mercoledì 15 novembre 2023

L'Istria di San Marco (Baccio Ziliotto)

Il carattere dell'Istria fu sempre. si conservò e si conserva profondamente italiano. Il torpore della cultura italiana avanti il secolo XII, e il suo ridestarsi nei secoli venienti; il formarsi delle scuole ecclesiastiche prima, laiche dipoi, e l'organamento della vita di queste scuole; il diffondersi delle leggende che furono materia di canto e della poesia popolare profana e religiosa: il culto della poesia italiana nel Trecento e nel Quattrocento, l'ardore del primo movimento umanistico e la tenacia del suo durare: tutto ciò non esce di un passo dalla via maestra della letteratura generale d'Italia. D'infiltrazioni straniere neanche l'ombra: anzi se un contatto con altre genti ci fu, mutuarono qualche cosa da noi: Pier Paolo Vergerio è forse il primo umanista italiano che muoia in terra straniera, certo il primo che porti l'umanesimo in Ungheria; Pietro e Francesco Bonomo sono esempio di quegli Itali che le Corti e le Università tedesche si disputano.

«Questa nostra impronta così indelebile, anche nell'Istria, derivava non solo dall'essere noi Italiani, ma più ancora dalla coscienza di essere tali. Gli è che la lotta diuturna con gli Slavi invasori accampatisi sul confine delle nostre terre ed agognanti alla conquista, aveva fin dal primo assalto fatto scattare e via via affinato il sentimento nazionale. Già nel 1804 il contrasto è vivo ed acre nella coscienza degli Istriani ed è dimostrato con accenti dolorosi nel Placilo del Risano. Lo Slavo alle porte non concede a nessuno da quella volta ad oggi di minorare la propria nazionalità e il sentimento nazionale, vario col variare dei tempi e delle condizioni politiche, è sempre vigile negli scrittori nostri: si concreta da prima nella breve affermazione incalzante, dall' intonazione polemica o sentimentale; diventa fulcro di vasti problemi, ammonimento e presagio nel mirabile discorso di Gian Rinaldo Carli sulla patria degli Italiani (1765), si fa sovrano, sto per dire tirannico. nella letteratura dell'ultimo secolo».

L'ultimo quarto di secolo ha però recato profondi mutamenti, e nel parlare ora delle genti slave, dobbiamo tener conto di quanto abbiamo più volte affermato. E anzitutto aggiungiamo qualche altra notizia sui ripopolamenti avvenuti nell'Istria dopo i vuoti lasciati dalle stragi, dalle guerre, dalle pestilenze, dalle epidemie, per cui vennero modificate le condizioni etnologiche, linguistiche e civili della nostra Provincia. Dobbiamo ritenere che i primi Slavi introdotti all'epoca dei Franchi tornarono alle loro terre in seguito al Placito del Risano. Era stato questo infatti il principale lamento contro il duca Giovanni insuper Sclavos super terras nostras posuit. E ancora, dopo le grandi depredazioni e le stragi inflitte all'Istria - meridionale dai Saraceni, dai Narentani, dai Croati, molti di questi si stabilirono nella penisola, ma la dovettero in gran parte abbandonare.

Ciò che ha dato l'Istria all'Italia rimarrà indelebile poiché è scritto nella storia.

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