martedì 7 ottobre 2025

Glauco Cambon

Glauco Cambon (Trieste, 13 agosto 1875 – Biella, 7 marzo 1930) è stato un pittore italiano.


Nato a Trieste nel 1875, era figlio di Luigi Cambon (1838 - 1904), noto avvocato e deputato nel Parlamento di Vienna, e di Elisa Tagliapietra, che aveva uno dei frequentati salotti cittadini. Dopo aver iniziato gli studi classici nella sua città natale, si trasferì a Monaco di Baviera e si iscrisse nel 1892 alla locale Accademia e solo dopo pochi mesi di frequenza, nel gennaio 1893, ottenne la menzione d'onore nel concorso di composizione con il dipinto La Musica. Rimase a Monaco fino al 1895, per poi trasferirsi a Roma per completare gli studi dal 1900 al 1905. Partecipò alle Biennali di Venezia del 1897 e del 1907, prima con il pastello Ritratto di signora e poi con il Ritratto dell'artista Benussi.

Dopo il 1905, rientrato a Trieste, vi rimase fino allo scoppio della prima guerra mondiale; durante questo periodo si interessò anche alla cartellonistica pubblicitaria. Assiduo lettore di Gabriele D'Annunzio, rifiutò le proposte di Tommaso Marinetti che voleva introdurlo nel Futurismo, per rimanere fedele al proprio ideale passatista.

Riparato a Milano, si sposò con la pittrice Gilda Pansiotti e vi rimase stabilmente. Morì improvvisamente a Biella nel 1930, dove si era recato per l'esecuzione di un ritratto.

lunedì 6 ottobre 2025

Arduino Buri

Arduino Buri (Trieste, 26 giugno 1905 – ... 1981) è stato un militare e aviatore italiano, veterano della guerra d'Etiopia e della guerra di Spagna, considerato un asso della specialità aerosiluranti della Regia Aeronautica durante la seconda guerra mondiale, divenuto particolarmente noto per l'attacco contro la nave da battaglia britannica Nelson, che rimase gravemente danneggiata, durante l'operazione Halberd.

Nacque a Trieste all'interno di una famiglia di forti sentimenti italiani. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, suo padre varcò la frontiera per arruolarsi nell'esercito italiano, e per rappresaglia lui, che aveva nove anni, e sua madre vennero deportati dalla gendarmeria imperiale presso il campo di concentramento di Katzenau, nei pressi di Linz, dove rimasero fino a che non furono scambiati con altri prigionieri e poterono rientrare in Italia.

Dopo la fine della guerra ritornò a Trieste, e quando nel 1920 si costituirono le prime "Squadre Volontarie di Difesa Cittadina" ne entrò subito a far parte con il grado di capo manipolo. Tali squadre avevano lo scopo di difendere il territorio italiano che confinava con la Jugoslavia dalle mire jugoslave. All'età di diciassette anni, insieme a moltissimi reduci di guerra, partecipò alla Marcia su Roma.

L'anno successivo si arruolò nel Regio Esercito, frequentando la Scuola Allievi ufficiali di complemento di Pola, al termine della quale fu assegnato come sottotenente al corpo degli alpini. Appassionatosi al mondo dell'aviazione, dopo la riorganizzazione della Regia Aeronautica voluta da Italo Balbo nell'ottobre 1927 passò in servizio nell'aviazione, e conseguì il brevetto di pilota militare presso la Scuola di volo di Passignano nel giugno 1928, assegnato successivamente in servizio in una squadriglia di idrovolanti, volando sui Savoia-Marchetti S.59bis in voli di ricognizione diurni e notturni, soccorso aereo, e prove motori. Nel 1935, allo scoppio della guerra d'Etiopia, in forza all'Aviazione della Somalia volò sugli IMAM Ro.1 della 1ª Squadriglia Somala Ricognizione Terrestre, e poi sui Caproni Ca.101, eseguendo voli di bombardamento, ricognizione e copertura aerea alle truppe terrestri, e collaborando coi generali Ferruccio Ranza e Annibale Bergonzoli. Al termine del conflitto risultava decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare, e promosso tenente in servizio permanente effettivo (s.p.e.) nel settembre 1936.

Promosso capitano nel marzo 1937, con il nome di copertura di "Arduino Brazza" partì per combattere nella guerra di Spagna in forza all'Aviazione Legionaria come comandante della 289ª Squadriglia Bombardieri Veloci del XXIX Gruppo, equipaggiata con i Savoia-Marchetti S.79 Sparviero. Eseguì numerosi bombardamenti su città, vie di comunicazione, e ponti, venendo decorato con una Medaglia d'argento al valor militare e due Croci al merito di guerra.

Rientrato in Patria, dopo l'entrata in guerra si distinse subito il giorno 20 per una ricognizione fotografica eseguita con un S.79 della 259ª Squadriglia sul porto di Biserta, in Tunisia. Successivamente chiese, ed ottenne, il passaggio alla specialità aerosiluranti. In forza al 108º Gruppo del 36º Stormo, il 27 settembre 1941 partecipò all'operazione Halberd pilotando un bombardiere aerosilurante Savoia-Marchetti S.M.84, e colpendo con un siluro la prora la nave da battaglia Nelson che rimase danneggiata, tanto da dover rientrare in Gran Bretagna per le riparazioni che richiesero sei mesi. Il coraggioso attacco rimase impresso nella memoria del vicecomandante dell'unità, commodoro Patrick M. Archdale, che nel dopoguerra volle incontrarlo per stringergli la mano e congratularsi con lui. Con il suo S.M.84 il 15 novembre dello stesso anno affondò presso l'isola de La Galite il piroscafo britannico Empire Defender (8.600 tpl), che navigava isolato da Malta a Gibilterra. Promosso tenente colonnello per merito di guerra, dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana, entrando nelle file dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana. Qui operò insieme a Remo Cadringher nella ricostruzione della specialità aerosiluranti, venendo posto al comando dell'Ispettorato aerosiluranti presso lo Stato maggiore dell'ANR.

Al termine della guerra venne sottoposto a procedimento di epurazione, degradato da tenente colonnello ad aviere semplice senza i benefici della pensione, e allontanato dal servizio. Decise quindi di emigrare in Argentina, dove appena superata la Dogana, un ufficiale lo invitò a presentarsi all'Istituto Aerotecnico di Cordoba dove iniziò subito a lavorare come meccanico motorista, divenendo successivamente capo reparto, e poi fu trasferito alla Direzione Generale di Buenos Aires.

Nel 1954 ritornò in Italia a bordo del transatlantico Giulio Cesare, ma appena sbarcato a Genova fu oggetto di minacce da parte dei camalli del porto. Trovò la sua casa saccheggiata dapprima dai partigiani e poi dai tedeschi, rimase senza soldi, e soffrì la fame tanto da dovere chiedere ai frati dell'Opera Francescana di Milano un pasto caldo per lui e la sua famiglia. Cercò, ostinatamente, di rientrare in servizio o, almeno, che gli fosse riconosciuto il suo grado con diritto alla pensione, come era avvenuto per tanti altri militari aderenti alla RSI. Ottenuto il reintegro nel grado di colonnello, e il riconoscimento delle decorazioni ottenute prima dell'8 settembre 1943, nel 1967 chiese udienza all'allora Ministro della Difesa Giulio Andreotti, che gliela concesse. Durante il loro incontro Andreotti gli propose la riammissione in servizio per sei mesi, con il comando dell'Accademia aeronautica di Pozzuoli, al termine del quale sarebbe stato messo in congedo definitivo con il grado di generale di brigata aerea. Unica condizione necessaria era la firma di un semplice documento che recitava: «Rinnega il suo passato nella RSI». Quando vide quel documento raccolse le sue carte e disse «Onorevole mi chiamavo Buri quando sono entrato nel suo ufficio, mi chiamo ancora Buri e non rinnego il mio passato!», si alzò in piedi, salutò e uscì dalla porta. 

Lavorò come istruttore di volo presso l'Aeroclub di Bologna fino a sessanta anni, organizzando raduni aerei e svolgendo attività di divulgazione della storia degli aerosiluranti italiani.

Onorificenze

Medaglia d'argento al valor militare
«Comandante di gruppo aerosilurante, forte combattente ed animatore, riaffermando le sue brillanti doti di pilota e di comandante, trascinava in magnifica gara di ardimento i gregari, con superbo sprezzo del pericolo, superando il formidabile fuoco di sbarramento contraereo e navale ed i rabbiosi attacchi della caccia avversaria. Si scagliava contro la squadra inglese, armato del suo coraggio e della sua ferrea volontà di colpire gli obiettivi assegnati, riusciva col suo reparto ad affondare varie unità nemiche, danneggiandone gravemente altre, che erano costrette a ripiegare alle loro basi. Cielo del Mediterraneo centrale, 27 settembre 1941-XIX.»
— Regio Decreto 22 dicembre 1941.


Medaglia d'argento al valor militare
«Partecipava a numerose azioni di bombardamento su importanti obiettivi terrestri e navali, infliggendo gravi danni all'avversario e confermando in ogni contingenza elevate doti di combattente, pronto ad ogni cimento. Cielo del Mediterraneo Centrale, 11 giugno-20 agosto 1940.»
— Regio Decreto 9 gennaio 1941.


Medaglia d'argento al valor militare
«Volontario in missione di guerra per l'affermazione degli ideali fascisti, partecipava quale capo equipaggio a numerose azioni di bombardamento e ricognizione. Malgrado violenti scontri con la caccia nemica e intensa reazione antiaerea, portò sempre a termine i compiti affidatigli dimostrando eccellenti doti di combattente. Cielo di Lerida-Teruel-Saragozza, 8 febbraio-28 marzo 1938.»


Medaglia di bronzo al valor militare
«Comandante di sezione staccata ed avanzata, in perfetta collaborazione con le truppe operanti, partecipava a numerose azioni belliche, rivelando spiccate dori di comandante, organizzatore ed animatore. In bombardamenti e mitragliamenti eseguiti a volo rasente, durante violenti combattimenti, ha dimostrato coraggio, sereno sprezzo del pericolo, alto senso di responsabilità. Il 9 aprile, in volo di protezione di una nostra colonna, rendeva vano ogni tentativo di accerchiamento da parte abissina e permetteva ai nostri di compiere una importante missione. Il 19 maggio, durante aspro combattimento in cui una nostra colonna veniva fortemente impegnata, partecipava tempestivamente colla sua sezione alla lotta, apportando valido aiuto ai nostri. Con precisi bombardamenti eseguiti fino a sera tarda, infliggeva al nemico tali perdite da farlo desistere da ogni azione offensiva. Cielo di Uadarà, Mega Allata, 31 marzo-30 maggio 1936.»

 
Croce al merito di guerra (5 conferimenti)
— 1

Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
— 21 aprile 1939

Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale 1935-1936 (ruoli combattenti) 

Medaglia commemorativa della campagna di Spagna (1936-1939) 

Medaglia di benemerenza per i volontari della campagna di Spagna 

Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940-43 

Avanzamento per merito di guerra

Silvano Buffa

Silvano Buffa (Trieste, 15 maggio 1914 – Mali Spadarit, 10 marzo 1941) è stato un militare italiano, ufficiale del 7º Reggimento Alpini e insignito della medaglia d'oro al valor militare.

Figlio di Rodolfo e Anna Ognibeni, entrambi originari di Pieve Tesino in Trentino, nacque a Trieste il 15 maggio 1914. Frequentò dapprima il Liceo classico Francesco Petrarca di Trieste e in seguito proseguì gli studi presso la facoltà di giurisprudenza di Padova dove si laureò appena ventitreenne.

Fu comandante della 64ª Compagnia fucilieri "La Crodarola" del 7º Reggimento alpini e nel 1940 partecipò alla campagna italiana di Grecia sul fronte greco-albanese. Nel 1941 cadde durante la conquista del monte Mali Spadarit; per tale impresa impresa gli fu conferita la medaglia d'oro al valor militare.

Per moltissimi anni i genitori ignorarono dove si trovasse il corpo del loro figlio, nonostante le ricerche del padre, Rodolfo. Fu solamente nel 1986 che il fratello Mario seppe che i resti erano stati sepolti prima all'Ossario di Bari, dove riposano i Caduti d'Oltremare, e quindi trasferiti al Sacrario di Redipuglia.

Il 1º dicembre 2001 la salma fu finalmente portata a Pieve Tesino dove ora riposa nella tomba di famiglia.

Il Gruppo ANA di Pieve Tesino, nato nel 1960 è intitolato a Silvano Buffa.


Onorificenze

Medaglia d'oro al valor militare

«Durante l’attacco di una munitissima posizione nemica, essendo rimasto ferito il comandante di compagnia, assumeva arditamente il comando del reparto e dava costante prova di calma, fermezza, capacità ed indomito valore, riuscendo, col suo esempio trascinatore, a condurre i suoi uomini fin sulla vetta violentemente contrastata dall’avversario. Giunto valorosamente fra i primi sull’obbiettivo e colpito mortalmente, riusciva, dimentico del suo stato e con superbo esempio del più alto sentimento del dovere, ad impartire gli ordini per l’ulteriore proseguimento dell’azione. Nell’affidare poi ad altro ufficiale il comando della compagnia, ordinava al suo porta-ordini di comunicare al superiore comando che egli aveva assolto in pieno il proprio dovere ed era riuscito a raggiungere la difficile meta. Chiudeva la sua nobile esistenza al grido di « Viva l’Italia ». Mali Spadarit (Fronte greco), 10 marzo 1941

— Regio Decreto 29 novembre 1941.


Croce di guerra al valor militare

«Mentre guidava una pattuglia in una ardita e rischiosa missione veniva attaccato da forze superiori. Circondato e catturato, con perizia e astuzia riusciva ad evadere e rientrava al reparto recando utili notizie sul nemico. Ciafa Sirakut (fronte greco), 26 dicembre 1940


A Trieste gli è stata intitolata la scala che porta dal Parco della Rimembranza alla Cattedrale di San Giusto.

Giuseppe Bruni

Giuseppe Bruni (Trieste, 1827 – Trieste, 18 agosto 1877) è stato un architetto e ingegnere italiano, seguace dello storicismo.

Nato nel 1827 da Angelo Bruni e Teresa Coretti, dopo aver frequentato l'Accademia di belle arti di Venezia lavorò nel settore dell'edilizia marittima e civile nella sua città natale. Dal 1870 partecipò come architetto alla progettazione di vari edifici nell'allora Piazza Grande (Piazza Unità d'Italia) a Trieste. Nel 1872 fu incaricato dal sindaco di Trieste Massimiliano d'Angeli, di progettare il palazzo del municipio, che fu poi portato avanti dall'architetto Eugenio Geiringer. Morì nel 1877 all'età di 50 anni.

Opere:
Palazzo Modello, Trieste (1871–1872)
Grand Hotel Europa, Fiume (1872–1874)
Palazzo del Municipio, Trieste (1872–1875)

Palazzo del Municipio

Eugenio Boegan

Eugenio Boegan (Trieste, 2 ottobre 1875 – Trieste, 18 novembre 1939) è stato un esploratore e speleologo italiano.

Inizia già da ragazzo l'esplorazione delle grotte del Carso, assieme ad altri coetanei con i quali costituisce il Club Alpino dei Sette. Alcuni anni dopo il gruppo confluisce nella Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie, della quale nel 1904 Boegan viene eletto presidente, ed ove porrà le basi di quello che successivamente diverrà il Catasto delle Grotte.

Numerosi i suoi studi e le sue pubblicazioni sia sulle cavità che sull'idrologia carsica, tra le quali quelle su varie grotte del Carso, sulle sorgenti di Aurisina e sul fiume sotterraneo Timavo. La sua maggiore opera è però il libro Duemila grotte (sottotitolo Quarant'anni di esplorazioni nella Venezia Giulia), scritto assieme a Luigi Vittorio Bertarelli, all'epoca primo presidente del Touring Club Italiano, ed edito per la prima volta nel 1926 a cura dello stesso Touring Club Italiano. Il libro costituì un punto di riferimento nella speleologia moderna e rimane ancora oggi un esempio insuperato di monografia speleologica regionale.

La commissione grotte gli fu successivamente intitolata, ed oggi si chiama Commissione Grotte Eugenio Boegan.

Aldo Brandolin

Aldo Brandolin (Trieste, 1910 – Medesso Poljo, 22 gennaio 1942) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Nel 1929 conseguì il diploma presso il Liceo scientifico della sua città natale, e nello stesso anno fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino, uscendone con il grado di sottotenente di artiglieria il 1º settembre 1931. Dopo aver seguito il corso di applicazione d'arma nel 1933 fu destinato a prestare servizio presso il 23º Reggimento artiglieria da campagna, e promosso al grado di tenente il 10 gennaio 1938 partì per combattere nella guerra di Spagna partecipando alle operazioni belliche con il 2º Reggimento bersaglieri. Rimpatriato a causa di una malattia dopo due mesi, rientrò in servizio presso il 23º Reggimento artiglieria da campagna, fu trasferito in seguito al 152º Reggimento fanteria dove conseguì la promozione a capitano il 1 gennaio 1940. Al comando della batteria di accompagnamento del reggimento entrò in guerra sul fronte jugoslavo il 6 aprile 1941. Cadde in combattimento a Medesso Poljo (Bosnia) il 22 gennaio 1942, durante un'operazione di controguerriglia. Per onorarne il coraggio in questo frangente fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.


Medaglia d'oro al valor militare

«Comandante di batteria, assumeva volontariamente il comando di una colonna incaricata di snidare forti nuclei che infestavano la zona. Tra l’infuriare della tormenta impegnava l’agguerrito nemico tre volte superiore per numero e per armi in duro e cruento combattimento. Benché gravemente colpito al petto con l’esempio del suo eroico ardire continuava imperterrito a dirigere l’azione dissimulando la ferita per timore di affievolire lo slancio aggressivo delle sue truppe. Stremato di forze con serena fermezza montava a cavallo e persisteva risolutamente nell’arduo compito di comandante ordinando di sostenere con l’arma bianca l’impari lotta. Accortosi di una minaccia di accerchiamento con imperturbabile calma disponeva il ripiegamento trasportando tutti i feriti. Rientrava per ultimo alla base ove dopo aver incitato con indomita volontà il presidio alla resistenza e col pensiero rivolto ai caduti ed alla patria spirava da prode. Fulgido esempio di eroismo e di alte virtù militari. Medesso Poljo (Bosnia), 22 gennaio 1942».

— Decreto Luogotenenziale dell'8 febbraio 1945


La caserma della 2ª Batteria missili Raytheon MIM-23 Hawk del 5º Reggimento Artiglieria Contraerea a Terzo di Aquileia ha portato il suo nome.

Giovanni Domenico Bossi

Giovanni Domenico Bossi (Trieste, 28 luglio 1767 – Monaco di Baviera, 7 novembre 1853) è stato un pittore e miniaturista italiano.

Fu uno dei maggiori miniaturisti-ritrattisti del neoclassicismo. Le sue opere fanno parte della tradizione del miniaturismo veneziano su avorio. Esse rappresentano il rispettivo modello di un realismo, per quei tempi inusuale e privo di compromessi.

Bossi fu attivo tra il 1789 e il 1853 in numerose città europee quali Amsterdam, Parigi, Berlino, Amburgo, Monaco di Baviera, Vienna, Stoccolma e San Pietroburgo. Egli ottenne prestigiosi incarichi dalle famiglie signorili di allora di Prussia, Paesi Bassi, Meclemburgo-Schwerin, Svezia e Russia. Per questo divenne, nel corso della sua attività di successo, membro delle accademie di Belle Arti di Stoccolma (1798) e di Vienna (1818). Nel 1824 fu nominato pittore di corte dal re di Svezia, Carlo XIV. Si stabilì definitivamente a Monaco di Baviera verso il 1850, nella Theresien Straße, al numero 19. In Monaco fu nominato pittore di corte.