Figlio di Giuseppe Vergottini (1760 – 1833) e Bianca Maria Stae, si laureò in giurisprudenza all’Università di Padova nel 1818. Negli studi e nella professione seguì quindi le orme dei suoi avi nel campo del diritto, iniziando la sua carriera come avvocato a Venezia. Pochi anni dopo, nel 1822, il governo austriaco lo nominò funzionario del fisco a Pinguente, per poi trasferirsi a Trieste e infine a Venezia.
Come affermato da Giovanni Quarantotti in La Venezia Giulia e la Dalmazia nella rivoluzione nazionale del 1848-1849, Nicolò ai suoi tempi era stimato per la sua "cultura giuridica, rettitudine e patriottismo". Quegli anni a Venezia furono segnati dall'insurrezione guidata da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, con la conseguente formazione del governo provvisorio. Il riconoscimento dell'impegno patriottico di Nicolò si tradusse dunque nella sua nomina da parte di Manin stesso come Prefetto dell’ordine pubblico, ruolo oggi assimilabile a ministero dell’interno o di polizia. Anche in questo caso Nicolò Vergottini seguì l’attivismo e orientamento politico del padre Giuseppe, il quale si era schierato contro il governo austriaco, insieme a Ludovico Manin, negli anni precedenti la fine della Repubblica di Venezia. Documenti dell’epoca attestano, inoltre, che Nicolò cedette alla Repubblica di San Marco tutte le sue disponibilità finanziarie, sottoscrivendo un prestito pubblico mai rimborsato in combinazione con versamenti in argento e contanti al governo insurrezionale.
Stremata dal colera, nell’agosto 1849 Venezia si arrese agli asburgici. Nicolò Vergottini venne escluso dall’amnistia generale concessa dagli austriaci ai rivoltosi: egli, infatti, era stato incluso tra i condannati all’esilio nel bando del generale Gorzkowski insieme a Manin e Tommaseo. Con la moglie Teresa, Nicolò andò quindi in esilio a Torino, da dove inviò molteplici istanze al governo austriaco nel tentativo di rientrare a Venezia. Anche il fratello di Nicolò – Giuseppe – cercò di contribuire alla sua causa recandosi personalmente dalle autorità austriache a Graz e Vienna, ma invano. A inizio 1851, dopo quasi 18 mesi di esilio, l’ambasciata Austriaca permise a Nicolò di tornare a Venezia dove rimase fino alla morte, senza però poter riprendere l’ufficio pubblico e l’attività di avvocato.
Passò dunque i suoi ultimi anni di vita dedicandosi agli studi giuridici. Venne infatti associato all’Ateneo Veneto nel 1853 e pubblicò una serie di articoli su riviste giuridiche, una Analisi del Concordato austriaco del 18 agosto 1855, un Commento al "Trattato sulle servitù prediali" di Bartolomeo Cipolla, e un Commento al trattato degli Statuti imperiali del 1855. Per sua volontà, alla sua morte queste e altre opere facenti parte della sua biblioteca personale vennero donate al Comune di Parenzo, arricchendone la biblioteca cittadina.
Tomaso de Vergottini (Parenzo, 30 dicembre 1933 – Montevideo, maggio 2008) è stato un diplomatico italiano.
Nato il 30 dicembre del 1933 a Parenzo, nell'allora Istria italiana, figlio del podestà Antonio, lasciò Parenzo nell'ottobre 1943 con la madre Paola e il fratello Pier Paolo in seguito all'uccisione del padre durante il periodo delle foibe.
Concluse gli studi prima a Udine e poi a Roma, sotto la tutela di suo zio Mario, laureandosi in giurisprudenza nel 1957 e cominciando la carriera diplomatica nel 1962. Lavorò nei consolati di Innsbruck (1964), Norimberga (1966), Tel Aviv (1968) e dal 30 dicembre del 1973 resse l'ambasciata di Santiago del Cile. Resse anche le sedi di Santiago del Cile (1973-1983), Montevideo (1984-1988), e Santo Domingo (1992-1996). Giunto in Cile dopo il golpe di Augusto Pinochet, insieme al funzionario della Farnesina Emilio Barbarani, continuò l'opera di salvataggio dei rifugiati in ambasciata avviata dal suo predecessore, l'Incaricato d'Affari a.i. Piero De Masi, che aveva lasciato Santiago il 26 gennaio 1974. De Vergottini rimase in Cile fino al 21 febbraio del 1984.
In seguito divenne ambasciatore a Montevideo in Uruguay e rimase nello stato sudamericano fino al 1988 per passare a Santo Domingo nella Repubblica Dominicana, dove concluse la carriera diplomatica. Tornò a Montevideo dove visse fino alla sua scomparsa nel 2008. Dopo la caduta di Pinochet è stato nominato nel 1990 Gran Croce dell'Ordine di Bernardo O'Higgins, la più alta onorificenza cilena; venne anche nominato Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana e venne decorato con l'onorificenza dominicana dell'Ordine al merito di Duarte, Sanchez e Mella. Nel 1991 pubblicò in Cile il libro autobiografico sui primi anni da ambasciatore in Cile sotto Pinochet; il libro è stato tradotto in italiano nel 2000. Tomaso si dedicò agli studi di politica internazionale collaborando a riviste specializzate, trattando della politica italiana nell’Est Europa e dei paesi dell’America Latina. Particolarmente intensa la sua collaborazione al periodico La discussione, dove scrisse sotto pseudonimo di Giorgio Horvat.
Opere:
De Vergottini, Tomaso. Miguel Claro 1359. Recuerdos de un diplomatico italiano en Chile 1973-1975, Editorial Atena, Santiago, 1991, pp. 319.
De Vergottini, Tomaso. Cile: diario di un diplomatico (1973-1975), Koinè/Nuove Edizioni, Roma, 2000, pp. 255.
Mario de Vergottini (Parenzo, 7 novembre 1901 – Roma, 6 aprile 1971) è stato uno statistico italiano.
Svolse i suoi studi universitari a Torino. La sua carriera universitaria iniziò a Trieste, quindi proseguì a Catania (1942) e infine a Pisa (1956), dove fu il primo preside dell'allora nuova facoltà di Economia e Commercio. Prima di essere chiamato a Catania, passò un periodo a Roma come capo servizio presso l’Istituto Centrale di Statistica, svolgendo una significativa attività di ricerca.
Fu autore di oltre 200 pubblicazioni nei campi della statistica, della demografia, dell’economia. Di particolare importanza sono i suoi studi sullo sviluppo demografico, sulle migrazioni interne, sulla demografia italiana all’estero, e sulla fecondità della donna italiana.
Fu membro del Consiglio direttivo del REMP, del Consiglio superiore di statistica, dell’Unione internazionale per lo studio scientifico della popolazione e dell’Istituto internazionale di statistica. Fece parte, inoltre, della Società italiana di statistica, della Società italiana degli economisti, e della Società italiana di economia, demografia e statistica, di cui fu anche membro del Comitato di direzione.
Al termine della sua carriera pubblicò un esteso volume su Le statistiche finanziarie nel Trattato di scienza delle finanze diretto da Ernesto D’Albergo (Utet, 1968). Ricevette anch’egli la Medaglia d’oro dei benemeriti della scuola, della cultura, dell’arte.
Morì a Roma il 6 aprile 1971. Alla sua morte, la famiglia de Vergottini costituì un Fondo di 850 volumi scientifici donato all'Università di Pisa.
Qui alcune delle opere pubblicate da Mario de Vergottini.
M. de Vergottini, Le statistiche finanziarie. UTET, 1968. ISBN 9788802020914.
M. de Vergottini, Medie, variabilita, rapporti. Torino, Edizioni Scientifiche Einaudi, 1957. BN: 1957 10189.
M. de Vergottini, Considerazioni sul calcolo del reddito nazionale dell'Italia nel 1952. Milano, Ed. L'industria, 1953.
M. de Vergottini, Il movimento naturale della popolazione nel suo aspetto qualitativo. Milano, A. Giuffré, 1934
Giovanni de Vergottini (Parenzo, 14 agosto 1900 – Bologna, 1973) è stato uno storico italiano.
Studiò al Liceo Ginnasio Dante di Trieste dove ottenne la maturità a pieni voti il 28 giugno 1918.
Dimostrò una particolare passione per gli studi storici, che sviluppò utilizzando la ricca disponibilità della biblioteca di famiglia. Unì questa vocazione con la bisecolare tradizione della famiglia nel settore della formazione giuridica. Terminò i suoi studi liceali sul finire del primo conflitto mondiale e col passaggio dei territori istriani all’Italia. Cambiando il programma originale che lo voleva a Graz, decise di iscriversi alla Facoltà di giurisprudenza di Roma (1918-1919), dove terminò gli studi con una tesi diretta dallo storico del diritto Francesco Brandileone sulla Costituzione politica dell’Istria nel medioevo. Si laureò con lode il 14 luglio 1923. Nel periodo universitario aderì al movimento nazionalista e all’impresa fiumana di D’Annunzio. Si arruolò il 21 settembre 1919 e congedò il 15 settembre 1920. Un documento del Comando Battaglione Volontari della Venezia Giulia, comandato da Ercole Miani, attesta “ininterrotto servizio militare dal 13 settembre 1919 al 13 aprile 1920 quale volontario nella Compagnia Mitraglieri “Egidio Grego” – Rilasciato a Fiume il 13 aprile 1920. Era iscritto al PNF, ma non risulta un suo particolare impegno nel partito. Con l’inizio del secondo conflitto mondiale tentò per due volte di andare volontario come ufficiale di complemento. Il Ministero della Marina rigettò la sua domanda il 7 marzo 1941 e quello dell’Aeronautica fece lo stesso il 19 agosto 1943.
Insegnò Storia del diritto italiano a Sassari come professore incaricato con nomina del 1º febbraio 1924. Conseguì quindi la libera docenza (16 novembre 1926). In seguito, ricoprì la cattedra a Cagliari (dal 29 dicembre 1926), Siena (dal 20 giugno 1927), Modena (dal 18 dicembre 1934), Pisa (dal 1º ottobre 1935) e infine Bologna (dal 18 gennaio 1949). Fu per tre mandati preside della facoltà di giurisprudenza bolognese (dall’anno accademico 1950-51 al 1960-61). Morì a Bologna il 27 agosto 1973.
I suoi numerosi studi riguardarono argomenti legati alla storia delle istituzioni in Istria e Friuli, ai rapporti fra impero e papato, alla legislazione di Federico II, all’Università di Bologna, alle innovazioni introdotte in Italia nel periodo rivoluzionario francese. Scrisse un corso di lezioni che abbracciava in generale l’intero campo della storia del diritto pubblico italiano.
Fu membro della Accademia dei Lincei, dell’Accademia delle scienze di Bologna, e di numerose altre, ricevendo inoltre la Medaglia d’oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte (1958). Fu in seguito Presidente onorario della Società istriana di archeologia e storia patria (1970) e Presidente della Deputazione di storia patria per le province di Romagna (1952).
Giovanni de Vergottini visse in prima persona la tragedia delle foibe: sia suo fratello Antonio, ex podestà di Parenzo, sia suo cugino Nicolò furono infatti uccisi nel 1943. Mentre sull'uccisione di Nicolò e il riconoscimento della sua salma non ci furono mai dubbi, Antonio non fu mai ritrovato. Giovanni si era recato in Istria quando si accentuarono le preoccupazioni in seguito al dissolversi dell’amministrazione militare e civile italiana in Venezia Giulia dopo l’8 settembre. Si presume che non abbia ricevuto nessuna informazione diretta fino a una lettera del 15 ottobre da parte della madre Rosa e del 16 ottobre da parte della cognata Paola, in cui esprimono le loro preoccupazioni dopo il sequestro. Un’ulteriore lettera di Paola è datata 23 ottobre, quindi scritta quando Giovanni non era ancora sul posto. Ma il 24 era sul luogo e si recava ad Albona, dove era stata scoperta la foiba in cui si presumeva fosse Antonio. Il 25 Giovanni scrisse alla moglie Luisa del presunto ritrovamento di Antonio e Nicolò.
In un primo tempo si era creduto che Antonio fosse fra gli assassinati della Foiba di Vines, la stessa in cui fu ritrovato il cugino Nicolò. Infatti, sarebbe stato riconosciuto da persona a lui nota e in tal senso, quando Giovanni si recò sul posto il 24 ottobre, firmò il verbale di riconoscimento. Tuttavia, in un secondo tempo la moglie di Antonio, Paola, ebbe dei dubbi ed escluse che il corpo identificato fosse quello del marito.
Sembrerebbe che Antonio la sera del 3 ottobre era finito sulla corriera diretta verso il Monte Maggiore e che fu poi trovata abbandonata e incendiata per far perdere le tracce del suo carico. È quindi probabile che sia finito a Semich e ucciso il 4 ottobre. I dati relativi alla corriera sono riportati in una lettera che Giovanni ha conservato, inviata da un certo Egidio Fonda di Capodistria al congiunto di altra vittima il 18 novembre 1943.
Opere:
Lineamenti storici della costituzione politica dell'Istria durante il medioevo, Roma 1924-25.
Origini e sviluppo storico della comitatinanza, Siena 1929.
Il "popolo" nella costituzione del comune di Modena sino alla metà del sec. XIII, Siena 1931.
Ricerche sulle origini del vicariato apostolico, Milano 1939.
Arti e popolo nella prima metà del sec. XIII, Milano 1943.
Lezioni di storia del diritto italiano. Il diritto pubblico italiano nei secoli XII-XV, Bologna 1950-51 3ª ed. Milano 1959-60.
Studi sulla legislazione di Federico II in Italia. Le leggi del 1220, Milano 1952.
La fine del dominio napoleonico in Istria, AMSI, XXVIII, 1926, ora in Scritti di storia del diritto italiano, III, Milano, 1977.
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