Giovanni Francesco De’ Gondola, letterato, scrittore e patrizio, nasce il 9 gennaio 1588 a Ragusa di Dalmazia. La famiglia lo affida fin da bambino a tre precettori. Studia poi nel Liceo di Ragusa ed ha per maestro Camillo Camilli (che ultimò la Gerusalemme liberata con ulteriori canti, contenenti nuove vicende di Tancredi ed Erminia e quelle di Rinaldo e Armida), da cui impara molto sulla tecnica della composizione epica. Trascorre tutta la vita a Ragusa e svolge funzioni di grande importanza: è senatore, cavaliere di conclave, doganiere specializzato per l’acquisto del vino, sopraintendente del magazzino delle armi e giudice penale. De’ Gondola esercita tutte le funzioni con la massima serietà. Spesso, però, risulta assente alle sedute del Consiglio e viene perciò frequentemente punito con sanzioni pecuniarie. Lascia molti documenti amministrativi in lingua italiana mentre le sue opere letterarie sono scritte in prevalenza in ciakavo.
D’indole contemplativa, introverso, non molto incline all’umorismo è profondamente religioso. Di dieci componimenti a soggetto mitologico, oggi ne restano solamente quattro. Gli altri sono stati distrutti dallo stesso autore in un impeto di rabbia. Nell’introduzione dei salmi penitenziali del re David, usciti a Roma nel 1621, De’ Gondola prende distanze da quanto aveva scritto in precedenza, promettendo che in futuro, da buon poeta cristiano, avrebbe tradotto la Gerusalemme liberata. Non ha mantenuto la promessa, ma la presenza del Tasso sarà più che fruttuosa nelle sue opere successive, tra le quali un poema mitologico a soggetto controriformista e barocco sul peccato, Le lacrime del figliuol prodigo, un melodramma pastorale allegorico e antiborghese, che costituisce il regalo nuziale alla moglie, mentre l’epopea storica Dubravka rimane incompiuta. Nell’Osmanide l’auspicio della disfatta turca viene attenuata dalla preoccupazione che la caduta dell’Impero ottomano comporti una grave minaccia all’indipendenza della repubblica. De’ Gondola muore a Ragusa nel dicembre del 1638, a cinquant’anni. È sepolto nella Chiesa dei francescani.
Opere
Arianna (traduzione dell’omonimo libretto di Ottavio Rinuccini, per il quale Monteverdi scrisse le musiche nel 1608, pubblicata ad Ancona per opera degli amici di De’ Gondola nel 1633).
Il ratto di Proserpina (inedita fino al 1843, quando è stampata a Ragusa).
Diana, Armida (melodrammi conservati).
Galatea, Tempio dell’Amore, Cerere, Cleopatra, Adone, Coralca di siro (persi).
Dubravka, Ragusa 1837.
Le lacrime del figliuol prodigo, Venezia 1622.
Sulla divina grandezza, Roma 1621 (poemetto).
In lode di Ferdinando II Granduca di Toscana, Ragusa 1828 (poemetto).
L’Osmanide, Ragusa 1826.
N.B Pur essendo la sua famiglia latina, come si evince anche dal cognome originale e che tuttora compare nei loro stemmi Gondola, sapeva anche lo slavo dato che all'epoca il popolino parlava più slavo che italiano in Ragusa, a seguito dell'inurbamento di slavi dall'entroterra e per tanto scrisse sia in Italiano che in ciacavo. È diventato famoso per i suoi testi in ciacavo che in italiano, dato che all'epoca nessun grande scrittore usava il croato standard, estraneo agli slavi di Dalmazia, mentre in ambito italiano aveva una nutrita concorrenza.
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