Da "Per la conoscenza della psiche italiana della Dalmazia" di Francesco Babudri - 1941.
L'istriano F. Babudri, recatosi in Dalmazia tra fine anni '30 e inizio anni '40, argomenta in vari modi l'italianità dei dalmati slavi. Pur parlanti un dialetto slavo - e sia chiaro, non la "lingua croata" - comunque influenzato molto dal veneziano, essi furono sempre lealissimi cittadini della Repubblica di Venezia, tanto che a loro fu intitolata la "Riva degli Schiavoni".
I dalmati slavi - alcuni dei quali (quelli non colonizzatori giunti a fine Ottocento o nel Novecento) hanno ancora oggi buoni ricordi del passato culturale italiano - parteciparono al Risorgimento sin dai Carbonari di Zara del 1808 e di Lissa del 1814, fino alla difesa di Venezia e della repubblica italiana di San Marco (che aspirava ad unificarsi all'Italia - fatto ben poco chiaro ai venetisti!) nel 1848. Diedero il loro sangue e furono legione, da Zara a Cattaro. Senza dimenticare, naturalmente, lo straziante pianto dei perastini al seppellimento del gonfalone di San Marco.
Quando lo scrittore si recò sulla piccola isola di Solta, un popolano gli disse: "Ma nu semo, sior mio, venezijani, anca se parlemo el nostro jergo. Nu semo sciavoni, de queli, Boga mi, che à lassiato el nome a la riva de la nostra Venezija. Boga mi!".
"Eppure - scrive l'autore - qualcuno arriccerà il naso incappando in una massa di cognomi uscenti nella desinenza patronomica slava -ich. Ma io gli dirò, che il suo sarebbe uno scandalo farisaico. Pensiamo ai Bianchini, ai Manzoni, agli Uccellini, dal suono italianissimo, e che invece in Dalmazia furono croati snazionalizzatori della più bella - ossia della più brutt'acqua. Ma sono una falange eroica davvero e magnifica i nomi in ich, che diedero tutto per la causa dell'Italia, dopo la caduta di Venezia. Nel 1849 alla difesa della Venezia di Manin e di Tommaseo trovò eroi dai nomi Antunovich, Zurcovich, Mircovich, Sudarovich, Gelich, Doimovich, Scarboncich, Rubinich, e mille altri, tutti italianissimi di Dalmazia; anche nel 1870, dopo l'anteriore gesta di Garibaldi, trovò combattere per l'ingrata Francia un capitano Radovich assieme all'Eroe dei due mondi. Quindi... adagio ai ma' passi!".
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