venerdì 20 ottobre 2023

AUSTRIACI CONTRO ITALIANI: I FATTI DI INNSBRUCK

La lotta degli italiani del Trentino e della Venezia Giulia per ottenere l’apertura di un’università italiana a Trieste raggiunse il culmine nel 1904, durante i “Fatti di Innsbruck”.


Sin dal 1848 al Reichstag di Vienna, per bocca di Pietro Kandler, maggiore storico triestino del diciannovesimo secolo, il tema dell’apertura di un’università italiana a Trieste era argomento di discussione. Nel corso del tempo la legittima battaglia per l’università italiana divenne oltretutto questione di principio, in quanto tra le varie nazionalità componenti il multietnico impero asburgico, quella italiana si vide discriminata a fronte delle aperture dell’università croata a Zagabria (1873), dell’università ceca a Praga (1882) e della presenza dell’antica università polacca a Cracovia e di quella più recente a Leopoli. Le cattedre italiane parallele, pure presenti in alcuni casi, non soddisfacevano la crescente esigenza della comunità italiana di una propria università in lingua. La sempre più massiccia presenza di italiani nelle università di Innsbruck, Graz e Vienna venne costantemente sottolineata dagli studenti per richiedere nuovamente l’apertura di un’università a Trieste (sintetizzata nel famoso motto “Trieste o nulla!”) o, perlomeno, una suddivisione linguistica della facoltà della città austriaca, vista come tappa verso il traguardo dell’ateneo nella città giuliana.

Il governo austriaco, temendo che un’università italiana in terra austriaca potesse diventare un focolaio di irredentismo, si ostinò a negare questa concessione. All’inizio del ventesimo secolo, gli studenti italiani decisero di iscriversi in massa all’università di Innsbruck per sovraffollare i corsi paralleli sperando, in questo modo, di giungere alla concessione dell’utraquizzazione dell’ateneo, ossia la sua divisione in un’università tedesca ed in una italiana, ricalcando le mosse che avevano portato all’istituzione dell’università a Praga.

Tentando di porre un freno ai perenni scontri tra studenti italiani ed austriaci, il governo decise di agire. Il 27 Settembre 1904 il Ministro dell’Istruzione austriaco concesse l’apertura di una facoltà provvisoria di diritto e scienze politiche, in lingua italiana, nella stessa Innsbruck. All’inaugurazione della sede, un edificio di Wilten nei pressi della città, prevista per il 3 Novembre, presero parte molti studenti italiani provenienti anche da Graz e Vienna, per celebrare questo importante traguardo.

I festeggiamenti proseguirono con una serata conviviale in una vicina locanda in Herzog-Friedrichstrasse, denominata “Croce Bianca”, alla quale erano presenti sia Alcide De Gasperi, giunto ad Innsbruck con un gruppo di studenti di Vienna per rappresentare gli studenti cattolici del Trentino, sia il giovane dott. Cesare Battisti, già fondatore della Società Studenti Trentini, di marca socialista, e capo dei socialisti italiani del Trentino.

Quella stessa sera, un servizio d’informazione organizzato dai nazionalisti tedeschi convocò davanti la suddetta locanda una dimostrazione di “auto-difesa”. All’uscita della locanda, gli studenti italiani vennero fronteggiati dai dimostranti tedeschi, agevolati dalla palese passività della polizia asburgica.

Nel caos che investì la via, i cronisti dell’epoca parlarono di un’esclamazione ingiuriosa pronunciata da un italiano, di spari, feriti e della violenta respinta, da parte della polizia improvvisamente riattivatasi, degli studenti italiani all’interno della locanda assediata. La situazione richiese l’intervento dei Kaiserjäger e della fanteria che, con le baionette inastate, sgomberarono la Friedrichstrasse, provocando la morte del pittore ladino Pezzey, deceduto per un colpo di baionetta.

137 italiani, tra cui anche Battisti e De Gasperi, vennero arrestati e tradotti in prigione.

Nei due giorni seguenti, 4 e 5 novembre, gli austriaci attuarono un’autentica persecuzione anti-italiana. L’edificio della facoltà italiana a Wilten fu demolito, i negozi italiani assaliti, gli italiani pestati in massa. I membri italiani del governo regionale del Tirolo vennero addirittura scortati alla ferrovia e costretti a lasciare Innsbruck, capoluogo regionale, per sfuggire al pogrom scatenato dai nazionalisti tedeschi.

Il 7 Novembre, il senato di Innsbruck dichiarò all’unanimità: “che l’esistenza della facoltà italiana comprometterebbe continuamente l’università”. Il 9 novembre le lezioni italiane, che non si erano più svolte dal 3 Novembre, furono ufficialmente “annullate”. Il 17 Novembre il presidente del consiglio Koerber comunicò che la facoltà italiana aveva “cessato di esistere da sé”. Un’affermazione curiosa, considerata la costante campagna anti-italiana orchestrata dagli austriaci con inviti al boicottaggio degli esercizi commerciali italiani, a non affittare stanze a studenti italiani a Innsbruck, la diffusione di volantini incitanti all’auto-difesa contro “l’italianizzazione di Innsbruck”, fino alle minacce delle “Innsbrucker Nachtrichten” proprio del 3 Novembre per regolare i conti con gli italiani.


I Fatti di Innsbruck costituirono un passaggio importante verso la creazione di un crescente sentimento irredentista negli studenti e nelle comunità italiane sottoposte al dominio asburgico, ma anche in diversi strati della società del Regno d’Italia.

Gran parte degli italiani arrestati fu rilasciata dopo 22 giorni. Alcuni, tra cui Cesare Battisti, poterono uscire di prigione solamente a Dicembre.



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