La Dalmazia, l'opera lirica italiana, l'irredentismo, il giornalismo.
Parliamo di un personaggio quasi totalmente dimenticato nella sua nativa Zara, ove vide la luce nel 1851: Arturo Colautti. La sua vita lo portò da Zara a Graz e Vienna per gli studi, poi tornò a Zara ma da lì a poco si trasferì a Fiume, da Fiume andò infine a Spalato e da qui fu costretto alla fuga, all'esilio in Italia, a causa delle sue prese di posizione fortemente irredentiste ed antiaustriache. Polemista impenitente, oratore fiammeggiante, amico di Carducci, Oriani e D'Annunzio, sostenne pure un duello per questioni politiche con Matteo Renato Imbriani. Scoppiata la Grande Guerra, fu da subito interventista. Morì il 9 novembre 1914, quasi sei mesi prima che l'Italia dichiarasse guerra all'Impero Austroungarico. Collaborò a diversi giornali italiani della Dalmazia e di Fiume: alcuni li diresse. Ricordiamo fra essi "Il Progresso", "La Leva", "La Bilancia" (giornale fiumano), "Il Dalmata", "La Rivista Dalmatica" (a Spalato) e "L'Avvenire" (sempre a Spalato). Perché ho parlato dell'opera lirica? Perché Colautti fu pure librettista. Fra le opere da lui scritte, ricordiamo l'Adriana Lecouver di Francesco Cilea, Fedora di Umberto Giordano e Doña Flor di Niccolò van Westerhout. Diverse cartoline vennero stampate in onore di Arturo Colautti. Questa in particolare è dell'editore Danesi di Roma, ed ha la particolarità di presentare nel tondo in basso a sinistra una veduta della casa natale di Colautti a Zara. Il nero dello sfondo indica che questa cartolina commemorativa - non datata e non viaggiata - venne probabilmente stampata a ridosso della morte di Colautti.
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