martedì 10 ottobre 2023

QUANT’ERA BELLA ZARA D'ITALIA PRIMA DELLA SUA DISTRUZIONE!


Da questa splendida immagine tutti possiamo realizzare quanto veramente bella fosse Zara prima della sua distruzione pianificata: un gioiello veneziano, un “sestiere serenissimo” con 72 calli e 15 campielli, ed alcuni monumenti magnifici come la Loggia Paravia, la Cattedrale di Sant’Anastasia, la chiesa di San Donato, la Porta di Terraferma che ancor oggi saluta chi vi entra con il suo leone di San Marco.


Pur senza essere un obiettivo militare, su richiesta di Tito e grazie probabilmente anche alle false informazioni da questo passate agli americani, fu infatti colpita dal 2 novembre 1943 al 31 ottobre 1944 da 54 bombardamenti "alleati”, che sganciarono sulla città oltre 520 tonnellate di bombe. I bombardamenti indussero i tedeschi ad abbandonare la città già nell’ottobre del 1944, ma provocarono anche la morte di 2.000 abitanti e l’abbandono della città, distrutta al 90%, da parte di circa il 75% della popolazione.


Quel 31 ottobre ’44 fu l’ultimo giorno di Zara italiana. Cessato il bombardamento, la città cadde in mano agli slavi. Tutto ciò che vi trovavano di italiano venne dato alle fiamme: mentre un enorme rogo in Piazza dei Signori distruggeva libri, carte, documenti e secoli di storia, i partigiani si accanivano con martelli e spranghe sui leoni di San Marco: le stesse scene accompagnarono la distruzione dei leoni a Spalato, Sebenico, Traù…


La sua marcia funebre di Zara fu cantata in quei giorni di sangue, con sinistro orgoglio, dal poeta croato Vladimir Nazor (cui oggi sono intitolate vie e strade) in un comizio tenuto il 27 marzo 1945 tra le rovine della città distrutta, annunciando la rifondazione di “una nuova Zara, completamente croata”: “Spazzeremo dal nostro territorio le pietre della torre nemica distrutta e le getteremo nel mare profondo dell’oblio. Al posto di Zara distrutta sorgerà una nuova Zadar, che sarà la nostra vedetta sull’Adriatico”.


In fondo al mare finirono anche tanti patrioti ed onesti cittadini, con una pietra legata al collo…


Così fu fatto.





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