Alla fine del primo conflitto mondiale spicca la figura del deputato di Fiume presso il Parlamento ungherese: Andrea Ossoinack. Rivendicava per la città di Fiume, da lui rappresentata in quel consesso, il “Principio di nazionalità” noto anche come il “Principio di autodeterminazione dei popoli” di fatto la piattaforma comune su cui si erano costituite le democrazie europee.
Nel lontano 18 ottobre 1918, in veste di deputato di Fiume, rivendicandone l’italianità, al parlamento di Budapest affermò:
"Si vuole sacrificare Fiume alla Regno dei Serbi Croati e Sloveni. Di fronte a queste tendenze ritengo mio dovere di protestare qui, in questa eccelsa camera contro chiunque volesse dare Fiume in mano ai Croati! Perché Fiume non soltanto non fu mai croata ma anzi, al contrario, fu italiana nel passato e italiana deve rimanere anche in avvenire!”
Così concluse:
"Avendo l’Austria-Ungheria, nelle proposte di pace, fatti suoi dei principii del diritto di autodecisione dei popoli proclamato da Wilson, così Fiume rivendica quale CORPUS SEPARATUM questo medesimo diritto per sé e in conformità pretende in piena misura di esercitare senza nessuna limitazione il diritto di autodecisione dei popoli (protocolli del parlamento ungherese n° 3 e 4 del 18/19-10-1918)".
L on. Ossoinack commentando quel momento, a distanza di anni, confessò che era perfettamente cosciente che da solo osava sfidare l’orgoglio degli Ungheresi in pieno Parlamento, rischiando di finire ben presto impiccato.
Il 30 ottobre 1918, si costituì “Il Consiglio Nazionale Italiano” per reclamare l’annessione di Fiume all’Italia, in contrapposizione al “Consiglio Nazionale Croato” che ne chiedeva l’annessione al regno dei Serbi, Croati e Sloveni. La popolazione fiumana, prima fra le popolazioni sottoposte al dominio austro-ungarico, dopo la dichiarazione dell’on. Ossoinack sull’italianità di Fiume si ribellava, contribuendo in qualche misura, allo sgretolamento della già vacillante monarchia asburgica.
Alla fine della seconda guerra mondiale Andrea Ossoinack si appellò ai ministri della Repubblica Italiana, denunciando la politica rinunciataria di Degasperi (come lui sosteneva fosse il nome originario di De Gasperi) delle terre Giuliane e di tutto l’Adriatico, enumerando in vari capitoli, le questioni irrisolte a partire dalla situazione giuridica, i beni confiscati, i beni nazionalizzati, beni nella libera disponibilità, ruberie. A conclusione della denuncia Ossoinack mette in evidenza che a fronte della massa dei beni incamerati dalla Jugoslavia ritenuti indennizzabili in circa 130 miliardi in valuta del 1954, si era giunti ad un indennizzo globale ammontante a 45 miliardi in valuta corrente (novembre 1957).
Ossoinack continuò ad essere sempre vicino ed attento alle esigenze della “sua” popolazione Fiumana. Dopo aver lasciato la politica si dedicò all’attività di industriale, decise di trasferirsi a Venezia dove fu attivo tra gli esuli giuliani: punto di riferimento imprescindibile per tutti i suoi concittadini. In seguito si trasferì a Merano dove si spense nel 1965 all’età di 89 anni.
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