Certi revisionisti croati, nel loro continuo tentativo di negare la millenaria latinità e italianità della Dalmazia in generale, e di Ragusa in particolare, hanno sviluppato un nuovo argomento antistorico. L'La tesi è la seguente: dal X secolo il santo patrono della città ed ex repubblica di Ragusa è San Biagio, che dal 1272 compare anche sulla bandiera ragusana, ma in Italia gli italiani non venerano – e non hanno mai venerato – San Biagio, quindi Ragusa non può essere considerata storicamente italiana.
Ovviamente si tratta di un argomento molto frivolo e inconcludente, perché se gli italiani della penisola venerino o meno San Biagio non dimostrerebbe in modo definitivo l'italianità (o la presunta mancanza di essa) di Ragusa. Si tratta in ogno caso di un argomento molto scorretto e una argomentazione fallace, perché San Biagio è infatti uno dei santi più venerati in Italia.
Ogni anno il 3 febbraio si celebra in tutta Italia la Festa di San Biagio.
Il culto di San Biagio esisteva in Italia tra gli italiani ancor prima che esistesse tra gli slavi meridionali, e almeno una città in Italia invocò San Biagio come patrono più di due secoli prima che diventasse il patrono e il simbolo di Ragusa nel 948 d.C. circa.
Nell'anno 732 d.C una nave piena di profughi in fuga dalla persecuzione iconoclasta dell'imperatore bizantino Leone III Isaurico giunse nella città italiana di Maratea in Basilicata; lì i profughi portarono con sé le spoglie di San Biagio. Da quel momento San Biagio divenne il patrono della città e le sue reliquie si trovano ancora oggi nella Basilica di San Biagio a Maratea. Dopo l'arrivo delle sue reliquie il monte locale fu chiamato in suo onore Monte San Biagio. Nello stesso periodo, tuttavia, a metà dell'VIII secolo, non c'è traccia di un culto di San Biagio tra i croati o tra qualsiasi altro popolo slavo meridionale.
La leggenda di San Biagio si trova nella famosa opera del XIII secolo Legenda Aurea, scritta dal beato italiano Jacopo da Varazze, arcivescovo di Genova. Una vita del santo fu pubblicata anche nel 1637 dallo scrittore italiano Camillo Tutini.
Si possono trovare molte opere d'arte sacra italiane che raffigurano e onorano San Biagio, ad esempio il cinquecentesco Altare di San Biagio realizzato da Pandolfo Fancelli e rinvenuto nel Duomo di Pisa. Nella Chiesa di San Lorenzo a Brescia si trova il Reliquiario di San Biagio, riproduzione cinquecentesca del braccio di San Biagio.
La Chiesa di San Biagio, una delle chiese più importanti di Ragusa, fu costruita nel 1715 dallo scultore e architetto italiano Marino Gropelli. Nel Duomo di Ragusa, costruito da numerosi architetti italiani, è conservata una notevole statua di San Biagio, oltre a quelle che si ritiene siano la gamba e il teschio del santo.
In molti luoghi d'Italia, a San Biagio sono dedicati pani e altri tipi di cibo. In Sicilia questo pane è conosciuto come cannaruzzeddi di San Brasi. A Milano, dove anche è molto diffuso il culto di San Biagio, il pane è conosciuto come panettone di San Biagio. A Lanzara, in Campania, è tradizione popolare preparare un piatto conosciuto come polpetta di San Biagio. In provincia di Mantova, in Lombardia, la cucina locale comprende un dolce noto come torta di San Biagio.
In Sicilia il comune di Comiso onora San Biagio ogni anno con l'Inno a San Biagio.
Quasi due dozzine di chiese in Italia affermano di possedere e venerare le reliquie di San Biagio.
A San Biagio sono dedicate più di 50 chiese, cappelle e basiliche in Italia.
Più di 65 nomi italiani derivano dal nome latino del santo, compresi i cognomi Biagi, Biagioli, De Blasio, Di Biase e Di Biasi.
Quasi 30 comuni, località e paesini in Italia prendono il nome in onore di San Biagio, tra cui San Biagio della Cima (in Liguria), San Biagio di Callalta (in Veneto) e San Biagio Platani (in Sicilia).
Invocano San Biagio come patrono più di 130 località in Italia, oltre alle città di Napoli, Avellino e Aversa.
Si possono fornire molti altri esempi simili che dimostrano l'immensa popolarità e la lunga storia italiana del culto di San Biagio. Se la venerazione di San Biagio è da considerarsi una caratteristica o un segno di legami storici con la città e l’ex repubblica di Ragusa - come insistono alcuni croati - allora gli italiani soddisfano certamente questi criteri.
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