(Scritto da Gino Antoni, tratto da “The Journal of American History”, Vol. 13, N. 1, 1919.)
L'Onorevole Gino Antoni è nato a Fiume e negli ultimi vent'anni ha avuto un solo scopo nella vita: aiutare i suoi connazionali italiani a riportare la loro città alla madrepatria. Nel 1914 e l'anno successivo un buon numero di fiumani impetuosi e audaci, con la lealtà nel cuore e la gloriosa visione dell'unione con l'Italia davanti alle loro menti, affrontarono i pericoli di varcare le frontiere, per la gioia di combattere al fianco degli italiani. Sull'Isonzo e sulle Alpi combatterono e morirono, felici di una morte che li trovò finalmente sulla loro terra. Il sentimento vulcanico si esprimeva non solo sui campi di battaglia, ma anche tra i civili fiumani che erano riusciti a sfuggire alla tirannia magiara e tra i loro concittadini che si trovavano in Italia prima dello scoppio della guerra. Per essere pronti all'ora tanto pregata formarono un Comitato nazionale per Fiume e il Quarnaro. La coppa per la quale avevano coraggiosamente vissuto ed erano coraggiosamente morti era proprio alle loro labbra, ma si rivelò piena delle acque di Tantalo. Ma l’amarezza della delusione non fece altro che stuzzicare la loro determinazione, lasciando il loro spirito intatto e imperterrito. Il dottor Antoni parla per sé e per i suoi concittadini.
– Gli autori.
FIUME
Del Dottor Gino Antoni
Vicesindaco di Fiume e Membro del Consiglio Nazionale della Città
Da vent'anni io e i miei concittadini ci battiamo per la causa del riscatto di Fiume. Durante la guerra fui tra i processati per irredentismo implacabile. Il modo in cui sono scampato alla forca non fa altro che aggiungerne un altro alla lista dei miracoli inspiegabili. Ora sono venuto in America per far sentire la vera voce della mia città e per far capire chiaramente nella mia veste ufficiale che Fiume desidera ardentemente essere unita all'Italia. Fiume è italiana per il sangue che le scorre nelle vene, per le parole della sua bocca e per l'ardente desiderio del suo cuore!
Fiume si è sempre battuta contro l'oppressione straniera. Faceva parte dell'Ungheria, ma come “corpo separato”. L'Ungheria era composta da tre stati: Ungheria vera e propria, Croazia e Fiume. La vittoria dell'esercito italiano spezzò questa unione e Fiume riacquistò la sua indipendenza. Il 30 ottobre 1918, quattro giorni prima che l'Austria firmasse l'armistizio, Fiume dichiarò all'unanimità la sua unione all'Italia, ripetendo così la propria storia. Infatti nel 1779 si oppose alla proposta di annessione alla Croazia e nel 1868 ottenne il riconoscimento della sua peculiare posizione di città libera e indipendente, unita temporaneamente all'Ungheria, ma stato a sé stante.
Per quanto riguarda la sua autodeterminazione conta sul simpatico incoraggiamento dell'America. A Fiume tutti i Sindaci, tutti i Deputati, i Membri del Consiglio Comunale, della Camera di Commercio e dei Tribunali, sono sempre stati italiani. Stando così le cose, essi si credono liberi di disporre del proprio destino e chi può negare loro il diritto di unirsi alla loro Patria?
Si sente dire che se Fiume sarà unita all'Italia, le popolazioni dell'interno non avranno sbocco al mare. Questo non è vero. La Jugoslavia dispone di ottimi porti naturali tra Buccari e Carlopago. Non è affatto necessario sacrificare il carattere puramente italiano di Fiume per dare uno sbocco all'interno. È interessante ricordare che prima della guerra il commercio della Croazia a Fiume rappresentava solo il 7% della produzione commerciale totale, il resto del traffico spettava all'Ungheria. Non siamo nemici degli jugoslavi, a meno che non invadano il nostro territorio. Vicino a Fiume hanno la bella città di Sussak che potranno facilmente e naturalmente svilupparsi ed ampliarsi. Se ognuno di noi può vivere entro i propri confini, la pace e l’amicizia seguiranno naturalmente.
Il sindaco, il presidente del Consiglio nazionale e il deputato di Fiume al Parlamento ungherese sono stati ricevuti a Parigi dal presidente Wilson, al quale è stata spiegata chiaramente la situazione e dimostrata la fondatezza delle nostre aspirazioni nazionali. Il presidente Wilson ed i delegati americani si dichiararono profondamente impressionati dal loro significato: si riferì addirittura trionfalmente che il silenzioso colonnello House alzò la voce in loro favore.
Fiume ha una popolazione di 35.000 italiani nativi. Questa popolazione governa la propria città e la volontà dei cittadini fiumani deve essere presa seriamente in considerazione. Vogliamo essere italiani e l’Italia vuole che siamo italiani. Siamo come fratelli finalmente riuniti dopo secoli di sofferenze e di lotte.
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