martedì 4 giugno 2024

Matteo Barbabianca


Matteo Barbabianca (Capodistria, 1532 – Pola, 3 novembre 1582) è stato un vescovo cattolico italiano.

Nato a Capodistria da una nobile famiglia locale, si laureò in utroque iure e divenne arcidiacono della sua città natale, prima che papa Paolo V lo nominasse vescovo di Pola il 28 aprile 1567. La sua principale funzione fu l'introduzione e l'accettazione nella diocesi dei nuovi decreti del Concilio di Trento, riformando i costumi del clero e rinnovando lo spirito religioso; per la loro corretta applicazione indisse un primo sinodo diocesano Albona nel 1576 e un secondo due anni dopo.

Della sua attività come vescovo vi rimane una fervida testimonianza da parte di Agostino Valier, vescovo di Verona, che nel 1580 fu visitatore apostolico presso la diocesi di Pola.

Il vescovo Barbabianca cercò inoltre di attuare la riforma tridentina anche con il combattere l'ignoranza del clero e con l'istituire degli incontri obbligatori, sul tipo di quelle attuati a Milano da Carlo Borromeo, dove erano spiegate le maggiori questioni di teologia dogmatica e morale. Inoltre, seguendo la proposta fatta il 14 gennaio 1580 dal visitatore apostolico Agostino Valier, fece istituire in breve tempo il seminario diocesano, che però sopravvisse pochi anni al suo fondatore e fu chiuso nel 1592.

La sua opera riformatrice fu prematuramente troncata dalla morte: colto dalla febbre mentre esercitava il suo ministero presso Pola, spirò il 3 novembre 1582.

Giuseppe Vidossi

Giuseppe Vidossi (Capodistria, 30 marzo 1878 – Torino, 5 giugno 1969) è stato un linguista e glottologo italiano.

Vidossi fu uno studioso di linguistica e di tradizioni e dialetti popolari. Laureato a Vienna in filologia romanza nel 1900, continuò gli studi a Firenze dove si diplomò all'Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento. Collaborò negli anni 1930 all'Atlante linguistico italiano e divenne dal 1939 condirettore dell'Archivio glottologico italiano. Insegnò dal 1941 filologia germanica all'Università di Torino, applicandosi in dialettologia, etimologia e geografia linguistica.

Fu, tra l'altro, socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, redattore della rivista "Il folklore italiano" e direttore del "Giornale storico della letteratura italiana".

Con Antonio Viscardi curò alcuni volumi dei Classici Ricciardi (Scritture e scrittori dei secoli VII-X; Scritture e scrittori del secolo XI; Scritture e scrittori del secolo XII).

Opere principali
Studi sul dialetto triestino, Trieste, 1901; a cura di Giovan Battista Pellegrini, Torino, 1962
Compendio di storia della letteratura italiana ad uso delle scuole medie, 1910, 1915
L'atlante demologico tedesco, Roma, 1936 (in "Lares")
Linguistica ed etnologia, Torino, 1939 (in Le razze e i popoli della terra, a cura di Renato Biasutti)
Lineamenti di linguistica spaziale, 1943 (con Matteo Giulio Bartoli)
La religione degli antichi Germani, Torino, 1945
Introduzione allo studio delle tradizioni popolari tedesche, Torino, 1949
Saggi e scritti di folklore, prefazione di Paolo Toschi, Torino, 1960

Traduzioni
Johann Friedrich Herbart, Introduzione alla filosofia, 1908
Gottfried August Bürger, Le avventure del barone di Münchhausen, 1958

Bartolomeo delle Cisterne

Bartolomeo Costa Sbardilini, più noto come Bartolomeo delle Cisterne (Capodistria, 1400 circa – Trieste, 1480), è stato un architetto italiano specializzato in opere di ingegneria idraulica.

Progettò la ricostruzione del Duomo di Cividale del Friuli, che era stato distrutto dal terremoto del 1448, il battistero e il campanile del Duomo di Udine. Diresse i lavori di costruzione della Loggia del Lionello in Udine

Umberto Urbani

Umberto Urbani (Capodistria, 24 maggio 1888 – Trieste, 16 giugno 1967) è stato uno slavista e traduttore italiano.

Frate francescano, nel 1915, sotto l'Impero austro-ungarico, fu processato e condannato per il suo irredentismo italiano. Membro della Lega Nazionale e della Società Dante Alighieri, pubblicò diverse opere, tra cui una raccolta di liriche, Ninfe d'Italia, e numerose traduzioni dal serbocroato. È stato uno dei fondatori della slavistica in Italia.

Opere
Amaranti, Zara 1913.
Ninfe d'Italia, Trieste 1919.
Le grotte di Postumia, Trieste 1923.
Postumia romana, Trieste 1925.
La congiura principesca: Serini - Frangipani, Trieste 1961.

Traduzioni
Ivan Tavčar, Streghe e demoni. Cronaca di Visoko, Trieste 1929.
France Bevk, I fuochi di San Giovanni, Milano 1937.
Ivo Vojnović, La signora dal girasole, Roma 1925.
Jela Spiridonović Savić, Pergamente di frate Stratonico, Trieste 1927.
Ante Tresić Pavičić, Il teatro di Rino Alessi, Videm 1937.
Petar Petrović Njegoš, Serto della montagna, Trieste 1939.
Ivana Brlić-Mažuranić, Leggende croate, Firenze 1955.

Dizionari e manuali d'apprendimento
Scrittori jugoslavi I, Trieste 1927.
Scrittori jugoslavi II, Zara 1936.
Storia della letteratura serba, croata e slovena, Torino 1938.
Dizionario della lingua croata 1–2, Trieste 1944.
Parliamo croato, Milano e Firenze 1945.
Grammatica della lingua croata, 1945.
Piccolo mondo Sloveno – Mali slovenski svet, Lubiana 1941.

Vittorio Cocever

Vittorio Antonio Cocever (Capodistria, 1902 – Padova, 1971) è stato un pittore e ceramista italiano.

Nacque a Capodistria nel 1902, ultimo dei sette figli di Vittorio Cocever e Vittoria Tomasich. La sua fu una famiglia di ebanisti stipettai e intagliatori del legno. Studiò dal 1917 al 1920 presso la Scuola per Capi d'Arte nell'Istituto Industriale di Trieste, quindi frequentò l'Accademia di belle arti di Venezia sotto la guida del maestro Ettore Tito e concluse gli studi all'Accademia di belle arti di Roma nel 1924.

Ancora studente realizzò una mostra a Trieste in occasione della Fiera Campionaria ed è del 1923, sempre a Trieste, la prima mostra personale nonché la prima partecipazione al gruppo di Ca' Pesaro a Venezia. Espose a Ca' Pesaro fino al 1934 e nello stesso periodo prese parte a tutte le mostre sindacali di Trieste.

Per alcuni anni visse a Venezia con la moglie e frequentò artisti di quel tempo come Fioravante Seibezzi, Aldo Bergamini, e altri. Nel 1931 si stabilì a Capodistria.

Allestì personali a Capodistria, Trieste, Venezia, Padova, Milano e Roma. Nel 1930 espose a Praga, nel '31 a Budapest, Sofia e Vienna e ancora a Praga nel 1935. Nel 1934 partecipò a Roma alla Mostra internazionale d'Arte Sacra.

Svolse anche l'attività di insegnante di materie artistiche e storia dell'arte presso il Liceo Carlo Combi di Capodistria, la scuola di Avviamento Commerciale di Isola e l'Istituto tecnico femminile Scalcerle di Padova.

Antonio Maria Capodistria

Conte Antonio Maria Capodistria (Corfù, 1741 – Corfù, 1819) è stato un nobile, politico e diplomatico italiano.

Antonio Maria Capodistria nacque nella città di Corfù, il centro principale delle Isole Ionie (a quel tempo FACENTI parte della Repubblica di Venezia). I Capodistria erano iscritti nel Libro d'Oro della nobiltà corfiota fin dal 1679 in virtù di un ascendente che era stato nominato conte da Carlo Emanuele II di Savoia e derivavano il loro nome dall'omonima cittadina istriana, luogo da cui la famiglia, il cui cognome ORIGINARIO era Vittori, emigrò a Corfù già nel XIV secolo, ove in seguito mutarono il proprio nome in Capodistria e si convertirono alla religione ortodossa.

Dopo aver studiato diritto presso l'Università di Padova, nel 1760 divenne membro del Gran Consiglio dell'isola di Corfù.

Le sette isole dello Ionio (Corfù, Paxò, Itaca, Cefalonia, Santa Maura, Zante e Cerigo), appartenute per secoli alla Repubblica di Venezia, dopo il trattato di Campoformio furono cedute alla Francia repubblicana.

Nel 1800 le isole furono occupate dalla flotta russa e la nobiltà locale, con la protezione del governo inglese, inviò il conte Capodistria assieme a Nicola Gradenigo Sigùros prima a Costantinopoli e poi a San Pietroburgo per chiedere l'autonomia per le Isole Ionie. Fu presente anche a Costantinopoli alla firma del trattato che istituiva la Repubblica delle Sette Isole Unite.

Nel 1803 elaborò inoltre la costituzione del nuovo Stato, che rimase in vigore per la seconda occupazione francese (1807-1814) fino al 1815, alla nascita del protettorato britannico con il nome di Stati Uniti delle Isole Ionie.

I suoi figli, Giovanni Capodistria e Agostino Capodistria, furono i primi presidenti dello Stato moderno della Grecia.

Giovanni De Totto

Giovanni De Totto, detto Nino (Capodistria, 24 agosto 1914 – Roma, 23 marzo 1995), è stato uno scrittore, poeta e politico italiano.

Ancora all'università a Firenze, dove frequentava lettere, pubblicò con “La Nuova Italia” due volumi di poesie: “Voci nel tempo” e “Canti dell’Oasi” Fu Volontario nella guerra d'Etiopia nel 1936 come ufficiale di artiglieria.

Tenente degli arditi paracadutisti del 10º Reggimento arditi durante la seconda guerra mondiale. Il 12 febbraio 1943 un Savoia-Marchetti S.M.82, decollato dalla base di Decimomannu, paracadutò una pattuglia, con lui al comando, nei pressi del ponte di Beni Mansur, sulla linea ferroviaria Algeri-Sétif-Costantine. Gli 11 incursori, in tre notti di marcia, raggiunsero il ponte in ferro e nella notte del 16 ingaggiarono la guarnigione: mentre una parte degli arditi sosteneva un'azione a fuoco diversiva, il resto minava il ponte, facendolo saltare. De Totto, gravemente ferito, ordinò di essere abbandonato; catturato dai francesi, venne curato e quindi internato, rientrando in Italia a guerra finita. Ricevette la Medaglia d'argento al valor militare.

Tornato dalla prigionia insegnò lettere a Roma. Esule istriano, aderì nel 1947 al Movimento Sociale Italiano. De Totto fu nel 1955 eletto deputato alla Camera con il MSI. Nel 1958 non fu rieletto alla Camera Nel settembre 1958 fu nominato commissario straordinario della federazione provinciale triestina del MSI. Poi fu più volte consigliere comunale di Roma.

Opere

Romanzi
Case senza nome, 1981
Il sapore del cielo 1982
La vigna dalle cento uve 1983
Il comito della Leona, 1984

Poesie
Voci nel tempo, (1937)
Canti dell’Oasi (1938)
Laudi della Valle Santa (1985)
Il mistero di Poggio rupestre, (1997)
Profezie nella nebbia (1998)
Sinedrio nell’Eden (1999)
Una vita in versi (1999)

Saggi
Discorsi parlamentari
La Destra in Campidoglio.
Mussolini e la nostra porta orientale (2004)