Uno dei maggiori umanisti spalatini di fama internazionale dei secoli XV e XVI che scrive in italiano, latino e anche nello slavo locale. Marco Marulo, che si firmava Marul (e non Marulic, come la mistificatrice Wikipedia che oggi lo vorrebbe "croato"), nasce a Spalato il 18 agosto 1450 in una nobile famiglia, la famiglia dei Maruli apparteneva alla più antica nobiltà spalatina (discendendo dalla famiglia dei Pezzini), che abita in uno dei palazzi di via Papali. Il padre Niccolò è uomo di larghe vedute, approfondito conoscitore del mondo classico, politico e dalmata insigne. La vita giovanile di Marco ha dato luogo a varie leggende e a due versioni della sua biografia: i suoi anni giovanili sono visti da una, come un goliarda ed apprezzato membro di un’allegra brigata di nobili spalatini che si pente e ripudia le esperienze passate per convertirsi ad un cristianesimo ascetico; nell’altra, lo si vuole schivo ed eremita fin dalla giovane età e per tutta la vita. Certo è che dalla maturità in poi è ricordato come vegetariano, uomo di poche parole, modesto e molto religioso, con amicizie prevalentemente epistolari. Marulo non vive nella casa paterna, che aveva abbandonato per ritirarsi al fine di trascorrere una vita appartata in una villetta divenuta la sua biblioteca, dove si dedica agli studi delle sacre scritture e della poesia, alternati alle pratiche penitenziali. Trascorre quasi tutta la vita a Spalato, dove è presente nell’attività municipale rivestendo incarichi di carattere giudiziario. Intorno al 1490 soggiorna per due anni nella Valle Sorda dell’isola di Solta ed in questa località scrive una parte delle sue opere. Minacciato dal pericolo di incursioni piratesche, lascia Solta e torna a Spalato, dove muore il 5 gennaio 1524, lasciando tutto il suo patrimonio ai poveri.
La maggior parte delle sue opere sono in lingua latina ed hanno carattere moralistico-religioso. Come già detto sopra, Marulo scrisse anche un poema nello slavo locale, Storia di Giuditta vedova santa, Venezia, 1521, per quanto grandissima parte della sua produzione sia in latino e italiano.
Le due opere in latino, il De institutione bene vivendi (Istruzioni per la retta vita, Venezia 1506) e l’Evangelistarum (Venezia, 1516), tradotte in più lingue e pubblicate più volte, gli hanno meritato gloria internazionale. Da notare che i temi biblici ai tempi di Marulo venivano usati anche per contrastare la rinascita del paganesimo.
La maggior parte delle opere di Marco Marulo è costituita da un corpus di forte stampo religioso.
Opere
De imitatione christi;
Quaestiones utriusque testamenti;
Vita D. Hieronymi, commentaria in incriptiones veterum in marmore incisas;
Psichiologia de ratione animae humanae;
De humilitate et gloria christi;
De vitio avaritiae divitiisque contemnendis,
Liberalitatisque virtute;
De viris illustribus veteris testamenti;
De ultimo judicio;
De Hercule a christianis superato;
Davidiados carmen;
Poematum (in sette libri);
Poesie latine inedite (pubblicate nel 1936 da Giuseppe Praga);
De pace Italiae carmen heroicum;
Regum Dalmatiae et Croatiae gestas (accolte da Giovanni Lucio nei “rerum Dalmaticarum scriptores”; in riferimento all'effimero regno croato dell'Alto Medioevo);
De institutione bene beateque vivendi per exempla sanctorum.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.