giovedì 4 settembre 2025

I FEDELISSIMI SCHIAVONI - GLI ULTIMI DIFENSORI DI VENEZIA

1796 - La Serenissima, minacciata da Napoleone, chiama a raccolta le milizie Oltramarine. Convengono a Venezia 11.500 Schiavoni, al grido di "Viva San Marco! Viva il nostro Principe!".

6 luglio - Nelle vicinanze di Verona, un drappello di Schiavoni disperde un reparto di soldati napoleonici. Il generale Andrea Massena protesta. II Provveditore Nicolò Filippo Foscarini disarma gli Schiavoni di stanza a Verona. Per protesta, uno Schiavone va in giro con addosso il solo camiciotto. A chi, ironicamente, gli chiede se sentisse caldo, rispondeva: "No! ma finché Principe non darà mia arma, mi no voler so abito!".

Gli Schiavoni presidiano Vicenza, Padova, Poveglia. Al comando del dalmata Antonio de Galateo difendono il forte di Brondolo. Altri 4000 sono schierati fra Fusina, Marghera e Campalto.

1797 - Gli Schiavoni, al comando del tenente Mazarovich, respingono un tentativo dei francesi contro Salò.

17 aprile - "Le Pasque Veronesi". Con i cittadini combatte un reparto di Schiavoni ed i "soldati Oltramarini menano strage degli avversari". In soccorso di Verona giungono il generale Antonio Stratico ed il capitano Antonio Paravia, ambedue nativi di Zara, con altri Schiavoni.

20 aprile - Tre battelli da guerra francesi cercano di forzare il canale del Lido. II Provveditore Domenico Pizzamano ordina al Forte di S.Andrea due salve d'artiglieria "di volata" per fermarli: due invertono la rotta, il terzo "Le Liberateur d'Italie" procede. Da S. Nicolò si stacca allora la galeotta "Annetta Bella" al comando del conte Alvise Viscovich da Perasto. L'equipaggio interamente di perastini - abborda la nave nemica, la lotta è all'arma bianca, 5 i francesi uccisi tra i quali il Comandante Jean Baptiste Laugier, 37 i prigionieri. Pizzamano riceve un encomio dal Senato, ai bocchesi va un premio in denaro.

È l'ultimo scontro armato in difesa della Serenissima. E sono dalmati gli utlimi difensori di Venezia. Tre mesi più tardi nella lontana Perasto un altro Viscovich ribadirà "TI CON NU, NU CON TI".

6 maggio - Nella incertezza che pervade il Maggior Consiglio, Francesco Pesaro, Procuratore di San Marco, grida al Doge Ludovico Manin: "Tolè su el Corno e andé a Zara".

Nelle giornate dal 6 al 12 maggio, gli Schiavoni presidiano Venezia. Sono sui burchi pronti a sbarcare. Lungo la Riva vigilano 150 Bocchesi (cittadini delle Bocche di Cattaro) in armi.

12 maggio - El tremendo zorno del dodexe - Ultima seduta del Maggior Consiglio per deliberare sui 'Da mò di Massima' (decreti). Si procede in una indescrivibile confusione. Manca il numero legale. Una scarica di fucileria, saluto a Venezia di alcuni reparti Schiavoni che si stavano imbarcando, sconvolge i Patrizi. Al grido di "sia mandata la Parte" (votazione) le decisioni sono approvate.

In Piazza San Marco, Bocchesi e Schiavoni innalzano ancora una volta il Gonfalone della Serenissima.

CHI ERANO QUESTI SCHIAVONI?

Gli Schiavoni venivano ingaggiati da ufficiali detti capo-leva. Il contratto di arruolamento aveva la durata di sei anni. La statura minima per l'accettazione era di m. 1.62, e l'età dai 17 ai 40 anni.

Erano suddivisi in 11 reggimenti, contraddistinti dal nome del colonnello, o del centro di reclutamento più importante da cui provenivano gli effettivi.

Ogni reggimento era composto da nove compagnie, salvo quello di Signo. Ne aveva undici, per la maggior importanza del territorio di leva che comprendeva Signo, Spalato, Salona e Clissa.

Ogni reggimento era formato da 485 uomini, per cui ciascuna compagnia risultava di 54 soldati. In tempo di guerra il loro numero era raddoppiato.

Per la formazione degli ufficiali degli Schiavoni era stata istituita a Zara, sin dal 1740, una Accademia Militare.

LA DEPOSIZIONE DELLE INSEGNE DI SAN MARCO IN DALMAZIA

A ZARA

Il 1° luglio 1797, verso le ore 15, alla Cittadella ed in Piazza delle Erbe, vennero ammainate le insegne di San Marco.

I vessilli, raccolti da due capitani, e con la scorta di alcune compagnie in armi, furono portati in Piazza dei Signori, dov'erano schierate le Milizie Veneziane.

Le insegne, affidate al sergente generale Antonio Stratico, furono prese in consegna da due colonnelli, uno dalmata ed uno veneziano.

Da Piazza dei Signori, fra il tuonare delle artiglierie, lungo la Calle Larga, seguite dai reparti in armi e dal popolo tutto, vennero portate nella Cattedrale di Sant'Anastasia, e poste sull'Altar Maggiore.

Narra Lorenzo Licini, testimone oculare, che "nel terminare della funzione ascese sulla detta ara il sergente generale Antonio Stratico, che con lacrime baciò le indicate venete bandiere, il che fu eseguito da tutti gli Offiziali nazionali [dalmati] ed italiani, al numero di 160: ai quali seguì quantità di popolo dell'uno e dell'altro sesso; e talmente delle lacrime rimasero bagnati i vessilli, come se fossero stati immersi nell'acqua, quali si conservano nella sacrestia".

A PERASTO (Bocche di Cattaro)

2 mesi più tardi era il 22 agosto 1797, il conte Giuseppe Viscovich, capitano di Perasto, deponendo nella chiesa le insegne di San Marco, alla presenza di tutte le milizie e di tutto il popolo, pronunciò un discorso, considerato il più sentito addio alla Serenissima pronunciato in tutti i suoi domini:

In sto amaro momento, che lacera el nostr cor, in sto ultimo sfogo de amor, de fede al Veneto Serenissimo Dominio, al Gonfalon de la Serenissima Republica, ne sia de conforto, o cittadini, che la nostra condotta passata e de sti ultimi tempi, rende non solo più giusto sto atto fatal, ma virtuoso, ma doveroso par nu.

Savarà da nu i nostri fioi, e la storia del zorno farà saver a tutta l’Europa, che Perasto ha degnamente sostenudo fin a l’ultimo l’onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co sto atto solenne, e deponendolo bagnà del nostro universal amarissimo pianto.

Sfoghemose, cittadini sfoghemose pur, e in sti nostri ultimi sentimenti coi quali sigilemo la nostra gloriosa carriera corsa sotto al Serenissimo Veneto Governo, rivolgemose verso sta Insegna che lo rappresenta, e su de ela sfoghemo el nostro dolor.

Par trecentosettantasette anni le nostre sostanze, el nostro sangue, le nostre vite le xe stae sempre par Ti, o San Marco: e fedelissimi sempre se avemo reputà Ti con nu, nu con Ti; e sempre con Ti sul mar nu semo stai illustri e vittoriosi.

Nissun con Ti ne ha visto scampar, nissun con Ti ne ha visto vinti e spaurosi! E se i tempi presenti, infelicissimi per imprevidenza, par dissension, par arbitri illegali, par vizi offendenti la natura e el gius de le genti, non Te avesse tolto da l’Italia, par Ti in perpetuo sarave le nostre sostanze, el nostro sangue, la vita nostra e, piuttosto che vederTe vinto e desonorà dai toi, el coraggio nostro, la nostra fede se avarave sepelio sotto de Ti!

Ma za che altro no ne resta da far par Ti, el nostro cor sia l’onoratissima to tomba, e el più puro e el più grande to elogio le nostre lagreme!

Il conte Viscovich, deposte le insegne, s'inginocchiò davanti all'Altare, e rivolto al pronipote che gli era accanto, disse: "Inzenocite anca ti; Annibale, basile, e tiénile a mente per tutta la vita".

Così molti anni dopo, nel 1849, un conte Annibale Viscovich di Perasto prende viva parte alla difesa di Venezia contro gli austriaci, presidia il ponte di Terraferma, comanda il brigantino "Bravo" e poi la corvetta "La Veloce". Buon sangue non mente.

FEDELTÀ A VENEZIA - 156 NO ALLA FRANCIA

Elenco "degli Ufficiali esistenti in Zara che non prestarono giuramento di fedeltà alla nazione, essendone stati formalmente ricercati".

Nel 1797, dopo la caduta della Serenissima e l'avvento a Venezia dei francesi, molti Dalmati in armi in un primo momento non risposero all'appello di Napoleone che chiedeva loro l'adesione alla nuova "nazione". La "nazione" era la Francia di Napoleone che, in guerra con l'Austria, aveva occupato Venezia dopo gli sconvolgimenti politici prodotti in Europa dalla rivoluzione francese. In Istria e Dalmazia non solo i militari, ma anche magistrati e nobili si rifiutarono di riconoscere il nuovo governo francese:

Alberti Gio. Stefano 

Aldeman Pietro

Alerich Zorzi Girolamo

Allacevich Pietro

Almerigotti Antonio Maria

Anton (d') Aurelio j.

Balbi Gio.

Barbarich Marco

Barbarich Claudio

Barbarich Girolamo

Barbarich conte Niccolò

Battaglini Luigi

Battaglioni Giovanni

Becich Niccolò

Begna Andrea

Bellafusa Marcantonio

Bellafusa Pietro

Bembo Giorgio

Benvenuti Gio. Antonio

Benvenuti Vincenzo

Berengo Antonio

Bezzi Giacomo

Bezzi Giuseppe

Bianchi Angelo

Bianchi Giuseppe

Boghetich Niccolò

Bolis Girolamo

Bontempo Carlo Giuseppe

Bubich Marc Antonio

Buri Alfonso Pietro

Burovich Alessandro

Caldana Gio. Maria

Calegari Antonio

Califi Angelo Maria

Carrara Alessandro

Carrara Felice

Castelli Tommaso

Cernizza Andrea

Ciprico Alessandro

Coda Giovanni

Coda Vincenzo

Conti Caterin

Contieri Francesco

Contuzzi Gio. Battista

Corner Pietro

Costa Gio. Battista

Costacchi Andrea

Costacchi Pietro

Cottini Francesco

Cristianopolo Paolo Vincenzo

Cuccola Luigi

Dabovich Andrea

Dalzio Girolamo

Dandria Marin

Davila Enrico

Doda Marcancantonio

Facco Francesco

Facco Kadal

Fantina Pasqual

Ferro Antonio

Filaretto Zuanne

Fontana Giustin

Fregonere Vetor

Gera Alvise

Ghisi Vettor

Gialinà Emanuel

Gialinà Pietro

Giuppani Gio. Antonio

Giuppani Giacomo

Gocolin Spiridione

Grilli Michiel

Gregorj Brùnoro

Grubsich Pietro

Gualdo Niccolò

Guidi conte Francesco

Guidi Pietro

Guidi Vincenzo

Legarde (de) Stefano

Leoni Stefano

Locateli Antonio

Locateli Pietro

Lodoli Girolamo

Lugo Giovanni

Lupi Giacomo

Lupi Giorgio

Magnanini Gio. Battista

MainaZuanne

Malfatti Giacomo

Mantovani Giorgio

Marangoni Cesare

Marin Dandria Zuanne

Medin conte Gio. Alvise

Medin Lorenzo

Metrovich (Mestrovich) Mattio

Matutinovich Gio. Battista

Michieli Vitturi Vincenzo

Milloscuich Lorenzo

Mitrovich Antonio

Mitrovich Spiridion

Medi Giacomo 

Medin Francesco 

Medin Luca 

Mitrovich Zorzi 

Molin Pietro (de) 

Moretti Luigi 

Morisini Niccolò 

Nachich Gio. 

Niccolò Nardi 

Vincenzo Orsich 

Angelo Paganelli 

Cicavo don Grazio 

Paravia Zuanne 

Perugini Camillo 

Rinaldi Luigi 

Rivanelli Fabio 

Rizzi Paolo Emilio 

Rodolfi Aurelio 

Roglich Stefano

Petriccuich Zuanne

Pindemonte Alessandro

Porovaz Zorzi

Quareo Mattio

Rachich Michiel

Resich Gio. Battista

Rizzardi Gio Maria

Rosa Giacomo Antonio

Rosani Paolo

Scuttari Marcantonio

Sigiloretti Vincenzo

Solari Michiel

Solima Giuseppe Simon

Soranzo Lazzaro

Soranzo Silvestro

Sorari Giuseppe

Stipanovich Niccolò

Stratico conte Antonio

Taneschi Domenico

Tebaldi Andrea

Tebaldi Gio. Battista

Tironi Paolo

Tonnemir Pompeo

Uganin Luigi

Ulastò Zorzi

Valenti Gaetano

Valerio Iseppo

Vecchietti Giacomo

Vecchietti Pietro

Viscovich Agostin

Vitaleschi Giuseppe

Vucetich Zorzi

Vuchinvich Zuanne

Vucichievich Zuanne

Vuscovich Giacomo

Zanoni Andrea

Zapich Alberto

Zavoreo Francesco

Zavoreo Leoni

Zecch Missovich Francesco

Zola Alvise

Zullati Niccolò

Fonte: dalmatitaliani.org

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