mercoledì 8 novembre 2023

Estratto dal libro "Trieste e Venezia Giulia 1943-1954"

”Trieste ha sempre simboleggiato per gli italiani, fin dai tempi dell’irredentismo che precedettero la guerra 1915 – 18, tutto il territorio, ad oriente dei nostri vecchi confini, comprendente le terre che dalla valle dell’Isonzo vanno fino alle cime di Monte Nevoso. 

Il grido di «Trieste! Trieste!», che il popolo italiano in questo ultimo cinquantennio ha avuto occasione di urlare da tutte le piazze della Penisola, ha sempre avuto il significato di una invocazione per un ritorno in seno alla comunità italica, oltre che della città di San Giusto, di Capodistria, di Parenzo, di Pola, di Fiume e, anche, di Zara, di Spalato e di Traù, Perché Trieste, Istria, Fiume e Dalmazia costituiscono un tutto inscindibile, un legame indissolubile, basati sulla secolare italianità della terra e della razza. Purtroppo quel blocco granitico costituitosi ad oriente del mare Adriatico, con i sacrifici e per la volontà delle generazioni che ci hanno preceduto, è stato spezzato: sulle rovine di una sconfitta dolorosa hanno giocato, ai nostri danni, lo sciovinismo dei nostri vicini – non certo amici – e la politica rinunciataria che ha guidato l’Italia nei primi anni del dopoguerra. Trieste è rimasta all’Italia, scarnificata, senza un metro di retroterra, e ogni giorno che passa rivela sempre più l’assurdità di un trattato che non può che essere definito mostruoso.“

cm. 30,5 x 21,5, pp. 658, copertina rigida, timbro di biblioteca estinta.

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