. Ma anche nell'elenco precedente, quello in ordine alfabetico, si possono trovare persone indicate con il titolo di "signor", nobile signor", "barone" "prè" (prete), "magistro". Sicché, volendo, il documento potrebbe fornire la base per un'analisi della struttura sociale. In molti casi sono indicati pure gli eredi e il grado di parentela.


Una curiosità della Nota sta nell'inserimento di tre donne indicate come "sudditi" capifamiglia: Margareta Luchich, Cattarina Mattessich e la "signora" Vittoria di Stemberg, un nome - quest'ultimo - che ricorre pure in un documento di sei anni prima, "Quaderna mixturae de anno 1717", epoca in cui la signora era ancora signorina.

Concludiamo ricordando che nel capitolo 63 dello [Statuto di Castua del 1585] troviamo il "locotenente" Giovanni Zanchi originario fiumano, mentre nei Libri del Cancelliere e notaio di Fiume Antonio de Reno de Mutina (1436-1461) compare il nome del castuano Quirino Spincich de Castua che ha acquistato a Fiume un vigneto. Questo stesso diventa cittadino fiumano nel giro di cinque anni e lo ritroviamo più tardi, evidentemente fattosi danarosi col vino, fra i giudici amministratori della città di San Vito!


Castua nel 1679 nella carta dello scienziato Johann Weichard von Valvasor.


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