La storia di un esule Fiumano:
"Io sono nato a Fiume d’Italia, come volle ribattezzarla il Comandante, il 26-9- 1945. Mio padre il mese successivo venne arrestato e condannato al carcere “duro”(lavori forzati con regime di sottoalimentazione) perché considerato “nemico del popolo” (di professione faceva il barbiere…). Scontò la pena nel campo di concentramento presso la città di Maribor (Slovenia); ne uscì nel 1948 per intervento della Croce Rossa Internazionale. Aveva 35 anni, pesava 40 Kg e aveva perso per l’inedia quasi tutti i denti. Quando ci furono le opzioni se divenire cittadini jugoslavi o scegliere l’esilio non ebbe esitazioni e partimmo per Trieste. Ovviamente anche se possedevi qualche piccolo risparmio, ti veniva sequestrato al passaggio della frontiera. Iniziò così il periodo più oscuro del nostro esodo. Senza casa, beni, lavoro in una Trieste occupata militarmente dagli angloamericani e con gli slavi locali alleati del PCI che speravano che Trieste (Zona A) facesse la fine della Zona B (la parte dell’Istria occupata militarmente da Tito. Furono anni di miseria (l’Opera Postbellica passava ai profughi adulti 17lire al giorno pro-capite e per i bambini 10 lire; noi eravamo una famiglia di 2 adulti e due bambini, quindi il sussidio quotidiano era di ben 54 lire: il pane venduto a prezzo politico era di 88 lire al Kg… tutto ciò non per fare del vittimismo ma per fare un paragone con quanto spende negli ultimi anni il Governo italiano assistendo i “migranti” ma ci sorreggeva la speranza che Trieste fosse restituita all’Italia.
Trieste all’Italia
Ciò avvenne il 26-10-1954; era una giornata di Bora scura, le raffiche violente ci bersagliavano, la pioggia sferzava i nostri volti sui quali,però,era difficile discernerla dalle lacrime di gioia. Ero in Piazza dell’Unità insieme con la mia famiglia ma, quando la prima nave della Marina Militare Italiana attraccò sul Molo Audace la folla ondeggiò (c’erano oltre centomila persone) ed io ragazzino di nove anni mi trovai catapultato sull’orlo del molo. Non ebbi paura di finire in mare perché oggi, a distanza di 60 anni, posso dire che si stava vivendo un momento estatico. Ma ciò che non posso dimenticare di quel momento di misteriosa euforia collettiva fu che la folla salutò le Navi d’Italia cantando non l’Inno di Mameli ma l’Inno a Roma: era la Tergeste augustea della Decima Regio che ritrovava la Patria.
Quanto durò quell’entusiasmo? Non molto perché i governi democristiani servi dell’imperialismo USA fecero di tutto per diluire il nostro patriottismo iniziando la cosiddetta “politica delle porte aperte” verso la Jugoslavia dell’infoibatore Tito per arrivare, poi, al vile tradimento di Osimo.
E noi Esuli? In ringraziamento della nostra lealtà ci stampigliarono su tutti i documenti o atti pubblici il famigerato ”nato in Jugoslavia” che solo la Legge 15-2-1989 N.ro 54 ha abrogato! Voglio solo ricordare che nel censimento del 1941 la sola città di Fiume (la provincia era più estesa) contava 58.000 abitanti, nel 1950 ne erano esodati 48.000. Quale altra città d’Italia ha dato così concretamente testimonianza di amor di Patria?"
INNO FIUMANO
Ecco alfin dalla tua fronte
tolto il serto delle spine;
le sorelle tue latine
t'hanno detto: libertà.
Il vessillo tricolore
sul tuo stemma all'aer brilla;
dolce lacrima sfavilla
sul tuo ciglio e dice: amor.
Fiume bellissima,
Fiume italiana,
scotesti il ferreo
giogo stranier.
Or di fiori il crine avvolgi,
riconforta il petto ansante,
la tua storia dolorante
è tra quelle che già fur.
Grati gli occhi alla gran Madre
volgi e inchinati, o sorella:
Il diadema ha un'altra stella
che rispecchia il nostro mar.
Fiume bellissima,
Fiume italiana,
scotesti il ferreo
giogo stranier.
Baldo un riso di speranza
dal tuo lido or va sul mare,
che fraterno alfin t'appare
e ti chiama a nuovi onor.
All'Artefice sia gloria
del novello tuo destino,
al gentil sangue latino,
dei tenaci alla virtù,
Fiume bellissima,
Fiume italiana,
scotesti il ferreo
giogo stranier.
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